14 must per una Fuller Domus Academy

La visione, le ambizioni e i progetti della rinnovata Domus Academy—del gruppo LIU—raccontati dal suo nuovo dean, Gianluigi Ricuperati, chiamato a traghettare la scuola di design milanese, e il suo spirito, nel XXI secolo.

Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 967, marzo 2013

Un manifesto per un nuovo inizio
Le scuole di design sono finite? Non lo sono: al contrario, sono a un nuovo inizio—ecco il punto di fusione tra estremismo e ottimismo. Molte scuole 'creative' non supereranno l'assalto dell'autoproduzione di conoscenza, clara consequentia della rivoluzione digitale: o, perlomeno, non lo supereranno quelle scuole 'creative' che consumano una dose di ambizione inferiore a ciò che si considera 'gigante'. La loro sola speranza risiede nell'offerta di esperienze trasformative, didattiche e umane: come restare chiusi dentro a una casa in cui, sugli scaffali, ci sono tutti i volumi pubblicati da Gallimard, o fare dieci viaggi aerei di diversa durata con persone che hanno dedicato la propria vita al motto "only connect". Come partecipare a un seminario nel quale si scopre veramente qualcosa. Ecco alcune visioni intorno alla direzione che una scuola di design, moda e architettura dovrebbe prendere—per sopravvivere, per prosperare, per inventare nuovi formati ed essere tecnicamente un istituto per la produzione di conoscenza pubblica. Domus Academy offre ai propri studenti già adesso un'esperienza importante e qualificata, ed è già adesso una scuola d'eccellenza globale, e non solo per via della sua storia straordinaria. Visto, però, che si può, e si deve, puntare in alto, ecco quattordici visioni per una scommessa ben calibrata.

1 Essere una Wunderkammer delle idee
Le camere delle meraviglie non sono un ricordo: vivono in luoghi della mente come l'immaginazione di certi autori, da Lawrence Weschler a Geoff Manaugh. In un mondo segnato da complessità vertiginose e da un senso di accessibilità che può indurre depressioni terribili, l'entusiasmo per la conoscenza deve essere un capitale che produce meraviglia. Produrre meraviglia è un gesto politico, in Italia e in Europa, non solo nel design.

2 Tappeti rossi per gli autodidatti
A cosa serve una scuola interamente frequentata da autodidatti? È la miglior scuola del mondo, come ha sostenuto Andrea Branzi in una conversazione con Angela Rui. Chi non sa imparare da solo, non sa imparare con gli altri, e non potrà insegnare a chi dovrebbe guidare il processo di apprendimento. E non c'è alcun piacere nel guidare un processo di apprendimento se non si arriva a conoscere nuove cose.

3 Un fuller
Il fuller era un componente delle armi. Una scuola deve aggredire il futuro prossimo, per poter restare conficcata da qualche parte nel futuro anteriore, nel tempo delle cose che sono andate come potevano andare, quello della necessità fatalistica: il tempo del progetto.
In apertura: Gianluigi Ricuperati, scrittore e curatore, è diventato dean di Domus Academy in febbraio; qui sopra: gli studenti di Domus Academy—che ha sede a Milano nel campus LIADE (Laureate Italian Art and Design Education) di via Darwin 20 dal 2011— sono per la stragrande maggioranza stranieri, con un’età media di 26 anni
In apertura: Gianluigi Ricuperati, scrittore e curatore, è diventato dean di Domus Academy in febbraio; qui sopra: gli studenti di Domus Academy—che ha sede a Milano nel campus LIADE (Laureate Italian Art and Design Education) di via Darwin 20 dal 2011— sono per la stragrande maggioranza stranieri, con un’età media di 26 anni
4 Buckminster Fuller
Trent'anni fa, il primo luglio del 1983, moriva Richard Buckminster Fuller, la mente che più di ogni altra ha sintetizzato in un'opera multiforme le qualità dell'architetto, dell'inventore, dell'umanista e dell'utopista. Il primo anno della nuova Domus Academy dovrebbe essere dedicato a questa figura esemplare e sommamente educativa, a partire dallo splendido saggio Becoming Bucky Fuller (2009), che racconta come un giovane architetto anche affamato di guadagni nell'America prima del 1929 diventa se stesso—attraverso tragedie personali, un anno di silenzio e isolamento e cambi di rotta. Non è così che funziona l'auto-educazione? Scrive Robert Frost: "Nel mezzo di un bosco ho incrociato due strade / e ho preso quella meno battuta".

