Questo articolo è stato pubblicato su Domus 955, febbraio 2012
Sono proprio i suoi autori—Luca Pevere e Paolo
Lucidi—a definire il loro tavolo per Kristalia "un
prodotto artigianal-industriale". Boiacca infatti
riassume in sé il fascino e le limitazioni di un
oggetto poetico 'da galleria' con gli sforzi progettuali
e le caratteristiche tecniche di un complesso
prodotto di serie. Lo fa a partire dal nome stesso,
"un po' sgarbato e poco chic" come affermano Lucidi
e Pevere, ma anche un tantino ruffiano trattandosi
di un prodotto invece molto raffinato, come pure con
le immagini di presentazione ispirate alla migliore tradizione delle sofisticherie del design d'oltralpe
(che, guarda caso, nelle gallerie detiene ancora
il primato): boiacca, infatti, deriva dal dialetto
romanesco bujacca (volgarmente brodaglia) ed è il
termine tecnico con il quale si indica in edilizia un
impasto fluido di cemento usato come riempitivo
e finitura.
Un battesimo quindi astuto ma anche
filologico dal momento che tecnicamente,
nel processo produttivo di Boiacca, il cemento
viene stampato proprio come se fosse plastica,
con una modalità evidentemente industriale ma un risultato quasi architettonico. Con la
connotazione di prodotto artigianal-industriale,
i due designer anticipano e contrastano così la
smorfia snobistica per la natura ibrida di questo
tavolo che indispone e sorprende entrambi i fronti:
quello artigianale che non si spiega perché i difetti
di fabbricazione e le tracce di manualità nel pezzo
non costituiscano piuttosto un plus del prodotto;
e quello industriale, piegato e soggiogato alle
modalità, i volumi, i tempi a cui costringe una
materia 'viva' e incontrollabile come il cemento.
Brutalismo ammaestrato
Il nuovo tavolo di Lucidi Pevere Design Studio apre uno scorcio sui più recenti sviluppi dell'arredo in cemento, evidenziando le sfide—e le opportunità—del lavorare con un materiale imperfetto e poetico.
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- Chiara Alessi
- 15 febbraio 2012
- Milano
Lucidi e Pevere arrivano qui dall'esperienza della lampada in cemento Aplomb, sviluppata nel 2010 con l'azienda Foscarini, dopo qualche anno di esercizi ed esperimenti. Affascinati da quella potenza monolitica e dalla competenza che stanno acquisendo nel trattamento del cemento, come da copione, cominciano dalle fondamenta: cioè la gamba. I primi schizzi sono del 2010. Il prototipo della gamba all'inizio è di 10 kg, è un po' sgraziato e si sviluppa in modo rigido, pesante. Oggi ne pesa 3,5 e ha una plasticità più esile.
Con quel semilavorato arrivano da Kristalia, che sposa l'obiettivo e animata da una medesima curiosità per la tecnologia, i materiali e il processo, scommette sui designer e sull'happy ending che questo complesso (benché relativamente breve) iter non mancherà di ottenere: un tavolo longilineo, resistente alla flessione ma sufficientemente leggero (si sposta in due persone) e con un prezzo che pare ragionevole (ma attendiamo per questa conferma la reazione del mercato nelle fiere istituzionali di Parigi e Colonia). Ecco, questa è una bella storia da raccontare per rianimare un design italiano disilluso e lagnoso: di un'azienda giovane, che ha coraggio, lungimiranza e professionalità; e di due progettisti davvero "sul pezzo", che si innamorano del processo, lo accudiscono e quando vi si congedano è solo per l'inevitabile e doveroso compromesso con le altre sponde dell'azienda e del mercato. Chiara Alessi Giornalista, si occupa di attualità e di design