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Cosa c’è da vedere alla seconda edizione di Homo Faber

L’evento dedicato all’arte dell’artigianato tornerà a Venezia dal 10 aprile all’1 maggio: quindici spazi espositivi, ognuno dedicato a diversi aspetti dell’alta manifattura.

Homo Faber Event torna a Venezia nel 2022 con tre settimane interamente dedicate all’arte dell’artigianato, dal 10 aprile all’1 maggio. Per la sua seconda edizione, l’evento punta i riflettori sull’eccellenza dei maestri d’arte a livello internazionale, con un’attenzione particolare ai maestri del Giappone, dalle tradizioni artigianali del Paese del Sol Levante alla sua influenza sulla creatività d’arte europea. Verranno infatti esposte nel percorso espositivo dodici Tesori Nazionali Viventi, prestigiosa designazione attribuita ai suoi migliori maestri giapponesi.

Con un totale di quindici mostre, l’evento – ospitato nell’Isola di San Giorgio Maggiore e il complesso architettonico della Fondazione Giorgio Cini – sostiene così gli artigiani e il loro savoir-faire, narrando il loro percorso insieme alle influenze territoriali che arricchiscono le loro opere: alcuni incontri inviteranno i visitatori a incontrare gli artigiani e a condividere momenti con loro mentre lavorano, mentre altre daranno vita all’artigianato attraverso ispiranti scenografie.

Il parterre dei curatori annovera quest’anno designer, curatori e architetti da tutto il mondo tra cui Jean Blanchaert, Frédéric Bodet, Stefano Boeri, David Caméo, Judith Clark e Michele De Lucchi. Quest’anno sarà inoltre presente il programma degli Young Ambassadors, il quale animerà gli spazi espositivi con i suoi studenti di talento, selezionati dalle migliori scuole di arti applicate e design di tutta Europa, che saranno a disposizione per offrire ai visitatori visite guidate.

Visual Homo Faber 2022. Courtesy ©Michelangelo Foundation

Le mostre

Il nostro guest editor 2018 Michele De Lucchi e il suo studio AMDL CIRCLE propongono Magnae Chartae, una mostra dedicata alla lavorazione della carta e l’importanza delle varie lavorazioni nei relativi processi creativi. Secondo nome italiano presente, Stefano Boeri sarà invece in collaborazione con la gallerista Jean Blanchaert: Next of Europe sarà un moderno cabinet de curiosités, accogliendo un’ampia selezione di oggetti realizzati da maestri artigiani.

Dal Giappone, la fotografa Rinko Kawauchi ci mostra in Gli atelier delle meraviglie attraverso una serie di scatti gli atelier dei Tesori Nazionali Viventi del Giappone, il cui lavoro è presentato nella seguente mostra Il Giardino delle 12 Pietre. Qui saranno in mostra gli oggetti realizzati dai maestri nipponici, tra cui kimono, un’arpa in lacca Urushi e un cesto per i fiori in bambù.

A cura del designer Sebastian Herkner, Il motivo dei mestieri invita artigiani e atelier a interpretare il motivo geometrico del sagrato di fronte alla Basilica di San Giorgio utilizzando marmo, mosaico, intarsio di legno, tessuti e altre tecniche.

Homo Faber 2022, curatori. Courtesy ©Michelangelo Foundation. Foto Laila Pozzo

La curatrice britannica Tapiwa Matsinde presenta con The Artisan: una sala da tè, fatta a mano, un’oasi incantata che crea un ponte tra la funzionalità di una sala da tè e la creatività di un interno bohémien. Lo spazio è arredato con pezzi iconici di artigiani, designer e artisti di tutto il mondo, per creare un senso di meraviglia attraverso gesti quotidiani come sedersi, rilassarsi e gustare una tazza di tè.

Nella mostra Attendere nell’ombrosa quiete, il registra e visual artisti Robert Wilson svela le influenze giapponesi dietro alle sue produzioni teatrali, in particolare la Madama Butterfly di Puccini. Una mostra evocativa consente al pubblico di immergersi nelle sue geniali rappresentazioni sceniche all’interno dei locali dell’ex piscina Gandini, trasformata per l’occasione in un palcoscenico d’eccezione. Luci, suoni, costumi, opere d’arte, video, oggetti di scena e arredi sono creati in collaborazione con un team di maestri artigiani che si avvalgono di tecniche antiche.

Immagine di apertura: San Giorgio Maggiore Island, Giorgio Cini Foundation, Venice. Courtesy © Fondazione Giorgio Cini

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