Roberto Cuoghi canta la protesta civile

“Quello che ho fatto è un canto liturgico di lutto e di afflizione, sono voci sconsolate di un popolo che si sente abbandonato e ha bisogno di riunirsi a soffrire”. Riproposta alla Biennale di Venezia nel giardino di memoria orientale progettato da Carlo Scarpa a Palazzo delle Esposizioni, Mei Gui si è meritata la menzione speciale Tradurre Mondi alla 53° Biennale d’Arte veneziana proprio per la sua capacità di mettere in atto la pratica della traduzione di una storia autentica in storia universale, attraverso suoni e atmosfere. Una canzone popolare cinese ormai dimenticata (è stata composta e incisa a Shanghai nel 1940) viene arrangiata e registrata da Cuoghi con strumenti di recupero e un software di montaggio audio grazie a un’operazione di contraffazione che le fa perdere completamente senso e significato, anche se l’ascoltatore la identifica come una canzone tradizionale cinese. L’artista, infatti, canta parole inventate evocando i suoni di un linguaggio che gli è ignoto, senza oltretutto appoggiarsi a una struttura melodica, dato che non conosce le regole della musica.
Della storia delle rose che sbocciano in primavera composta da Chen Ge Xin non rimane nulla, volutamente, per lasciare spazio libero alla storia più profonda e significante che le appartiene per genesi e percorso storico: quella di aspettative civili impedite dal Programma Politico della Repubblica Popolare Cinese.
La canzone originale destinata ai cabaret di Shanghai e proposta in un arrangiamento swing venne infatti bandita come musica pornografica con la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese, nell’ottobre del 1949 - perché giudicata non in linea con il messaggio sociale avanzato dal governo di Mao – e il suo autore Chen Ge Xin, ritenuto portatore di pensieri insani, fu perseguitato e ucciso. “Le idee dividono e le religioni dividono meglio del petrolio”, commenta Cuoghi, “perché partono da presupposti diversi, oppure perché il presupposto comune è una negazione, non avere altro Dio”.
Mei Gui è la seconda opera dell’artista (dopo Mbube, del 2005), che usa come fonte una canzone la cui storia è segnata da una profonda ingiustizia.
Loredana Mascheroni

Nelle immagini in bianco e nero: Roberto Cuoghi, Mei Gui, 2006. Installazione sonora al Giardino Scarpa, Palazzo delle Esposizioni. Foto: Alessandra Sofia. Prodotta da Fondazione Nicola Trussardi, Milano. Courtesy Galleria Massimo De Carlo.

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