Un trionfo in stop motion per Ghali. E dietro ci sono due sole mani

Stefano Colferai, mago italiano della plastilina, è il creativo che sta dietro all’intera realizzazione di Marymango. Una storia psichedelica, montata in camera da letto durante la pandemia. Ci ha raccontato come. 

Design, progetto, storytelling, regia e artigianalità sono solo alcune delle tante competenze che hanno dato vita al video da oltre un milione e mezzo di views a una settimana dall’uscita. Marymango è il brano tratto dall’ultimo disco del rapper Ghali, DNA, in collaborazione con l’idolo dei giovanissimi Tha Supreme. Entrambi sono i protagonisti di un viaggio delirante che li fa scivolare all’interno di mondi misteriosi nascosti dentro al frigo o dentro alla pancia di un mostro marino, fumando in compagnia di frutti esotici antropomorfi e salendo nell’Olimpo degli dei (ma non prima di venir rapiti dagli alieni). Insomma, per condensare questo trip in un video di pochi minuti ci vuole sfrenata fantasia ma anche una grande padronanza del proprio linguaggio tecnico e artistico. Non sono pochi quelli che, proprio sotto al video di Youtube, si sono complimentati con “quelli dell’animazione”. Ma, dietro questa storia totalmente modellata in plastilina e animata tramite stop motion, c’è un’unica mente creativa, che ha ideato l’intera storia occupandosi di ogni passaggio della realizzazione. È il milanese Stefano Colferai, classe 1989, uno dei pochissimi a padroneggiare questo materiale in Italia. Ci ha spiegato tutto dall’inizio.

 

Come è nato l’amore per la plastilina? 
Dopo essermi diplomato in arti grafiche ho iniziato a sviluppare un interesse per l’illustrazione, sperimentando diverse tecniche tra cui il disegno digitale. La svolta, però, è stata nel 2011, quando ho visto in una mostra al PAC di Milano i modelli in plastilina di alcuni personaggi Disney. Ho iniziato a tradurre ciò che facevo in digitale sulla scultura. Sono riuscito ad ottenere un effetto di profondità mai avuta prima. Da lì è andato tutto un po’ per coincidenze…

Quali sono le possibilità che ti dà questo materiale? 
Mi è venuto naturale veicolare le mie idee tramite la modellazione. Così come da un segno di matita lasci defluire quello che hai in mente, io ho scoperto che potevo farlo tramite una materia organica. 

Ad oggi sei tra i pochissimi in Italia a padroneggiare questa tecnica. Quali sono le difficoltà di formarsi da autodidatta? 
Forse è proprio questo il punto vincente. Quando fai una cosa che nessuno fa ti distingui. Essendo diverso attiri l’attenzione. Quando ho cominciato tutti facevano disegno vettoriale, digital art, mentre io intraprendevo una strada che nessuno stava percorrendo.

Quali sono le tue influenze culturali?  
Sono molto attaccato alla cultura street, al mondo hiphop, alla cultura sneakers... Mi piace la pop art come movimento artistico. Però, piuttosto che vere influenze stilistiche, molto tempo lo impiego a fare ricerca su ricorrenze che riguardano personaggi che nel corso del tempo mi hanno ispirato, a cui poi dedico un ritratto. Keith Haring, Amy Winehouse, Dennis Rodman giocatore dei Chicago Bulls, Chester dei Linkin Park, The Notorius B.I.G. rapper di Brooklyn… 

Quando lavori senza commissione, cosa ti piace fare? 
Faccio qualsiasi cosa che mi passi per la testa. Lavoro tanto su progetti personali che possano incuriosire futuri clienti. Con Nike è successo proprio così: tempo fa avevo illustrato delle tavole sui dieci modelli di scarpe che preferivo e pubblicando il lavoro sui social sono stato contattato per lavorare con il brand. 

