States of Design 10: Design sociale

La dedizione con la quale architetti e designer sono impegnati a ottenere anche piccoli miglioramenti delle condizioni di vita aprono nuove prospettive non solo alla pratica del design, ma anche alla politica e alla gestione del settore pubblico e privato.

Questo articolo è stato pubblicato su Domus 955, febbraio 2012

All'inizio del 2011, un post intitolato Is Humanitarian Design the New Imperialism? (ovvero, Il progetto umanitario è il nuovo imperialismo?) ha scatenato un'accesa controversia. L'autore dell'intervento apparso su FastCompany.com, Bruce Nussbaum, è un noto docente e critico americano con un solido background sull'aspetto commerciale del design. Nussbaum non ha usato un linguaggio incendiario, e si è mostrato al contrario molto misurato nel riportare i "malumori" (il termine è suo) di alcuni designer asiatici e in particolare indiani, infastiditi dalla generosità apparentemente non disinteressata di grandi e piccole società americane come Project H (piccola) e IDEO (grande). È possibile che parte dello scetticismo di Nussbaum derivi dalla sua giovanile adesione a Peace Corps, lo storico programma fondato dal presidente Kennedy nel 1961, spesso accusato di perseguire l'agenda imperialistica americana celandola sotto la veste di un programma di aiuti umanitari— negli anni Sessanta e Settanta, l'atteggiamento altruista di molti liberali americani era stato macchiato da quest'accusa.

Nel 2011, la reazione alle parole di Nussbaum è stata comunque immediata e molto accalorata, e i commenti in calce al suo intervento rappresentano solo una piccola parte del dibattito. Nussbaum ha chiaramente toccato un nervo scoperto nella comunità del design, stimolando commenti che variano dal sincero, articolato e candido all'opportunistico, ipocrita e strumentale. Sembra quindi che il Design Sociale sia al di sopra di ogni critica e rimprovero—anche se, come dimostra la storia anche recente, non è infallibile.
In apertura: Elemental, Quinta Monroy, Iquique, Cile: esempi di completamento informale delle unità abitative. Il progetto prevede che gli inquilini possano intervenire autonomamante per raddoppiare la superficie iniziale di 36 mq. Photo Cristobal Palma. Qui sopra: One Laptop Per Child. Nicholas Negroponte, promotore del progetto, ha presentato l’ultima generazione di computer XO-­3 in forma di tablet. Evoluzione del primo XO laptop. Il design è di Fuseproject guidato da Yves Béhar
In apertura: Elemental, Quinta Monroy, Iquique, Cile: esempi di completamento informale delle unità abitative. Il progetto prevede che gli inquilini possano intervenire autonomamante per raddoppiare la superficie iniziale di 36 mq. Photo Cristobal Palma. Qui sopra: One Laptop Per Child. Nicholas Negroponte, promotore del progetto, ha presentato l’ultima generazione di computer XO-­3 in forma di tablet. Evoluzione del primo XO laptop. Il design è di Fuseproject guidato da Yves Béhar
Cos'è il Design Sociale dunque? In genere, il termine è usato per etichettare il lavoro di designer e architetti che si occupano di progetti legati a temi sociali e umanitari. Tuttavia è una definizione che si rivela profondamente insoddisfacente. Suggerisce, per esempio, un tipo di design che non pare concepito a beneficio dei singoli individui, quanto piuttosto a beneficio di gruppi ricondotti a una visione standardizzata e livellata sulla media, con l'intento di migliorarne le condizioni. Ma non è rischioso generalizzare? E poi, non si tratta proprio di quello di cui si occupa il design? Il design non è forse tutto 'sociale'? Il termine, inoltre, implicitamente rivela una forma di ingerenza e, palesemente, un rapporto dall'alto in basso del tipo docente-allievo.
<i>OCCUPY!</i> il giornale prodotto da n+1 insieme a Astra Taylor e Sarah Leonard distribuito in a Zuccotti Park, a Manhattan
OCCUPY! il giornale prodotto da n+1 insieme a Astra Taylor e Sarah Leonard distribuito in a Zuccotti Park, a Manhattan
Il Design Sociale si muove su una linea davvero sottile, tanto che moralismo e dichiarazioni ambiziose sono spesso andati di pari passo con le sue espressioni. Numerose personalità carismatiche nel mondo dell'architettura e del design hanno tuonato contro dissoluzione e disparità con veemenza da predicatori. Negli anni Sessanta e Settanta, Victor Papanek è stato tra i primi a porre la questione in termini contemporanei, affrontando non solo il tema delle condizioni di vita, classe e differenze di reddito, ma anche problemi legati alla responsabilità verso l'ambiente. Di corporatura minuta, Papanek compensava la sua statura con un ego smisurato e un abbigliamento in stile Star Trek; aveva sempre in mente il più vasto scenario possibile lavorando con l'UNESCO e l'Organizzazione Mondiale per la Sanità su temi come povertà, disabilità e sviluppo economico nel Terzo Mondo.
Cambiare il mondo, sia a livello globale sia a livello locale, è l’aspirazione comune a tutte le forme di design sociale
Philips Design, Low Smoke Chulha. Promosso da Philips Design in stretta collaborazione con organizzazione non governative, il progetto di cucina low tech riduce considerevolmente il consumo di legna da ardere oltre a contenere le emissioni nocive
Philips Design, Low Smoke Chulha. Promosso da Philips Design in stretta collaborazione con organizzazione non governative, il progetto di cucina low tech riduce considerevolmente il consumo di legna da ardere oltre a contenere le emissioni nocive
Molti designer di oggi portano in tasca il suo 'libretto verde' Design for the Real World, pubblicato nel 1971 e sottotitolato Human Ecology and Social Change: grazie a esso hanno imparato a pensare che possono veramente cambiare il mondo. Cambiare il mondo, sia a livello globale sia a livello locale, è l'aspirazione comune a tutte le forme di Design Sociale. Da qui in poi useremo il termine in lettere minuscole e lo considereremo nello stesso modo in cui valutiamo le scienze sociali, come un'espressione generale sotto la quale raggruppare attitudini marcatamente 'estroverse', che comprendono per esempio il design attivista (politicamente militante, tendente al manifesto, partigiano, che agisce attivamente contro lo status quo, ideologicamente avverso agli aspetti commerciali del progetto industriale), design umanitario (impiegato come risposta alle situazioni di crisi e alle catastrofi prodotte dall'uomo o dalla natura), design solidale, o anche design dell'interesse pubblico. Le caratteristiche peculiari dei casi presi in esame va individuato nella scelta della loro area di influenza.
Architecture for Humanity, Daniel Feldman, Lompreta Nolte Arquitetos, Nanda Eskes Arquitetura, Mel Young: Homeless World Cup Legacy Center, Santa Cruz, Brazil, 2010
Architecture for Humanity, Daniel Feldman, Lompreta Nolte Arquitetos, Nanda Eskes Arquitetura, Mel Young: Homeless World Cup Legacy Center, Santa Cruz, Brazil, 2010
Hilary Cottam e la sua società londinese, Participle, operano a livello locale. Dopo aver studiato scienze sociali, Cottam ha compreso il potenziale del design nel mettere a fuoco gli obiettivi per individuare soluzioni concrete e fattibili. Dopo aver collaborato con la Banca Mondiale in qualità di esperta sul tema della povertà urbana e aver lavorato per un periodo in Zambia, e dopo un esperimento avviato a Londra nel 2007 per ridisegnare gli edifici scolastici, ha fondato Participle insieme a Charles Leadbeater (esperto di strategie dell'innovazione) e all'imprenditore Hugo Manassei. Le unità di progetto di Participle sono composte da etnografi, psicologi, esperti di scienze sociali, economisti e altri specialisti scelti in base ad ogni singolo obiettivo. I partner sono amministrazioni cittadine, istituzioni governative e imprese private, e i tra i 'clienti' finali sono malati di diabete, carcerati, famiglie disfunzionali, giovani a rischio, anziani, e obesi. Il modo di operare di Participle, in termini di design sociale, è equiparabile a un massaggio profondo piuttosto che a un'agopuntura; non si fonda tanto sulla produzione di oggetti quanto sul progettare modi per far sì che accadano eventi positivi—una definizione trasparente e chiarissima di design dei servizi, uno degli ingredienti fondamentali del design sociale.
Project H Design, Hippo 
Roller Redesign. 
L’incarico di ridisegnare l’originale Hippo Roller per ridurre i costi di spedizione è stato commissionato dall’Hippo Water Roller Project. Questo sistema per il trasporto dell’acqua è stato distribuito in oltre 38.000 unità in diciassette Paesi
Project H Design, Hippo Roller Redesign. L’incarico di ridisegnare l’originale Hippo Roller per ridurre i costi di spedizione è stato commissionato dall’Hippo Water Roller Project. Questo sistema per il trasporto dell’acqua è stato distribuito in oltre 38.000 unità in diciassette Paesi
Il metodo di Cottam è molto semplice: "Il lavoro che porto avanti è di tipo collaborativo, caratterizzato cioè da un approccio creativo alla soluzione dei problemi e alla ricerca di nuove risposte; piacevole, perché spero sempre che le soluzioni siano soddisfacenti e che il lavoro sia divertente; dai costi contenuti, nel senso che ci impegniamo a rimanere nei limiti del budget disponibile o anche a risparmiare qualcosa; e, la cosa più importante, è pratico, ossia capace di fornire soluzioni semplici che funzionino veramente di giorno in giorno", ci dice. I progetti esordiscono utilizzando soluzioni-pilota (la fase di prototipazione che contraddistingue l'approccio del design) e se queste dimostrano di funzionare e vengono apprezzate dai partner e dalle istituzioni, si procede con la realizzazione dei prodotti effettivi. Al centro del processo di design c'è il sistema di relazioni, che ne costituisce anche lo strumento più potente. Gli anziani sono incoraggiati a unirsi alle conferenze telefoniche incentrate su interessi condivisi (in un progetto chiamato MeetUp); individui affetti da diabete e obesità vengono guidati verso uno stile di vita più salutare da gruppi di persone già affette dalle stesse patologie chiamati Activmobs; i comportamenti nelle reti di relazioni tra giovanissimi vengono reindirizzati per permettere loro di prendere parte alle attività locali all'interno di un progetto per adolescenti ribattezzato Loops.
Massoud Hassani, Mine Kafon, il dispositivo per sminare i terreni funziona come un aquilone sospinto dal vento. Il GPS integrato al suo interno permette di tenere traccia dei percorsi sminati: quest’oggetto a basso costo, semplice da assemblare è pensato per le comunità Afghane, terra natale del suo autore
Massoud Hassani, Mine Kafon, il dispositivo per sminare i terreni funziona come un aquilone sospinto dal vento. Il GPS integrato al suo interno permette di tenere traccia dei percorsi sminati: quest’oggetto a basso costo, semplice da assemblare è pensato per le comunità Afghane, terra natale del suo autore
Imprese come Participle, Live|Work (altro nome pionieristico nel design dei servizi con base a Londra) o WeAreWhatWeDo (sempre a Londra) usano la metodologia e l'approccio tradizionale del design—analisi di obiettivi e strumenti, sintesi, prototipi, ottimizzazione—per affrontare questioni urgenti e specifiche di interesse pubblico. Se l'impegno del design dei servizi nel Regno Unito sembra essere particolarmente vivace a livello locale, esempi che comprendono edifici e oggetti possono essere rintracciati in tutto il mondo, dal Cile (dove lo studio Elemental fornisce ai cittadini abitazioni a basso costo ma dignitose che funzionano come delle 'tele' architettoniche sulle quali costruire vere case e intere comunità che lasciano un buon margine di intervento all'invenzione per le future espansioni) all'Alabama (con il ben noto esempio del Rural Studio della Auburn University, dove dal 1993 studenti di architettura si fanno le ossa offrendo condizioni di vita migliori alla popolazione locale).
