Tutto Morassutti all’ADI Design Museum

La retrospettiva su Bruno Morassutti in occasione del centenario della sua nascita è un’esegesi inedita che racconta l’architetto padovano, milanese di adozione.

“Ho creduto e vi invito a credere nella necessità della ricerca innovativa, nella costante ricerca della qualità del progetto e nel controllo del suo sviluppo fin oltre il dettaglio”. Con questo incipit di Bruno Morassutti si apre la retrospettiva a lui dedicata presso l’ADI Design Museum in occasione del centenario della sua nascita (1920-2008): la mostra mette in luce la figura e l’attività professionale dell’architetto – padovano di origine e milanese di adozione – attraverso un’esegesi del tutto inedita rispetto alle circostanze precedenti.

Organizzata spazialmente in un percorso a cluster tematici, l’originalità della mostra deriva da un’accurata indagine su due elementi. Da una parte, il metodo progettuale di Morassutti caratterizzato “dall’attenzione all’uso delle tecnologie, dei materiali, dello studio delle dimensioni degli spazi e dei componenti, nel rispetto delle persone considerate come tali e non come generici utenti” – affermano i curatori Alessandro Colombo e Francesco Scullica. Dall’altra, si colloca lo straordinario rapporto dialettico che l’architetto ha saputo intrattenere tanto con i maggiori esponenti dell’International Style (Frank Lloyd Wright fra tutti) quanto con i protagonisti di quel salotto culturale che è stata l’Italia – e, in particolare, Milano – nel Secondo dopoguerra. Chiave di volta per comprendere il linguaggio dell’architetto si rivela essere la centralità del ruolo del design, con cui Morassutti mantiene una felice relazione lungo l’intero corso della propria esistenza.

“Bruno Morassutti 100+1”, Bruno Morassutti, ADI Design Museum, Milano, Italia
“Bruno Morassutti 100+1!”, Bruno Morassutti, ADI Design Museum, Milano, Italia. Foto ©Matteo Cirenei

In tal senso, di fondamentale importanza per la costruzione dell’identità architettonica e dei codici progettuali a lui cari è il viaggio che l’architetto compie negli Stati Uniti fra il 1949 e il 1950, tre anni dopo la laurea all’IUAV di Venezia. Dapprima, aderisce infatti alla Taliesin Fellowship, la scuola di architettura comunitaria, fondata alcuni anni prima da Wright e, in seguito, entra in contatto con gli altri rappresentanti del Movimento Moderno, fra cui Mies van der Rohe e Neutra. Durante questo soggiorno, Morassutti ha l’opportunità di documentare i capolavori dei Maestri attraverso un corpus di circa 400 diapositive a colori. È lo stesso Gio Ponti a volerne pubblicare alcune su Domus: le immagini del cantiere della Johnson Wax Research Tower di Wright (Domus n. 305, 1955) e un articolo di Morassutti in occasione della scomparsa di Wright (Domus n.356, 1959), dove immagine per l’epitaffio è la Romeo and Juliet Windmill a Taliesin East.

Tecnologia, modularità – in relazione alla standardizzazione e alla prefabbricazione – e, infine, la relazione fra spazio architettonico, contesto e ambiente sono temi che Morassutti ha fatto suoi, grazie alla lezione degli architetti del Modernismo; li introduce quindi nelle successive opere italiane, attraverso soluzioni del tutto personali. Riflettendo sull’integrazione tra architettura e natura circostante, e sulle esigenze sociali dell’uomo in rapporto alla quotidianità, Morassutti ripensa dunque il compito dell’architettura stessa in un momento così delicato e importante come il secondo dopoguerra.

A tal proposito, i progetti che ben rappresentano la visione di Morassutti in questo periodo sono l’edificio residenziale di Via Quadronno a Milano, progettato nel 1956 durante il sodalizio professionale con Angelo Mangiarotti, l’edificio industriale di Longarone (Belluno) del 1965, e il Centro di Istruzione commissionato dall’IBM nel 1970 a Novedrate.

“Bruno Morassutti 100+1”, Bruno Morassutti, ADI Design Museum, Milano, Italia
“Bruno Morassutti 100+1!”, Bruno Morassutti, ADI Design Museum, Milano, Italia. Foto ©Matteo Cirenei

Nel condominio di via Quadronno, l’architetto sperimenta la standardizzazione e la serialità in architettura, attraverso le ricerche sul prototipo e sui processi di industrializzazione dei componenti edilizi; un accurato studio dei dettagli architettonici – Morassutti si è formato con Carlo Scarpa allo IUAV – lo accomuna a Mangiarotti, già attento alle istanze del design e della piccola scala.  È proprio il dettaglio - in questo caso, il serramento - a definire l’architettura nel suo insieme: la parte per il tutto, il pannello come modulo base della facciata. Modulare e flessibile, la facciata ha la possibilità di variare nel tempo: gli abitanti possono adeguare la distribuzione interna degli appartamenti, spostando i moduli in facciata secondo necessità, grazie a “un facile sistema di montaggio e smontaggio di tali elementi”.

Machine à habiter in equilibrio tra techne e poiesis, la casa di via Quadronno sperimenta la standardizzazione, senza impedire di inventare zone a stile libero: l’architettura prefabbricata del condominio, la casualità della composizione di facciata, si integrano perfettamente al disegno su misura, in un equilibrio imprevedibile quanto sottile tra regola ed eccezione, serialità e unicità.

Mostra:
Bruno Morassutti 100+1!
Curatori:
Alessandro Colombo e Francesco Scullica
Progetto di allestimento :
Alessandro Colombo, Paola Garbuglio, Francesco Scullica 
Partner:
IUAV Archivio Progetti
Con il patrocinio di:
Politenico di Milano
Luogo:
ADI Design Museum, Milano, Italia
Date di apertura:
18 novembre 2021 – 23 gennaio 2022

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