5 Una Fuller Academy
Gli studenti, sempre di più, trovano gratis e online ciò che serve loro per informarsi e conoscere: il motivo per cui si iscrivono a scuole come questa non è (solo) per verificare e migliorare un bagaglio di nozioni e pratiche, ma per fare un'esperienza molto più schiet- tamente emotiva di quanto saremmo disposti ad ammettere. Per gli insegnanti di Domus Academy (e anche per gli studenti), Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes potrebbe rivelarsi assai più fecondo di certi gelidi testi in voga nei politecnici.

6 Inventare nuovi lavori
Nel presente-futuro, alla latitudine in cui ci troviamo, nell'immediato postumo della rivoluzione digitale e nel mezzo di una sorta di depressione strutturale—qui e ora, in altre parole—è necessario inventare e distribuire nuove professioni: nel sistema degli oggetti (per esempio, nel fornire cose piene di grazia, oltre che di funzionalità, alla sempre più crescente popolazione di anziani vitali e attivi); nel sistema di governo delle città; nel sistema di produzione e circolazione dei cibi. Non c'è altro progetto che valga la pena di intraprendere.

7 L'Atelier
Italo Rota ha più volte insistito su questo punto: chi insegna in una scuola simile può e deve offrire almeno un concetto, un'immagine o un manufatto che generino un ricircolo di apprendimento silenzioso, perché la presenza muta di esperienze accumulate sia un tesoro senza ombre: un debito senza debito.

8 L'Atelier dell'Errore
Una cosa che le scuole—di design o di business—non insegnano mai a sufficienza è "come imparare dai propri errori": una scuola che insegni a non commetterne, ma che nel contempo applichi un surplus di 'cura' a ciascun fallimento, anche il più piccolo. Seguire questo insormontabile principio costituirebbe forse la più fruttuosa esperienza tecnica ed esistenziale per uno studente. Rammendare, ricostruire, esaminare gli sbagli, con attenzione emotiva e rispetto, è precisamente ciò che un buon maestro dovrebbe fare.
Ricuperati con Caroline Corbetta, critica e curatrice d'arte, e Italo Rota, direttore scientifico del campus LIADE (NABA e Domus Academy)
Ricuperati con Caroline Corbetta, critica e curatrice d'arte, e Italo Rota, direttore scientifico del campus LIADE (NABA e Domus Academy)
9 Money Design / Social Design
Se una scuola come Domus Academy sarà capace di rigenerare i modi di affrontare il mercato del design e della moda, potrà migliorare la qualità dell'intero sistema. Lo stesso vale per la progettazione all'interno del mondo non profit e dell'intervento sociale.

10 Lo spazio progettato come genere letterario
Scrivere bene significa pensare bene. Di recente, Rem Koolhaas ha dichiarato di essere un dilettante dell'architettura, della sociologia, dell'antropologia, e che l'unica vita professionale che sente di avere è la scrittura. Insegnare ai futuri designer a scrivere non contribuirà direttamente alla qualità dei loro progetti: lo farà indirettamente, ma in un mondo nel quale le relazioni indirette sono assai più significative di quelle esplicite.

11 I codici della multidisciplinarietà
Come ogni scuola alta, Domus Academy non può prescindere dall'esistenza di una pulsazione teorica forte. Perché non costituire qui, nel luogo in cui Pierre Restany, Alessandro Mendini e Gianfranco Ferré tracciarono i loro percorsi complessi negli anni Ottanta, un locus di ricerca sui codici della multidisciplinarietà, su come le discipline realmente possono entrare in un dialogo efficace, non velleitario?