Roundabout Water Solutions, PlayPump. Roundabout Water Solutions si è occupato della raccolta fondi per fornire alle comunità rurali di Sud Africa, Malawi, Lesotho e Swaziland questo sistema di pompaggio dell’acqua alimentato dal gioco dei bambini
Roundabout Water Solutions, PlayPump. Roundabout Water Solutions si è occupato della raccolta fondi per fornire alle comunità rurali di Sud Africa, Malawi, Lesotho e Swaziland questo sistema di pompaggio dell’acqua alimentato dal gioco dei bambini
Project H, il protagonista dell'articolo di Bruce Nussbaum, ha debuttato a livello globale per poi concentrarsi sul piano locale, un tragitto nel quale ha guadagnato forza e impatto. Project H—dove H sta per Humanity, Habitats, Health e Happiness (umanità, habitat, salute e felicità) è stata fondata nel 2008 da Emily Pilloton e Matthew Miller. L'esordio è avvenuto con un intervento a distanza e si è focalizzato sul redesign e la revisione delle funzioni dell'Hippo Roller, un innovativo progetto del 1991 firmato dagli ingegneri sudafricani Pettie Petzer e Jonah Jonker. Prodotto usando un materiale stabile ed economico come il pet stampato in rotazionale, questo serbatoio rotante da 90 litri permette anche a donne e bambini di trasportare acqua ai loro villaggi da fiumi e torrenti lontani, anche su un terreno accidentato. Project H si è impegnata a consegnare settantacinque serbatoi a Kgautswane, una sperduta comunità rurale nelle province settentrionali del Sudafrica, diventata in un certo senso oggetto di studio per molti e diversi esperimenti di design e tecnologia sociale. Pilloton e Miller hanno affrontato questo compito con lo slancio di uno studio di design industriale, individuando e risolvendo lacune progettuali che portavano a perdite di efficienza nella produzione e nella spedizione. Tuttavia, lungo il percorso molti ostacoli e idiosincrasie hanno fatto di questo progetto un esempio della brutalità delle verifiche operate dalla realtà sull'idealismo, per quanto pragmaticamente questo si manifestasse.
Project H: Studio H,
Windsor Super Market. Il mercato coperto per la comunità di agricoltori locali è stato progettato e costruito nell’ambito del programma di design e costruzione Studio H rivolto agli studenti del Nord Carolina. Studio H è un’iniziativa di Project H. Photo courtesy of Project H Design
Project H: Studio H, Windsor Super Market. Il mercato coperto per la comunità di agricoltori locali è stato progettato e costruito nell’ambito del programma di design e costruzione Studio H rivolto agli studenti del Nord Carolina. Studio H è un’iniziativa di Project H. Photo courtesy of Project H Design
Dopo altri esperimenti degni di nota, recentemente Project H ha completato con successo un progetto locale a Windsor, nel mezzo della zona agricola del Nord Carolina, dove gli studenti delle locali scuole superiori sono stati guidati nella costruzione di una serie di pollai e di un nuovo mercato coperto per la loro comunità.

Quando si parla di design capace di cambiare la vita, la chiave per il successo è spesso un profondo coinvolgimento della comunità, perciò reti globali come Architecture for Humanity cercano sempre di stabilire collaborazioni a livello locale. Ho incontrato Cameron Sinclair, co-fondatore di AfH con Kaye Stohr al volgere del secolo scorso, mentre preparavo una mostra intitolata SAFE: Design Takes on Risk. In quei giorni aveva ancora un regolare impiego presso un grosso studio di architettura con cui poteva permettersi di finanziare l'attivismo part-time di AfH. Da allora, Architecture for Humanity è cresciuta a diventare una forza a livello mondiale che ha svolto un lavoro pionieristico sulle strutture decentralizzate, oggi al centro delle imprese umanitarie di maggior rilievo.
