Domus dal 1949 al 1959 ora in digitale

Completato il recupero dei fascicoli di Domus dal 1949 al 1959, sono ora disponibili su Domusweb sessant'anni di Domus in digitale.


Gli anni ’50 di Domus
Il 12 maggio 1951 viene inaugurata la nona edizione della Triennale di Milano, che segna una ripresa di interesse in tutte le discipline di cui Domus si occupa. Molti nomi scelti per le esposizioni saranno i protagonisti ricorrenti delle pagine della rivista negli anni immediatamente successivi; personaggi con i quali Ponti ha un rapporto di reciproca stima, al di là delle distanze culturali e geografiche. All’allestimento per la sezione sulla “forma dell’Utile”, dello studio BBPR, viene dedicata la copertina del numero di settembre. Angelo Mangiarotti, che allestisce la sezione delle materie plastiche, sarà il regista di una coraggiosa operazione multimediale ante litteram sul numero di luglio 1953. Lucio Fontana realizza il soffitto luminoso sulla scala, e sarà un nume importante in Italia delle nuove correnti artistiche insieme a Bruno Munari e agli artisti che gravitano attorno alla Galleria del Milione.

Gli interni e il design in questi anni si dividono equamente e decisamente tra il panorama americano e quello dei paesi nordici. Dalla California si segnalano le realizzazioni della Kaufmann House e della Heller House di Richard Neutra, una casa in campagna di Greta Magnusson, la promozione da parte della rivista “Arts and Architecture” del programma delle “Case Study Houses”. La qualità del design è nei mobili disegnati da Charles Eames e George Nelson per le produzioni di Herman Miller o Carroll Sagar & Ass., nelle sedie in filo metallico di Bertoia per Knoll. Nel nord dell’Europa, gli interni migliori sono la casa per una editrice svedese realizzata da Ralph Erskine e la abitazione privata del danese Finn Juhl, mentre il design mostra, accanto a Wirkkala, la sedia “formica” di Arne Jacobsen e un diffuso alto livello di qualità del progetto.

Molto dello spazio sull’Italia è riempito dalla geniale e inquieta presenza di Carlo Mollino, ripetutamente pubblicato con coraggio dal decennio precedente e per tutti gli anni ’50. Dopo la stazione della slittovia al Lago Nero e le case Miller e D’Errico a Torino, vengono i progetti ideali come la “camera da letto per una cascina in risaia” – prospettica garconniere padana pubblicata nel gennaio 1943 -, la “casa per gli sciatori a Cervinia”, la “casa-tribuna per assistere al mare”. Il resto del panorama nazionale lo occupa Ponti e il suo instancabile lavoro su più fronti, rappresentato in questi anni da una sedia tanto “senza aggettivi” quanto eterna come la superleggera, prodotta a Meda da Cassina e presentata in un articolo nel marzo del 1952.

Lo studio di Ponti e la redazione di Domus sono nel capannone di una ex autorimessa in via Dezza a Milano. Nel 1955 la redazione è composta da tre persone: Lisa Ponti, Enrichetta Ritter e Mario Tedeschi. La personalità del direttore e una redazione su misura e immutata dal 1955 al 1961 garantiscono alla rivista una immagine e una struttura coerente e costante. Dalla copertina di marzo la testata è significativamente sottotitolata “architettura arredamento arte”, in linea con la multidisciplinarità degli interessi della redazione. Interventi di artisti danno alle copertine un valore aggiunto e restituiscono all’arte, disciplina molto presente in questi anni in Domus, un ruolo importante. L’Invito ad andare a Ronchamp che Ponti fa ai lettori nell’ottobre del 1956 prelude alla pubblicazione tre anni dopo del convento a Bonmoschetto di Sanremo, una delle più originali architetture religiose dell’artista milanese. I viaggi per incarichi di lavoro si trasformano in occasioni per reportage insistiti su architetti e architetture, soprattutto dell’America Latina: Caracas e la sua Città Universitaria, la casa a Rio e i progetti brasiliani di Niemeyer e Villanueva, le strutture di Felix Candela. Sulla scia delle “stoffe dattiloscritte” di Bernardo Rudofsky, negli interni degli anni ’50 si moltiplicano gli esperimenti di grafica e “lettering” insieme con l’amico Fornasetti. Perfino la pianta della Torre Pirelli diventa una invenzione grafica con cui comporre una copertina della rivista nel marzo del 1956.

Attorno a questo universo autoreferenziale e onnicomprensivo incentrato su Ponti, sulle pagine di Domus c’è un mondo di plastica. Mobili colorati in laminato plastico, formica e Plasticover, plastica per la casa della Kartell. I soggiorni, caratterizzati da superfici di colore lucido e vivo, sono arredati con imbottiti in pelle e con la presenza ormai familiare della televisione. Accanto al radiogrammofono da soggiorno di Niels Diffrient, un oggetto straordinariamente rappresentativo di quegli anni è il nuovo televisore Phonola 1718 di Dario Montagni. Le più interessanti realizzazioni dei protagonisti dell’architettura italiana sono comunque regolarmente registrate e trasmesse: l’unità orizzontale al quartiere Tuscolano, di Adalberto Libera (1956), il Museo del Tesoro genovese di San Lorenzo, di Franco Albini (1957), le case di Leonardo Ricci a Monterinaldi (1957). Luigi Spinelli

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