12 Extreme Weather Design
Nel XXI secolo si manifesteranno eventi meteorologici estremi con un ritmo inimmaginabile prima. È urgente lavorare con gli studenti a paesaggi, oggetti e vestiti adatti alla convivenza, in condizioni radicali.

14 Italian Design
Domus Academy è il Design Italiano, ed è per questo che studenti di tutto il mondo si iscrivono. Ma cos'è oggi il Design Italiano? Difficile e rischioso azzardare risposte in poche righe. Credo che, tra le altre cose, sia un formidabile distretto produttivo. Forse, se la scuola stringerà sempre più e sempre meglio i legami con quel distretto—con le aziende, con le competenze, con le persone—allora la risposta sarà più sfrontata e più semplice. Cos'è il Design Italiano? Domus Academy.
Gianluigi Ricuperati
Rammendare, ricostruire, esaminare gli sbagli, con attenzione emotiva e rispetto, è precisamente ciò che un buon maestro dovrebbe fare
Nel 2009, insieme a NABA, Domus Academy (fondata nel 1982) è entrata a far parte di LIU (Laureate International Universities), un network internazionale che comprende oltre 65 istituzioni
Nel 2009, insieme a NABA, Domus Academy (fondata nel 1982) è entrata a far parte di LIU (Laureate International Universities), un network internazionale che comprende oltre 65 istituzioni
Una Piccola Utopia
Immaginare il presente e il futuro di una scuola prestigiosa non significa tanto progettare una rivoluzione, quanto istruire un processo di accelerazione riflessiva. La scuola, oggi, ha difficoltà a inseguire i saperi, a trascriverli, digerirli e trasmetterli. Molti giovani sono tentati dall'autodidattismo. Molti progetti che oggi funzionano sono creati da persone dalle competenze diverse, ma che conoscono in modo intrigante e articolato la vita e gli uomini. Artisti fanno negozi e architettura, architetti sono cuochi e designer: tutti fanno tutto. La scuola ha bisogno di confrontarsi con un sistema in crisi, profondamente in difficoltà nel concepire strumenti di autoanalisi. Gli architetti e gli urbanisti, come i progettisti di oggetti e sistemi, non possono prescindere da un radicale ripensamento. Non è la 'crisi', genericamente, che lo chiede. È, mi sembra, la 'terra', il 'tempo', nel senso atmosferico, storico e ambientale. Credo che a questo punto possiamo permetterci una Piccola Utopia. Per guidarla, abbiamo scelto un non designer, perché non conta tanto la provenienza disciplinare quanto la capacità di generare visioni, oltre a una certa vicinanza generazionale con gli studenti, centro dell'esperienza di Domus Academy e di naba. Per capire che tipo di figura potesse traghettare Domus Academy e il suo spirito nel XXI secolo abbiamo consultato molte persone, dai creativi di imprese innovative—guru del mondo dell'impalpabile—ai vecchi saggi maestri. Serviva una figura capace di 'raccontare' cosa vorremmo fare, cosa facciamo e cosa abbiamo fatto, e che avesse anche la capacità, oggi più che mai obbligatoria, di "imparare dagli errori": insegnare significa anche imparare molto dagli studenti. Il manifesto di idee che ha scritto Gianluigi Ricuperati, dopo lunghe settimane di discussioni con me e con Alberto Bonisoli, Chief Academic Officer di LIADE (Laureate Italian Art and Design Education) e con Marc Ledermann, amministratore delegato di Laureate Design, rappresenta un punto di ripartenza ideale. Ci impegna tutti a condividere la conoscenza, a divertirci con la società e a partecipare alla costruzione del mondo, che ha bisogno dell'impegno di tutti noi.
Italo Rota, direttore scientifico di LIADE (NABA e Domus Academy)

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