Quali sono le difficoltà del tuo lavoro? 
Ce ne sono tante! Quando lavoro a un progetto personale sono libero, mentre con i clienti sono più vincolato. È necessario saper mediare tra le due parti. L’altra difficoltà, che poi è anche il bello, è riuscire a gestire tutti i fattori: animare, modellare, postprodurre, a volte anche fare l’audio. 

Veniamo al video di Marymango, con Ghali e Tha Supreme. Come è nata questa collaborazione? 
È nata questo febbraio, poche settimane prima che uscisse il suo ultimo album. Io e Ghali avevamo iniziato a sentirci già nel 2015, quando lui non era ancora così famoso ma seguiva i miei lavori e mi aveva chiesto un ritratto. Marymango è stata la prima buona occasione per fare qualcosa insieme. 

Un video psichedelico realizzato durante uno dei momenti più strani di sempre, la pandemia. Un mix micidiale! Quanto tempo ti ha preso? 
Ci ho messo quasi 4 mesi. A causa della pandemia sono finito a lavorare a casa senza la strumentazione che ho in studio, avevo previsto una dinamica di lavoro completamente diversa. È stata una bella sfida. Il video ha un look un po’ grezzo, amatoriale, che comunque corrisponde alle possibilità tecniche di cui disponevo. È incredibile come la fotografia poi impasti tutto in maniera omogenea.

In che modo?   
I set erano molto piccoli, ma la fotografia ha dato una sorta di profondità che in realtà non c’era in camera! E per camera intendo fisicamente la camera da letto, il luogo in cui il video è stato girato… Mi ha colpito come la lente possa giocare un ruolo fondamentale in questa cosa. 

Quanti scatti hai prodotto per tre minuti di video? 
In totale sono circa 3500, contando anche gli scatti fotografici e le sequenze che non ho inserito alla fine. Ho fatto anche un sacco di test di animazione per capire i movimenti, il look delle scene….

Come hai gestito il rapporto tra la parte progettuale e quella più strettamente artigianale? 
All’inizio sono andato un po’ in “sbatti creativo”, anche dovuto alla situazione di lockdown. Mi ci è voluto un po’ per concepire una storia che potesse reggere i tre minuti, una cosa che non avevo mai fatto prima. Ho poi sviluppato lo storyboard e tradotto in immagine tutte le idee che avevo. Da lì ho cominciato a modellare le varie scene. Il procedimento è stato modellazione-animazione-costruzione del set fotografico, poi distruzione di tutto quanto e via da capo. 

Il video pullula di riferimenti letterari e cinematografici. Ce ne spieghi qualcuno? 
L’idea degli alieni è ispirata alla copertina del disco di Ghali, in cui ci sono delle creature che stanno dentro alla sua faccia. Ci sono altre reference come Pinocchio, Ghosbuster, Men in Black e Spiderman Multiverse. Più in generale alcuni fumetti che avevo qua in casa, che ho consultato per capire come estendere la storia.

Tra i dettagli che sono saltati più all’occhio di tutta questa meticolosa realizzazione c’è il movimento labiale con cui i due personaggi cantano nel video. Come hai fatto? 
Era la prima volta che lo facevo. Ho usato un programma che mi permette di vedere cosa sto scattando mettendomelo in sequenza live. Mi sono filmato mentre cantavo la canzone, ho messo il video come sfondo e ho modellato “frame by frame” il mio personaggio in plastilina seguendo il movimento delle mie labbra. 

Qual è il particolare che hai amato di più e su cosa, invece, fai autocritica?   
La parte del labiale è stata proprio bella da fare. Nel momento in cui ho avviato la canzone e ho visto che le labbra andavano a tempo ho pensato “che figata!”, mi è piaciuto tantissimo l’effetto. Come critica generale, ciò che mi lascia tutt’ora perplesso è l’aspetto molto materico e grezzo che hanno i personaggi, l’ambientazione e anche l’animazione stessa. Di solito sto molto più attento alla fluidità dei movimenti e ho più accortezza nell’animare. Ma, date le particolari circostanze, ci sono andato un po’ con la mano pesante…

Ultimi articoli in Design

Ultimi articoli su Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram