L’autenticità del progetto? Lo deciderà la blockchain

La “catena di blocchi” sarà sempre più rilevante nel mondo di architettura e design, non solo nei progetti realizzati ma anche in concept, idee e processi.

Da tre anni a questa parte la città di Dubai ha avviato un processo di trasformazione che la sta portando a essere la prima città al mondo “controllata al cento per cento dalla tecnologia blockchain”. Le permetterà, a regime, di risparmiare 1,5 miliardi di dollari l’anno grazie allo snellimento di tutte le procedure che regolano una smart city. Piattaforme che dialogano tra loro, decentralizzazione delle decisioni, collaborazione tracciata tra i vari settori – dalla mobilità urbana all’amministrazione finanziaria, dalla sanità al monitoraggio delle infrastrutture – e certificazione di ogni passaggio di informazioni sono solo alcuni dei vantaggi che possono portare la tecnologia blockchain fuori dall’ambito finanziario, per trovarle un’applicazione nel mondo in cui viviamo. Insomma, a un decennio dalla sua nascita, la blockchain abbraccia molti più ambiti della sola finanza, o delle ricche aste di arte digitale. 

Quando abbiamo letto, nei mesi scorsi, di opere d’arte digitali certificate con un NFT e vendute per milioni di dollari, l’idea che una .gif, un certificato, poche centinaia di euro convertiti in criptomoneta potessero trasformare - o addirittura, generare - denaro ha raccolto molto entusiasmo. “Posso farlo anch’io?” si sono chiesti in molti e, forse sì, potremo farlo anche noi, potremo farlo sempre più spesso e in modo più semplice, ma la rivoluzione della blockchain non sembra passare da questi fenomeni. 

“Sicuramente c’è un aspetto di hype legato agli enormi guadagni con le criptovalute” spiega Francesco De Collibus, solution architect nell’ambito IT, autore del libro Hacking finance. La rivoluzione del bitcoin e della blockchain ed esperto di applicazioni della blockchain nel mondo dell’impresa. “Ma la blockchain è anche un fattore di grande innovazione per l’industria. Il bitcoin è stato un passo utile, perché per fare bitcoin è stato necessario svolgere molta ricerca di base, per esempio è stato risolto il problema della double spending, ovvero come fare in modo che il mio denaro non sia già stato speso altrove, e quindi come trovare un accordo sul registro delle transazioni. A partire dalla ricerca su questo problema si sono aperte le strade che oggi stiamo percorrendo, in ambiti molto diversi, dall’industria alla progettazione, all’architettura, al design.” 

Foto Pierre Borthiry su Unsplash

La blockchain crea valore
La blockchain non è solo finanza, ma è sicuramente creazione di valore. Questo registro digitale condiviso e aperto, sul quale chiunque può scrivere nuovi dati, nuove informazioni, ma nessuno può modificare ciò che è stato scritto, sembra essere destinato a diventare qualcosa di sistemico, di lungo termine. Certo, questo è il momento nel quale i vantaggi si intuiscono, ma sono sfuggenti. Per nessuno è chiaro quale cambiamento si rivelerà epocale, quale tra i molti semi (sono migliaia le start-up che lavorano sulla tecnologia blockchain, in stretta relazione con il mondo della ricerca accademica) genererà la “grande” trasformazione. D’altra parte era difficile prevedere, nel momento in cui internet ha incontrato il mondo dell’impresa, la nascita dei social network o le ripercussioni che l’intelligenza artificiale avrebbe avuto sull’economia e sui nostri impianti politici e sociali. “Volevamo le auto volanti, abbiamo avuto 140 caratteri”, ha detto il venture capitalist Peter Thiel, a proposito dello sviluppo tecnologico degli ultimi vent’anni. “Il futuro di queste tecnologie non è lineare” spiega Francesco De Collibus “stiamo assistendo alla nascita di sistemi molto complessi, e quale fenomeno verrà raggiunto non è chiaro. Tutto dipende dalla somma di alcuni fattori chiave, dal tempo giusto, dalla tecnologia, dalla maturità del mercato.” 

Stiamo assistendo alla nascita di sistemi molto complessi, e quale fenomeno verrà raggiunto non è chiaro.

Il valore del progetto 
Il modo in cui la blockchain incontra il design, per esempio, sembra poter conferire valore ai contenuti, all’idea, al processo produttivo. “Se parliamo di mondo del design, ho visto tre approcci”, spiega Francesco De Collibus, “innanzitutto il modo in cui viene certificata la supply chain, il processo produttivo. Il secondo aspetto, sul quale stanno lavorando molti produttori del lusso, è quello del digital twin, un alter ego digitale del prodotto che viene inserito nella blockchain e che ne segue il suo ciclo di vita. Un terzo aspetto è quello dell’utilizzo degli NFT per certificare l’unicità dei pezzi, l’appartenenza esclusiva ad un unico proprietario e la disponibilità, sul mercato, di un numero definito di essi.” 
Un dibattito aperto nei gruppi Slack dei progettisti è se possa esistere anche un mercato delle cose mai avvenute. Il non prodotto può entrare nella conversazione?Al di là della vendita di progetti concettuali con certificato NFT, di cui i marketplace dedicati sono ormai saturi (le barriere all’ingresso sono minime, così come i guadagni), la prima cosa concreta a cui hanno pensato designer ed aziende è fare emergere il valore degli archivi. Fino a oggi, sul mercato ha trovato spazio ciò che era passato attraverso una serie di filtri prima di diventare un oggetto tangibile, prodotto e riprodotto, e al quale la catena del valore ha attribuito un prezzo. Ma anche l’oggetto non prodotto porta con sé momenti, informazioni e, quindi, un valore: le date, le scelte, i passaggi di mano, le idee abbozzate.
La blockchain può essere una tecnologia utile per portare a galla queste sequenze, e allora anche il processo può diventare interessante per un pubblico. Il pensiero è andato subito alla valorizzazione degli asset digitali, che rappresentano un bacino enorme per aziende e designer. 

