Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1020.

Nel numero di gennaio, il primo diretto da Michele De Lucchi e dedicato alla ribellione, Domus ha conversato con Peter Shire. Il designer, artista e ceramista è nato a Los Angeles nel 1947 ed è stato membro del gruppo Memphis.

Personalmente, quando progetto procedo per aggiunta invece che per sottrazione. Il ritmo del lavoro, poi, come una danza, dev’essere sempre presente o un progetto sarebbe inerte. Una persona molto intelligente una volta mi ha detto: ‘Lo sguardo delle persone sarà sempre attirato da ciò che si muove, fosse anche un insetto sul pavimento’. Visto però che un movimento meccanico comporta un grande dispendio in termini d’ingegnerizzazione e manutenzione, cerco di mutuare le idee del Futurismo e del Costruttivismo o d’inserire nel mio lavoro immagini di auto, moto, barche e aerei per dare l’illusione del movimento. Mi capita spesso di pensare che molti aspetti della politica, della cultura e del conformismo siano disumani e sbagliati. O, più semplicemente, inutili.

Mi capita spesso di pensare che molti aspetti della politica, della cultura e del conformismo siano disumani e sbagliati. O, più semplicemente, inutili. Affrontare e mettere in discussione le norme comporta un vero sforzo di autocontrollo. C’è un momento in cui l’immagine contenuta nell’atto creativo sembra arrivare come un grido lontano, dall’angolo più remoto degli abissi. Verrebbe spontaneo ignorarla, adeguarsi alle regole e dire: ‘Oh no, questo non posso farlo!’. Invece, è proprio questo il momento di agire. In qualche modo, l’autocontrollo insieme con il brivido di superare la voragine con un balzo sono entrambi ben radicati nella mia natura incorreggibile e ribelle”.

Leggi l’articolo completo su Domus 1020. Il pezzo originale è stato editato da Elena Sommariva.