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Smartphone pieghevoli, finalmente ci siamo?

Dopo anni di promesse mancate, i telefoni pieghevoli sono diventati ciò che dovevano essere: eleganti, sottili e davvero utili. Samsung guida con i nuovi Galaxy Fold e Flip, e l’intelligenza artificiale gioca un ruolo chiave.

Lo smartphone è uno strumento essenziale della nostra vita di tutti i giorni dallo scorso decennio. Serve a comunicare, funzione che ha ereditato dai telefoni di cui è l’evoluzione; ma lo usiamo anche per pagare, viaggiare, fotografare, informarci, ascoltare musica, entrare ai concerti, aprire la macchina e casa. Ci riesce difficile immaginare “come facevamo prima”, eppure fino a vent’anni fa quasi non lo trovavi neanche nei libri di fantascienza (fa eccezione il solito Philip Dick); ci si è incollato talmente tanto addosso che ciclicamente il New York Times tira fuori un articolo nostalgico sui “dumb phone”, ovvero i telefoni senza funzioni che non siano telefonare e messaggiare, un po’ come nel pieno dell’età industriale si sognava un ritorno alla natura.

Lo smartphone non ha mai smesso di cannibalizzare funzioni e oggetti fisici, ma il suo fattore di forma è lo stesso di quel primo iPhone mostrato da Steve Jobs il 9 gennaio 2007. Nel corso degli anni lo schermo si è mangiato le cornici, i pixel sono aumentati, le fotocamere sono cresciute moltiplicando il numero delle lenti. Ma il design è sempre quello lì. Tanto da fare diventare lo smartphone un oggetto noioso: non c’è niente di nuovo da inventare, sotto il profilo dell’hardware.

Samsung Galaxy Fold, Il primo smartphone pieghevole della storia, annunciato nel 2019

O almeno così si pensava, finché Samsung annuncia un telefono che molti pensavano sarebbe arrivato, ma chissà quando, e comunque poteva anche non succedere… nel 2019, viene annunciato il primo Galaxy Fold. Il concetto è semplice: uno smartphone che si apre e diventa un tablet. Passa qualche mese e Motorola riporta in vita il brand di telefoni a conchiglia Razr con il primo telefono pieghevole “flip”, ovvero uno smartphone che anziché sdoppiarsi, si piega a metà, diventando più comodo da trasportare.

Eccolo, lo smartphone del futuro!, si pensa in quei mesi, che tra l’altro corrispondono agli ultimi prima che la pandemia ci faccia cambiare idea su tantissime cose. In realtà, i foldable da lì in poi restano un bellissimo gadget da tirare fuori all’aperitivo, ma sono infestati di problemi di ogni ordine e tipo, magagne che riguardano soprattutto lo schermo, si evolvono molto lentamente e poi c’è il problema che… non si capisce bene a cosa servano. Un concetto che mi capita spesso di affrontare con esperti di tecnologia, colleghi o analisti, magari in situazioni informali, a lato di grandi lanci o su navette di transfer che portano da una location all’altra di un grande evento di tecnologico. “Belli ‘sti foldable… ma a che servono davvero tu l’hai capito?”

Motorola Razr, il primo telefono pieghevole “flip”, commercializzato nel 2019

E già. A cosa serve esattamente un telefono pieghevole? Gli smartphone sono già perfetti così. E poi i modelli “fold” sono grossi e pesanti, i “flip” richiedono di essere aperti ogni volta che li devi usare… e poi costano. Costano parecchio. Comunque sia, più o meno tutti i grandi del tech, a parte Apple, hanno lanciato sul mercato dei telefoni pieghevoli. Huawei lo fa poco dopo Samsung, poi seguono gli altri, come  Oppo, Xiaomi OnePlus, Honor e addirittura anche Google, che di recente ha cercato il suo spazio nel regno dei foldable. 

Spesso questi smartphone sono dispositivi “dimostrativi”, che sembrano più che altro manovre di marketing votate alla costruzione dell’immagine del brand, un “guarda cosa siamo capaci di fare”; spesso gli “smartfold” sono disponibili per l’acquisto solo in pochissimi paesi, a seconda delle strategie dei singoli brand. Gli unici che sembrano crederci tantissimo, nei foldable, sono solo quelli di Samsung.

