Tanzania Maasai Women Art

Un progetto di successo per e con le donne Maasai fatto di qualità degli oggetti, scambio culturale, autofinanziamento, mercato internazionale.

Tanzania Maasai Women Art è un'iniziativa nata da un progetto di sviluppo iniziato nel 2006 da Istituto Oikos ong in collaborazione con IED MIlano. Scopo del progetto è combattere povertà e analfabetismo nelle comunità rurali di donne Maasai nel nord della Tanzania e allo stesso tempo salvaguardare l'ambiente offrendo un introito alternativo al taglio delle piante per ottenere e vendere carbonella. Per ottenere questi obiettivi TMWA ha scelto di aiutare e insegnare alle donne Maasai a utilizzare e sfruttare le proprie abilità, le proprie tecniche tradizionali e l'incredibile talento nella produzione di gioielli in perline.

È anche grazie alla collaborazione della designer e docente IED Francesca Torri Soldini e dei suoi studenti dello IED Milano se questo progetto è diventato una storia di successo. Tra le studentesse coinvolte, nel 2006 Antonia Monosperti e Chiara Sala sono andate in missione in Tanzania per un mese. Oggi Valeria Gurgone, neo diplomata in Design del Gioiello, avrà la possibilità di seguire in prima persona il progetto in Tanzania. Francesca insegna alle donne Maasai a produrre gioielli in perline mantenendo le tecniche e i materiali tradizionali ma trasformando il loro design e la qualità in modelli che si addicono meglio ad un mercato occidentale e internazionale. Ogni anno Francesca visita il progetto in Tanzania e trascorre qualche settimana con le donne per la creazione della nuova collezione. Oltre a insegnare alle donne a produrre gioielli di qualità, TMWA in collaborazione con altre organizzazioni locali specializzate organizza corsi di alfabetizzazione, gestione finanziaria di base, contabilità e organizzazione di gruppo.
Controllo del risultato: anche se artigianale il prodotto deve essere di qualità
Controllo del risultato: anche se artigianale il prodotto deve essere di qualità
In soli tre anni TMWA ha raggiunto obiettivi veramente soddisfacenti: il primo sicuramente quello di essere interamente autofinanziato dalla vendita dei gioielli. Il numero di donne coinvolte è salito da 80 a 170, il mercato è in costante espansione sia a livello locale che internazionale e le donne non dipendono da fondi e donazioni di terzi. Da quest'anno è anche disponibile on-line il catalogo con la collezione 2011.

Francesca Torri Soldini racconta così la sua esperienza: "Ho vissuto un'esperienza unica, di fatto indimenticabile. Sono stata coinvolta nel progetto fin dai suoi esordi, contribuendo con la mia ventennale esperienza come designer del gioiello. Il mio compito era di rendere indossabile, senza snaturarlo, il tradizionale gioiello Maasai.
Le sfide iniziali sono state numerose: insegnare alle donne a lavorare in gruppo, a contare, spiegare loro i concetti basilari legati al commercio. Le donne hanno risposto in modo molto positivo e nell'arco di sei mesi è stata realizzata la prima collezione di gioielli.
Sara Rottjers è una delle direttrici di Tanzania Maasai Women Art Limited. È una donna maasai della regione vicino ad Arusha: a 16 anni ha rifiutato di sposarsi con l'uomo scelto dalla famiglia, è scappata e ad Arusha, con fatica, è riuscita a mantenersi e studiare
Sara Rottjers è una delle direttrici di Tanzania Maasai Women Art Limited. È una donna maasai della regione vicino ad Arusha: a 16 anni ha rifiutato di sposarsi con l'uomo scelto dalla famiglia, è scappata e ad Arusha, con fatica, è riuscita a mantenersi e studiare
Nel 2007 ho trascorso due settimane in Tanzania lavorando con Hellen, una donna Maasai che ho formato come artigiana, insegnandole ad affrontare tutti i problemi legati alla produzione. Nel settembre 2008 ho trascorso altre tre settimane in Tanzania lavorando sulla seconda collezione. Ho mostrato a Hellen come produrre 25 nuovi modelli e ho lavorato per alcuni giorni con le leader delle donne Maasai di Mkuru, insegnando loro come produrre cinque dei nuovi modelli. L'aspetto legato al design dei gioielli ha rappresentato una sfida interessante. Ho iniziato il mio lavoro analizzando i tradizionali modelli Maasai, per poi individuare le soluzioni necessarie a risolvere alcuni problemi pratici come, ad esempio, collane rigide e senza ganci, orecchini troppo pesanti, bracciali 'permanenti' o indossabili solo con l'aiuto di un'altra persona, filo di ferro che si arrugginisce facilmente, ecc. Ideando i nuovi modelli ho dovuto pormi dei limiti nell'uso dei materiali, in quanto solo alcuni erano disponibili in loco: perline di vetro, filo di ferro, nylon, inserti in plastica ricavati dalle taniche per l'acqua. Inoltre è importante considerare che le donne utilizzano esclusivamente le mani per fabbricare i gioielli e non si avvalgono in alcun modo di attrezzi.
Ero certa che avrei dovuto insegnare loro a utilizzare gli strumenti per tagliare il filo di ferro ma ho subito imparato che è possibile spezzarlo senza dover utilizzare attrezzi
Un gruppo di donne coinvolte nel progetto
Un gruppo di donne coinvolte nel progetto
Ho insegnato ai miei studenti dello IED Milano le tecniche da utilizzare per realizzare le principali trame alla base dei gioielli Maasai, quali il cerchio su un singolo asse, il cerchio con quattro o più raggi, il quadrato, il rettangolo. Poi li ho lasciati liberi di creare nuove forme geometriche, nuove composizioni, nuovi ganci utili sia per le collane che per i bracciali. Come Art Director il mio compito è stato quello di supportare e incoraggiare gli studenti, scegliere i migliori modelli e selezionare i colori dell'intera collezione.

La prima collezione è molto più "maasai" in termini di look, in quanto non sapevamo come le donne avrebbero accettato le modifiche apportate ai loro gioielli tradizionali. Poi visto il loro interesse nei confronti dei modelli che più si allontanavano da quelli tradizionali, abbiamo deciso di produrne altri che seguissero maggiormente gli orientamenti della moda. Le donne sono diventate molto più abili nella produzione di gioielli di alta qualità mentre io ho imparato molto nell'osservarle lavorare.
Shilah, è una dei figli di Sara: studia turismo e management ad Amsterdam. Intende tornare in Tanzania al termine degli studi
Shilah, è una dei figli di Sara: studia turismo e management ad Amsterdam. Intende tornare in Tanzania al termine degli studi
Ero certa che avrei dovuto insegnare loro a utilizzare gli strumenti per tagliare il filo di ferro ma ho subito imparato che è possibile spezzarlo senza dover utilizzare attrezzi, basandosi semplicemente sulla propria esperienza e sulla conoscenza delle caratteristiche fisiche del metallo. Durante i giorni trascorsi lavorando con le donne nella savana, non ho incontrato alcun problema: anche se io non conoscevo la lingua maasai o lo swahili e loro non parlavano né l'inglese né l'italiano, questo non ha rappresentato un limite. Mi è stato sufficiente imparare cinque parole e i primi dieci numeri in swahili e tutte le barriere comunicative sono state frantumate: le donne hanno accettato con entusiasmo la mia presenza, dando vita a una situazione di apprendimento reciproco."

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