L'artista generalmente trafora con una acribia da chirurgo fogli di carta velina, foglie di vegetali piccoli o enormi, saponi e altre superfici, incluso l'intonaco. Operando con una serie di bisturi passa ore a sezionare questi materiali, ottenendo una geografia disegnata che allude a molti soggetti. Tutti pero' possono essere accomunati a un tema unitario, cioè le forme che assume la vita nel suo dilatarsi e organizzarsi. Ecco allora che troviamo, come temi e come trame sottostanti al ricamo, la maniera in cui si espandono le radici di certi vegetali, il modo in cui si sviluppano le cellule dei tessuti viventi, la maniera in cui si snodano varie tipologie di città con la loro rete di strade, circuiti che ricordano quelli elettrici e che scopriamo, invece, essere il pattern che assume il volo di una farfalla.
L'artista prende dunque i suoi soggetti dal mondo reale, partendo da illustrazioni antropologiche, botaniche, urbanistiche e scientifiche in genere. In quest'ottica, anche il richiamo a tappezzerie domestiche, decorate con rose o con fiori vari, diventano una manifestazione di come opera la natura, in questo caso attraverso la manualità e il gusto dell'uomo.

L'opera complessiva assume dunque il sapore di una riflessione sul nostro stesso esistere come parti di un tutto che tende a ripetere certe leggi di proliferazione frattale. La vita umana vi si presenta fatta di poesia e di piacere, ma anche di pericolo, di costante precarietà, di mancanza di pace. In questo senso l'artista scarnifica e rende scheletrica la vita al punto da suggerire un senso di "disnascita", di riconduzione a uno stato originario e precosciente, di ossificazione dei processi esistenziali e quindi di raggelamento del malessere. L'unico modo per lenire l'angoscia della lucidità su chi siamo e da dove veniamo sembra essere quella dell'agire, dell'applicazione al fare come una forma di meditazione e, al contempo, di anestesia.
Fino al 9 dicembre 2012
Dis-nascere
Fondazione Bevilaqua La Masa
Dorsoduro 2826, Venezia

