Sono due le sezioni della mostra, corrispondenti ai due piani della Casa del Mantegna.
Al piano terreno, la sezione “Progettare come Scolpire” che, spiega Finessi nel saggio introduttivo in catalogo, "vuol dire destinare ai corpi progettati un'attenzione molto evidente alla ricerca plastica, inseguendo sempre, parallelamente alle prestazioni, bellezza, proporzioni e armonie di forme". Come risulta evidente dai progetti esposti in questa sezione, ricorrono nei lavori di Mangiarotti profili molto simili tra loro nell'impianto figurativo, anche se distanti per dimensioni, tipologie e ambiti disciplinari: il segno verticale e quello affusolato che sfidano il cielo, la forma a fungo e l'iperboloide, l'indagine sui corpi inclinati e la ricerca organica che dialoga con i risultati della natura.
Al primo piano, la sezione “Progettare come Costruire” indaga la caratteristica di Angelo Mangiarotti di immaginare sistemi costruttivi capaci di generare sviluppi pressoché infiniti di visioni architettoniche. Per Mangiarotti, architetto di formazione, ma ingegnere nell’anima, “Progettare come Costruire” ha significato porsi il problema di realizzare industrialmente, superando ogni tradizione produttiva, le architetture che le persone di domani abiteranno, dagli spazi pubblici a quelli privati, dalle chiese alle fabbriche alle residenze. “Passare in rassegna i suoi progetti più emblematici” – spiega Finessi – “come la chiesa Mater Misericordiae di Baranzate (1957) o i tavoli in marmo “Eros” (1971) e la lampada a sospensione “Giogali” (1967), senza dimenticare le ineccepibili strutture prefabbricate in cemento armato a uso industriale, permette di comprendere al meglio questa sua unicità e specificità: ipotesi costruttive audaci, rese possibili da innovativi sistemi strutturali nati intorno a giunti per l’occorrenza inventati”.
Qui verranno mostrati i sistemi costruttivi prefabbricati (per i quali Mangiarotti è famoso in tutto il mondo) sviluppati fin dai primi degli anni Sessanta (“Facep” del 1964 e “U70 Isocell” del 1969) fino alle ultime ipotesi di grandi strutture elaborate in anni recenti (“S99” del 1999 e “Monolite” del 2000). L’intera sezione è introdotta attraverso il racconto di tre capolavori architettonici, edifici già consacrati dalla storia dell’architettura moderna, dove Mangiarotti ha distillato sapienza compositiva e controllo funzionale: la “Chiesa Mater Misericordiae” a Baranzate (1957), il deposito industriale “Splügen Braü” a Mestre (1962) e il “Padiglione per Esposizioni” alla Fiera del Mare di Genova (1963).
Accompagna la mostra un catalogo edito da Corraini per la grafica di Italo Lupi con testi di Toyo Ito, Beppe Finessi e Marco Meneguzzo.
Foto:
1. Cortile della Casa del Mantegna, da sinistra: Italo Lupi, ha curato il progetto grafico del catalogo della mostra "Angelo Mangiarotti. Scolpire/Costruire", ed. Corraini; Arch. Giampaolo Benedini, ha curato l'allestimento della mostra; Beppe Finessi e Fabrizio Schiaffonati, Direttore del Dipartimento BEST del Politecnico di Milano, durante il suo intervento
2. Anna Mangiarotti
3. Lampada Lesbo, 1956. Produzione Artemide
4. Modellino e disegni dell'edificio per abitazioni in via Gavirate a Milano, 1959
5. In primo piano vasi in marmo, 1971. Produzione Skipper
6. Beppe Finessi e Corrado Levi di fronte alle fotografie esposte, in primo piano: Tavolozzo, 1974. Produzione Fontana Arte
7. Chiesa Mater Misericordiae a Baranzate (1957)
8. Padiglione per Esposizioni alla Fiera del Mare di Genova (1963)
9. Angelo Mangiarotti con il tavolo Eros (1971)
