Manuel Orazi: Com'è stata l'inaugurazione? Ho visto immagini d'altri tempi...
Giovanni Damiani: Direi bene; poche inaugurazioni – in questi tempi cupi di wine bar e tartine ricamate – si permettono di aprire una mostra con delle "trippe fumanti". Sono sempre incuriosito da come Trieste abbia dei potenti anticorpi per la "società dello spettacolo". Ho visto una scena a suo modo deliziosa: c'era Franco Baresi che parlava con altri volti molto noti del mondo del pallone e una persona, entrando, gli è passata davanti senza neppure notarlo andando a stringere la mano a Mario Suban, leggenda della ristorazione locale, che era lì a fianco; poi si è diretto verso il buffet, scusandosi per averlo interrotto mentre parlava con questi signori a cui dava le spalle. Sono cose che succedono forse solo qui, cose che però sono un tutt'uno con l'idea di Nereo Rocco, di una cultura locale che non è mai provinciale e che in qualche modo invade tutto. Questa idea che potremmo chiamare la "rocchità" di Rocco viene fuori benissimo dalla mostra, magari qualcuno farà poi le sue critiche su questo o quello, sull'allestimento e sulla necessità di avere più spazio per vedersi i tanti bei video con più calma: posso sottoscriverle pure io queste critiche, però mi pare che Rocco ne venga fuori molto bene così come il suo tempo storico, che per me è importante e ha ancora molto da raccontarci. La cura mi pare sinceramente di ottimo livello.
Gli anni di Rocco allenatore coincidono con gli anni dei fasti dell'architettura italiana: potremmo anche divertirci ad accostare Rocco ad Aldo Rossi, il catenaccio alla Tendenza...
Nereo Rocco. La leggenda del Paròn
a cura di Gigi Garanzini
Magazzino 26, Porto Vecchio, Trieste
Accesso da viale Miramare (ingresso nord) e piazza della Libertà (ingresso sud)