Non solo collezionismo 
Il settore del lusso ha sviluppato una blockchain per contrastare la contraffazione e lavorare su una delle componenti critiche del mercato: la fiducia. Nel 2019 LVMH e Microsoft hanno lanciato il programma AURA: quando un cliente acquista un prodotto, acquisisce anche il certificato criptato che ne descrive il processo produttivo.
Questo significa contenere il fenomeno della contraffazione ex ante (certificare gli step del progetto), anziché ex post (rispetto del copyright). “Certo, non bisogna farsi illusioni e puntare troppo sulla soluzione tecnologica per contrastare il falso” commenta Francesco De Collibus “Credo che un grosso malinteso sia che la blockchain possa rendere impossibili le frodi. Grazie a questa tecnologia, puoi essere sicuro di ciò che avviene on-chain, lungo la catena. Le transazioni sono leggibili, sono firmate, non sono modificabili. Ma quello che non vedi è ciò che avviene off-chain, al di fuori del sistema. Di sicuro possiamo raggiungere un livello superiore di sicurezza, però la frode è sempre possibile, il soluzionismo tecnologico che pensa di risolvere problemi sociali, umani molto complessi, con la tecnologia mi sembra una illusione.” 

Credo che un grosso malinteso sia che la blockchain possa rendere impossibili le frodi.

Una nuova frontiera per il DIY
Certificare un prodotto non significa solo inserirlo in un sistema chiuso e tutelato. Può anche succedere che il sistema, grazie a un NFT, si possa aprire. Pochi mesi fa, il marchio canadese di candele Bocci ha diffuso un kit “fai da te” protetto da Non-Fungible Token, in cui viene mostrato il procedimento per realizzare da soli le particolari candele del brand, un processo produttivo non semplice, filigrane create lasciando raffreddare la cera fusa attorno a uno stoppino, in una camera centrifuga riempita di frammenti di ghiaccio. Un NFT, nel caso delle candele dedicato a collezionisti ed appassionati, se usato su larga scala può intervenire nel momento in cui si separano la fase della progettazione e quella della produzione, in questo caso auto-produzione. Che cosa è, questo, se non un tentativo di disintermediare il sistema di licenze e brevetti? 

La Bocci Candle. Da omerarbel.com

Una blockchain facile da usare 
È piuttosto chiaro che, in questo momento, la blockchain sia molto sponsorizzata da aziende, start-up tecnologiche, per le quali essa rappresenta il prodotto da vendere. Tuttavia, al di là degli interessi economici, la sua affermazione sembra ormai inevitabile, purché si risolvano alcuni problemi. La sostenibilità ambientale, di cui si parla molto, ma soprattutto la scalabilità. Come il web, che ha avuto una grande espansione quando si è rivelato davvero scalabile. Secondo De Collibus “l’elemento che fa la differenza è sempre questo, quanto è scalabile la tecnologia. Su questo punto si sta lavorando molto, perché in ambito finanziario qualche limite si è visto.” Il secondo aspetto, rendere user-friendly la blockchain, potrebbe non essere una discriminante “stiamo parlando di una tecnologia abilitante che, così come la configurazione di una rete internet, potrebbe anche non interessare il pubblico.” 

Tuttavia, alcuni progettisti stanno girando la domanda: che cosa possono fare i designer per la blockchain? In ambito finanziario, perché ancora una volta questo è il terreno di sperimentazione, Square Crypto è una organizzazione di designer decentralizzata dove si lavora costantemente per semplificare ogni aspetto dell’ecosistema bitcoin: dalla gestione dei wallet, all’abolizione di tutte le complesse validazioni per accedervi, dalla semplificazione del mining attraverso kit dedicati, al puro logo-design per nuove criptovalute. Negli ultimi tre anni, la piattaforma 99Design ha visto crescere del 450% le richieste su progetti legati alle criptomonete. Progettare per la blockchain: rendere il processo più accessibile, l’ecosistema più sostenibile, semplificare l’esperienza utente.

Marc Leschelier, Cryptoplasm, Ephemera

Marc Leschelier ha portato alla Biennale di Venezia l’installazione “Blocks on Blockchain”, tentando di costruire un vocabolario in grado di legare la solidità della materia a formule ed algoritmi intangibili. “Come architetto, sono stato molto attratto dal concetto di blockchain, certamente per come materializza il virtuale” spiega Marc Leschelier, “eravamo abituati a percepire il virtuale come qualcosa di liquido, ma per la prima volta, la blockchain ha portato il concetto di solidità e unicità. Ed è interessante che, per illustrare queste idee, siano stati usati i blocchi, tipici del vocabolario della costruzione”.  
Forse potremmo immaginare, rappresentare e vedere questa catena di blocchi, ma il fatto che circoli ancora troppo la domanda “come funziona” può essere un problema per la diffusione della tecnologia. “Non credo” ribatte Leschelier, “Blockchain è solo una lista di informazioni che non possono essere modificate, tutto qui. È uno strumento incredibile per produrre sistemi gerarchici come un’architettura, ma la gente non ha bisogno di saperne di più, ha solo bisogno di capire come cambierà il mondo, nel bene e nel male”. 

Immagine di apertura: Foto Pascal Bernardon su Unsplash