Project H: Studio H,
Public chicken coops. Il progetto di pollai rientra nell’attività degli studenti di Bertie County coinvolti nel programma Studio H promosso da Project H. Photo courtesy of Project H Design
Project H: Studio H, Public chicken coops. Il progetto di pollai rientra nell’attività degli studenti di Bertie County coinvolti nel programma Studio H promosso da Project H. Photo courtesy of Project H Design
Quello che molte di queste società hanno in comune è la capacità di agire da innesco, creando microinvestimenti anziché microprestiti, come affermato da Project H, scegliendo inoltre comunità in cui il potere del design può produrre una vera e duratura differenza. Il ritorno in termini di motivazione, ispirazione, esperienza, espansione di mercato, ma anche di solidarietà e immagine è presumibilmente ciò che ha incoraggiato giganti come Philips e IDEO ad abbracciare quest'idea, la Philips con la sua apprezzata stufa Chulha, e IDEO con la creazione del network IDEO.org, dedicato a 'soluzioni di design con un impatto sociale'. Come spesso accade con nuovi movimenti alimentati da entusiasmo e idealismo, il successo di alcuni è talvolta costruito sulla scorta di esperienze non sempre positive di altri. Molte di queste esperienze sono fallimenti clamorosi—come nel caso della PlayPump, la pompa concepita per essere azionata dai bambini del Mozambico, fotogenica soluzione per mettere fine alla piaga della scarsità di acqua potabile, per la quale moltissimi, io compresa, hanno dimostrato entusiasmo incondizionato—mentre altre mostrano gli incidenti del processo, specialmente quando entrano in campo fattori come scala globale, produzione a livello industriale, nuovi software e competitività—è il caso dell'innovativo progetto One Laptop Per Child, le cui vicissitudini sono descritte in un recente saggio di Alice Rawsthorn.
Costruzione in balle di paglia secondo il modello istituito da Nathaniel Corum. Corum è l’autore del manuale Building a Straw Bale House: The Red Feather Construction Handbook, edito da Princeton Architectural Press. Courtesy of www.redfeather.org
Costruzione in balle di paglia secondo il modello istituito da Nathaniel Corum. Corum è l’autore del manuale Building a Straw Bale House: The Red Feather Construction Handbook, edito da Princeton Architectural Press. Courtesy of www.redfeather.org
Altri prodotti raccontano invece storie di successo, da LifeStraw—un filtro d'acqua portatile prodotto dalla Vestergaard Frandsen, società con sede in Svizzera—a Freeplay Radio—che conta su un sistema tramite il quale acquirenti del primo mondo finanziano utenti del terzo mondo che utilizzano modelli a propulsione umana chiamati Lifeline; o ancora Condom Applicator della XYZ Design di Città del Capo, introdotto per combattere la diffusione dell'AIDS in Sudafrica. Lo si voglia definire sociale, solidale o di pubblico interesse questo tipo di design è sostenuto da un impeto di attività e dedizione facendo affidamento sulla naturale inclinazione dei designer verso l'altruismo. Ad agitatori della prima ora come il critico e conferenziere John Thackara e la caporedattrice di Metropolis Susan Szenasy si sono ora aggiunte altre voci decise come quella dell'editore del sito Change Observer, Julie Lasky, Cynthia Smith, curatrice della serie di mostre Design for the Other 90% al Cooper-Hewitt National Design Museum di New York, Lauren Currie di Redjotter, e molti altri. Architetti e designer di tutto il mondo lavorano con passione non solo per aggiudicarsi uno dei numerosi premi—da INDEX, al Curry Stone, al Victor J. Papanek—impegnandosi in progetti che cambieranno il mondo, ma sono anche alla ricerca dei partner ideali, dalle istituzioni pubbliche e organizzazioni governative a imprenditori sociali e comunità locali, per trasformare queste idee in realtà. Anche se non sempre hanno ragione, sono appassionati, dedicati, e aprono nuove strade lavorando insieme a giovani team di designer, imprenditori, antropologi e consulenti impegnati in tutto il pianeta per portare bellezza e buon senso non solo alla pratica del design, ma anche alla politica e alla gestione del settore pubblico e privato. Molto più semplicemente: alla vita. Paola Antonelli Critico e curatore, MoMA
Participle, Activmobs e Me2, servizi a sostegno della salute
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Embrace Global, Infant warmer (incubatore per neonati)
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