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Auditorium? Sì grazie
Ultimamente mi capita di leggere nei quotidiani locali, con
una frequenza sempre più preoccupante, lettere e articoli
che si scagliano contro la realizzazione dell' Auditorium di
Klaus Kada. La disparità delle questioni sollevate mi ha
fatto pensare che non ci sia un vero motivo per cui questo
progetto non debba essere portato a termine. Perché c’è
chi è turbato per l’eccessiva vicinanza agli Scrovegni
(quasi che Giotto possa indignarsi), chi crede che sia
brutto, chi teme per le finanze del Comune, chi lo
vedrebbe meglio in zona industriale che così non nuoce a
nessuno, e da ultimo è sorto questo problema idrologico
che finalmente può aiutare tutti quelli che non sapevano
cosa dire.
Ma ultimamente mi capita anche di visitare città
“d’Oltralpe”, confrontabili con Padova per numero di
abitanti, come Basilea o Graz, nelle quali edifici
contemporanei, progettati da architetti famosi e non, si
fondono nel contesto storico senza intaccarne il valore,
anzi, mettendone in risalto le caratteristiche per contrasto.
Consiglio a tutti una passeggiata per le vie di queste città
per capire di cosa parlo. Dopotutto se vi trovaste ad un
meeting di vecchi saggi non apprezzereste la presenza di
qualche bel giovane dalle idee innovative?
C’è un’altra questione. Padova è un capoluogo di provincia
ed una delle città più importanti del Veneto e dell’intera
nazione se si considera la sua università. Non dovrebbe
essere quindi un esempio? Mi riferisco a com’è considerata
l’architettura in Italia. Vi siete mai chiesti perché quando
andate dal parrucchiere sfogliate riviste popolate solo da
provocanti personaggi televisivi e mai da qualche
affascinante edificio? Per non parlare di quando accendete
la tv. Il fatto è che non c’è interesse verso l’architettura.
Non se ne fa pubblicità, come invece in Spagna o nel resto
d’Europa, dove gli architetti non sono figure stravaganti e
prive di senso pratico, ma persone che costruiscono le
case e le città. Perché questo è il loro lavoro, come per i
medici lo è curare le persone e per i calzolai riparare le
scarpe. Succede così che le nostre periferie brulicano di
case dove le colonne dai capitelli finti – storici sorreggono
archi a tutto sesto e cornici lavorate in marmo e timpani
stilizzati, e dove i sassi, tanti sassi, incollati sulle facciate
nuove, le fanno sembrare un po’ più vecchie!
Ma se noi poveri abitanti delle campagne non impariamo
dalle città cosa sia l’Architettura, se non arriva “dall’alto”,
dal pubblico, la lezione, come potremmo svegliarci da
questo sonno dantesco? Sia chiaro, non sono a favore del
nuovo sempre e comunque, anche se privo di qualità. Ma
questo non è il caso del nostro Auditorium, che, vorrei
ricordarlo a tutti gli improvvisati critici, è stato votato da
una giuria di esperti.