La storia del balaclava, il “nuovo” accessorio dall’estetica post-soviet

Dopo l’architettura brutalista, è ora il turno del passamontagna. L’indumento second-skin diventato virale grazie a Tik Tok compare ormai nelle collezioni delle principali maison mondiali. Ma la sua nascita è ben lontana dalle passerelle.

Nei giorni in cui la fashion week Parigina presentava le nuove collezioni autunno/inverno 2022, tra maison come Louis Vuitton e Hermès è comparso anche un giovane brand nato a Singapore dal nome manifesto: Youths In Balaclava. La loro sfilata Psycho highways viene presentata sullo sfondo di uno scenario distopico sci-fi, un’immersione di estetica punk che culmina nell’elemento simbolo del passamontagna. Il loro motto è riuscire a soddisfare i “ragazzi annoiati”.

Loewe, autunno/inverno 2021-22
Loewe, autunno/inverno 2022

Ma questi giovani stilisti malesiani non sono gli unici ad aver buttato un occhio di riguardo verso quello che sembrerebbe essere il nuovo accessorio invernale dell’anno. Oggi, il passamontagna – o meglio il balaclava – è molto più di un semplice copricapo protettivo. Con l’entrata della mascherina protettiva nelle vite quotidiane, il balaclava approda direttamente da TikTok in chiave do-it-yourself. In pochi mesi diventa così l’accessorio preferito della sempre più globale gen-z, come risposta alle necessità sempre più impellenti in tempi di pandemia di coprirsi il viso.

Pussy Riot. Foto Igor Moukhin

Ma l’indumento second-skin ha una storia ben più lontana delle piattaforme social. Partendo dal nome, Balaclava è una città portuale ucraina, scenografia di un’importante battaglia nel 1854 durante la Guerra di Crimea. Le truppe britanniche e irlandesi furono inviate a combattere i soldati russi in condizioni di gelo con nient’altro che una logora uniforme estiva. Le donne britanniche cominciarono quindi a lavorare a maglia cappelli per le truppe e a spedirli nelle caserme.
Il copricapo da allora è diventato simbolo della milizia dell’Europa orientale, dopo essere stato usato dai manifestanti separatisti filo-russi.

Nei decenni sono stati poi in molti a usarli nei movimenti di emancipazione e rivolta – ricordiamo ad esempio il collettivo punk Pussy Riot – ma negli ultimi anni sono state proposte varianti sempre più stravaganti, con versioni colorate di caramelle e coniglietti dalle orecchie. In effetti, non ci è del tutto nuovo il ritorno nostalgico all’estetica post-soviet, ora però definitivamente riappropriata dal panorama pop e ripulita da una serie di valori storici e culturali. L’hashtag #sovietaesthetic ha 4,7 milioni di visualizzazioni su TikTok, pieno di video di giovani adolescenti che romanticizzano l’architettura brutalista e l’immaginario cementizio della vita dopo la caduta dell’URSS.

   

Ma i passamontagna sono stati anche una colonna portante della passerella di quest’anno, dall’allucinatorio stile scacchiera di Virgil Abloh alla maschera, fino al tocco avant garde di Givenchy con corna di diavolo lavorate a maglia. Diventano veri e propri oggetti di culto, come il total black indossato da Kim Kardashian per il Met Gala 2021, e il balaclava rosso acceso Miu Miu, apparso lo scorso marzo insieme ad abiti sottoveste e stivali da neve sullo sfondo delle montagne dolomitiche italiane. I passamontagna sono apparsi anche nelle recenti collezioni di Moschino, Balmain, Marine Serre e Raf Simmons prima di arrivare in marchi come Urban Outfitters e Weekday.

MIu Miu, autunno/inverno 2021

Foto in apertura: Evacuazione dello squat Singel 114, Amsterdam, 1984

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