Nereo Rocco

A cento anni dalla nascita, una mostra celebra la leggenda del calcio italiano Nereo Rocco e offre lo spunto per un curioso parallelo tra il celebre allenatore e Aldo Rossi, pendolare come Rocco fra Trieste e Milano.

Al magazzino 26 del Porto Vecchio di Trieste si è inaugurata il 15 maggio la mostra antologica su Nereo Rocco, Giovanni Damiani e Manuel Orazi discutono alcuni punti che questa importante mostra pone, adattando il tono del discorso a una rivista che tratta di architettura e design, e non di sport.

Manuel Orazi: Com'è stata l'inaugurazione? Ho visto immagini d'altri tempi...

Giovanni Damiani: Direi bene; poche inaugurazioni – in questi tempi cupi di wine bar e tartine ricamate – si permettono di aprire una mostra con delle "trippe fumanti". Sono sempre incuriosito da come Trieste abbia dei potenti anticorpi per la "società dello spettacolo". Ho visto una scena a suo modo deliziosa: c'era Franco Baresi che parlava con altri volti molto noti del mondo del pallone e una persona, entrando, gli è passata davanti senza neppure notarlo andando a stringere la mano a Mario Suban, leggenda della ristorazione locale, che era lì a fianco; poi si è diretto verso il buffet, scusandosi per averlo interrotto mentre parlava con questi signori a cui dava le spalle. Sono cose che succedono forse solo qui, cose che però sono un tutt'uno con l'idea di Nereo Rocco, di una cultura locale che non è mai provinciale e che in qualche modo invade tutto. Questa idea che potremmo chiamare la "rocchità" di Rocco viene fuori benissimo dalla mostra, magari qualcuno farà poi le sue critiche su questo o quello, sull'allestimento e sulla necessità di avere più spazio per vedersi i tanti bei video con più calma: posso sottoscriverle pure io queste critiche, però mi pare che Rocco ne venga fuori molto bene così come il suo tempo storico, che per me è importante e ha ancora molto da raccontarci. La cura mi pare sinceramente di ottimo livello.

<i>Nereo Rocco. La leggenda del Paròn</i>, allestimento della mostra al Porto Vecchio di Trieste, fino al 31 luglio 2012
Nereo Rocco. La leggenda del Paròn, allestimento della mostra al Porto Vecchio di Trieste, fino al 31 luglio 2012
MO: In effetti, gli anni di Rocco allenatore coincidono con gli anni dei fasti dell'architettura italiana: potremmo anche divertirci ad accostare Rocco ad Aldo Rossi, il catenaccio alla Tendenza, il suo solido rapporto col massimo critico calcistico del suo tempo, Gianni Brera, è analogo a quello Rossi-Tafuri, senza contare che Rocco è stato il primo italiano a vincere il massimo trofeo internazionale, la Coppa dei Campioni, così come Rossi è stato il primo italiano a vincere il Pritzker Prize e che Aldo ha vissuto per molti anni come pendolare fra Milano e Trieste come Nereo: un po' per lavoro e un po' per amore (chi non ha mai letto Trieste e una donna, uno dei suoi scritti più poetici, dedicato alla moglie attrice teatrale Sonia Gessner, dovrebbe rimediare). Concluderebbe Tafuri: non a caso Rossi era milanista, che all'epoca era sinonimo di essere di sinistra… Nostalgia di quegli anni?

<i>Nereo Rocco. La leggenda del Paròn</i>, allestimento della mostra al Porto Vecchio di Trieste, fino al 31 luglio 2012
Nereo Rocco. La leggenda del Paròn, allestimento della mostra al Porto Vecchio di Trieste, fino al 31 luglio 2012
GD: Mai nessuna nostalgia! Certo che ci sono delle delicatezze nelle parole, una serietà diffusa che oggi è difficile riscontare e che era molto produttiva come tensione sociale complessiva. Rocco non è solo un personaggio o folklore locale, Rocco è uno che partendo da un'identità specifica – "mi son de Francesco Giuseppe" – costruisce dei risultati fenomenali basandosi sul lavoro. Io vedo un filo rosso tra le tante belle interviste e nel modo gentile e concentrato di parlare dei giocatori e delle persone tutti di quei tempi, che è il lavoro. C'era il lavoro, questa esperienza collettiva che regolava le vite e determinava dove e come ti posizionavi tra le persone e le cose: ecco oggi che "ora questo è perduto" tutto appare molto vuoto, per citare ancora Rossi su cui ti lancio l'idea di fare un libro sui suoi progetti triestini, che sono importanti e mi pare poco studiati alla fine. Ma, ripeto, nessuna nostalgia, magari consapevolezza che servono nuove sfide. Nuove sfide dove uno come il Paròn può insegnarci ancora qualcosa.
Gli anni di Rocco allenatore coincidono con gli anni dei fasti dell'architettura italiana: potremmo anche divertirci ad accostare Rocco ad Aldo Rossi, il catenaccio alla Tendenza...
<i>Nereo Rocco. La leggenda del Paròn</i>, allestimento della mostra al Porto Vecchio di Trieste, fino al 31 luglio 2012
Nereo Rocco. La leggenda del Paròn, allestimento della mostra al Porto Vecchio di Trieste, fino al 31 luglio 2012
Giovanni Damiani (Trieste, 1972) e Manuel Orazi (Macerata, 1974) si occupano di architettura, ma si ritengono intellettuali adriatici. Per questo, ad esempio, da quattro anni organizzano, insieme con altri, la Piccola Fiera dell'editoria di progetto e indipendente Bobi Bazlen presso l'Antico Caffè San Marco di Trieste. Vivono e lavorano nelle rispettive città natie: il primo esercitando la professione, il secondo presso la casa editrice Quodlibet.
<i>Nereo Rocco. La leggenda del Paròn</i>, allestimento della mostra al Porto Vecchio di Trieste, fino al 31 luglio 2012
Nereo Rocco. La leggenda del Paròn, allestimento della mostra al Porto Vecchio di Trieste, fino al 31 luglio 2012
Fino al 31 luglio 2012
Nereo Rocco. La leggenda del Paròn
a cura di Gigi Garanzini
Magazzino 26, Porto Vecchio, Trieste
Accesso da viale Miramare (ingresso nord) e piazza della Libertà (ingresso sud)

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