L'evento di presentazione ha visto l'esposizione dei progetti ritenuti più interessanti, tra tutti quelli pervenuti, in un padiglione pubblico allestito per l'occasione. È seguita poi una tavola rotonda di discussione in cui i vari membri della giuria hanno illustrato al pubblico le qualità formali, intellettuali e la diversità delle letture proposte dai progetti premiati.
La Bab al Bahrain Open Ideas Competition ha generato interesse su scala internazionale che è stato in grado di coinvolgere tutte le forme della professione, dalle grandi firme, ai singoli progettisti, dagli urbanisti ai paesaggisti. Degli 83 progetti ricevuti per il concorso, 15 provenivano dal Bahrain. Tra gli altri, oltre a una corposa partecipazione del mondo Arabo, da segnalare la massiccia presenza di contributi provenienti tanto dall'Europa quanto da Stati Uniti e Sud America.
Parlando a nome della giuria, Bjarne Mastenbroek, fondatore di SeARCH, ha poi puntualizzato l'aspetto forse più importante di tutta la vicenda: "Eravamo interessati a questo concorso nella misura in cui non sembra voler perpetuare uno scontato e tradizionale modello di spazio pubblico, ma al contrario ha permesso ai partecipanti di ri-considerare cosa uno spazio civico dovrebbe e potrebbe essere in un preciso contesto storico e politico, innescando un dibattito sul ruolo degli spazi pubblici nella città contemporanea"
Di seguito pubblichiamo una serie di immagini e una descrizione di ognuno dei tre progetti selezionati.
Lukas Lenherr, Pearl Dive
"Questo vuoto, cuore del progetto, è un vasto campo aperto d'acqua le cui dimensioni abbracciano tutto il perimetro dell'area di progetto. Il terreno rimosso dai lavori di scavo può poi essere usato per creare nuova terraferma fruibili al largo"
"Il grande vuoto è accessibile con diverse modalità che vanno dal noleggio di imbarcazioni, alla possibilità si stare in acqua, fino all'immersione alla ricerca di perle artificiali. Una grande fontana, dono della città di Genova, è sistemata nel mezzo dello specchio d'acqua a simboleggiare un centro di pace, un'affermazione forte e un riferimento, non poi tanto velato, al Pearl Roundabout – luogo simbolo delle rivolte in Bahrain del 2011 distrutto dalle forze governative. Una promenade si snoda senza soluzione di continuità tutto intorno invitando le persone a godere lo spazio, offrendo una gran varietà di sedute, panche, pendenze, scale, rampe e accessi all'acqua. Alberi di palma offrono infine luoghi di riparo dal sole."
Baukuh e Guido Tesio, Two Rooms
"Piazza Bab Al Barhain non ha programmi, non ha contenuti. Questa sua totale indeterminazione programmatica permette a una moltitudine di pratiche di trovar posto al suo interno. Bab Al Barhain ha semplicemente bisogno di una precisa definizione dei suoi confini per vedere realizzarsi un complesso programma metropolitano. La precisione formale permetterà una libera appropriazione dello spazio."
"Le due stanze sono entità plurali sin dall'inizio, non hanno nella rappresentazione la loro ragion d'essere, fanno solo sì che le cose succedano. Come camere di decompressione sono la realizzazione di una chiara, rarefatta condizione in cui l'espressione dei differenti desideri della città ha la possibilità di affiorare. Stimolando l'esplorazione privata e l'appropriazione, le due stanze cercano di definire una figura condivisa dove le tracce di tutte le popolazioni del Barhain contemporaneo possano essere registrate."
Partizan Publik e Dus Architects, New Times Square
"La serie TV Arab Idols e, più recentemente, la Primavera Araba, hanno chiaramente mostrato l'attivarsi di una maggioranza silenziosa di persone. Attraverso Facebook, Twitter, gli sms viene rivendicata una nuova identità per la regione del Golfo e nuovi simbolismi si affermano. Così, attraverso la mediazione dei social media un nuovo senso del pubblico sta emergendo, anche in Barhain"