Honor ha recentemente lanciato solo per il mercato cinese il Magic V5, presentato come il foldable più sottile di sempre: 8.8mm, 0.1 meno del nuovo Galaxy Z Fold7

Al lancio del secondo Fold, che arriva a distanza di un anno, nel 2020, intervisto Jun-yong Song, che guida il team di sviluppo dei foldable di Samsung. Il designer, che come tutti i progettisti di scuola orientale non teorizza troppo, non cita maestri del passato e del presente, ma in maniera molto pragmatica si pone come l’anello di un gigantesco processo che ha come fine ultimo quello di immettere sul mercato il migliore prodotto possibile – e venderne quanti più possibile, è ovviamente sottinteso –, dice due cose che ancora oggi risuonano. La prima è che «siamo sempre aperti a ciò che c’è di nuovo, a ciò che succede là fuori, a quello che dicono i clienti»; e la seconda, cruciale, è che «il design consiste davvero nel rendere la tecnologia bella, nel garantire che i benefici della tecnologia vengano trasmessi».

Il nuovo Samsung Galaxy Z Fold 7 Blue. Courtesy Samsung

E forse su quest’ultimo punto Samsung per un po’ gira a vuoto. Tanto che i primi della classe vengono superati dai brand cinesi. Prima da Honor, che con il Magic V2 riesce per la prima volta ad assottigliare un foldable così tanto che a guardarlo sembra un normale smartphone; e poi da Huawei, che dopo anni difficili torna a far parlare di sé con un “trifold” che colpisce non solo gli impallinati del tech, tanto che in Italia ne scrive anche Il Post, che solitamente sembra fare una fatica quasi ideologica quando c’è da affrontare temi di tecnologia di consumo. Ma c’è un problema, ovvero che… sono telefoni cinesi. E quindi, per come li abbiamo imparati a conoscere da anni, eccellono sotto il punto di vista dell’hardware. Ma quando c’è da andare all’interfaccia e all’esperienza d’uso, non c’è niente da fare: i brand occidentali continuano a sfornare i prodotti migliori. Tanto che i “fighetti” della tecnologia continuano a preferire Apple, o Google quando c’è da comprare un telefono, al limite Samsung che è un brand orientale di origini, ma decisamente occidentale nell’approccio. 

All’ultimo Unpacked, l’evento di lancio dei suoi telefoni, Samsung si riprende la scena. A questo punto, possiamo dire che il brand coreano ha definito con precisione le due diverse tipologie di “smartfold” e ha capito a cosa servono. In questo l’evoluzione velocissima dell’AI per gli smartphone gioca un ruolo essenziale. I due nuovi modelli, Galaxy Z Fold7 e Flip7, debuttano con One UI 8, l’interfaccia personalizzata Samsung basata su Android 16, con integrazione dell’assistenza intelligente, e Gemini Live, assistente AI multimodale di Google integrato direttamente nell’interfaccia, anche sullo schermo esterno del Flip7. È quasi impossibile non vedere i telefoni pieghevoli “flip” come l’unica opzione sensata di gadget dotato di AI: un dispositivo piccolo, potente, con dentro i chatbot di Google, con cui interagire tramite la voce o l’uso della fotocamera, anche grazie a un display da 4,1” che ora occupa quasi tutto la parte frontale del telefono quando chiuso: all’occorrenza, lo apri; la previsione è che in futuro lo aprirai sempre di meno.

Il nuovo Samsung Galaxy Z Fold 7 Blue. Courtesy Samsung

Ma il vero re di questo lancio è il nuovo Galaxy Z Fold7. Rispetto ai “panini” degli anni passati, Samsung ha finalmente lavorato sullo spessore, assottigliando il dispositivo fino all’impossibile: ora è alto quasi lo stesso del supertop di gamma, il Galaxy S25 Ultra (8,9mm contro 8,6). In sostanza, il Fold è diventato finalmente quello che doveva essere: uno smartphone ultrapotente che si apre e diventa un piccolo tablet, espandendo così sia le possibilità di intrattenimento, sia quelle di produttività. Anche il modulo fotografico è stato portato al livello dei flagship del brand, ovvero dell’Ultra, e pure la batteria guadagna un pochino. Certo, continua a costare tanto: il Flip da 1.279 euro e il Fold 2.199, almeno in Italia . Ma con un design finalmente maturo, materiali premium, una AI integrata in profondità grazie a One UI 8 e Gemini Live, e una rinnovata attenzione all’esperienza d’uso, Galaxy Z Fold7 e Flip7 non sono più prototipi da aperitivo ma candidati credibili al ruolo di smartphone principali. Con prezzi alti ma giustificati da prestazioni e innovazione, rappresentano forse il vero inizio dell’era dei foldable. 

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