Creare collezioni appare insito nella natura dell'uomo. È una caratteristica comune a molti, che (nella maggior parte dei casi) iniziano senza un vero e proprio motivo a raccogliere oggetti particolari appartenenti alla stessa categoria. Un hobby personale che di solito inizia a manifestarsi nell'infanzia: sassi, conchiglie, francobolli, albi a fumetti, automobiline da corsa, pupazzi e bamboline con l'immagine di Superman, Batman e Barbie… Oggetti di scarso valore che, considerati nel loro insieme, cominciano ad acquistare qualche significato – personale ed economico – in più. Ma quando gli interessi dell'infanzia iniziano a sbiadire e la conservazione diventa un problema la maggior parte di noi rinuncia.
Non è il caso di Roberto Shimizu (1945), architetto messicano di origine giapponese, che dall'età di cinque anni va accumulando disparati tipi di giocattoli. La sua collezione privata ammonta oggi a cinque o sei milioni di pezzi. La sua mania di collezionare giocattoli gli ha fatto perdere il conto dei pezzi che possiede. E la prima cosa che viene in mente è: ma dove anche solo trovar posto per cinque milioni di oggetti, quali che siano?
Un recente viaggio a Città del Messico ci ha permesso, come ospiti della città in occasione di Postopolis! DF, di visitare il sorprendente ma delizioso Museo del Juguete Antiguo Mexicano (Museo del giocattolo d'epoca messicano): uno spazio degno di fare da scenografia a un film di Tim Burton, l'ideale per un episodio di Toy Story
della Pixar o magari della Bambola assassina
. Il museo offre un panorama infinito di oggetti d'epoca, rari e sottovalutati, conservati in un edificio adibito a magazzino di Colonia Doctores, a Città del Mexico, dove sono esposti circa quarantamila giocattoli della collezione.
A differenza delle collezioni d'arte, dove ogni oggetto acquisito diventa materia di studi approfonditi, le collezioni di questo tipo sono di solito costruite sul principio opposto: meno si fa, più si fa. Dove il "più", in questi casi, può davvero costituire il tratto caratteristico da cui nasce una specie di coerenza in questa particolare fissazione.
I primi oggetti della collezione Shimizu provengono dai suoi genitori, che gestivano a Città del Messico una società giapponese per l'importazione di alimentari e giocattoli. Il suo interesse a documentare la cultura popolare messicana attraverso "comuni giocattoli popolari" iniziò allora e presto divenne la sua passione. Insieme con il figlio Roberto Shimizu Jr. oggi gestisce uno spazio indipendente e gratuito dove esporre la creatività del recente passato nazionale.
In mostra si trovano automobiline da corsa, trofei, pezzi unici tipici di periodi e luoghi specifici. Ci sono maschere tradizionali della Danza de los Viejitos
("danza dei vecchi") dello Stato del Michoacan, la "più vasta" collezione di maschere di El Santo, una selezione di maschere satiriche che raffigurano Carlos Salinas de Gortari (il controverso presidente del Messico degli anni 1988-1994) e così via. Pure esposta, tra le mostre temporanee, la più grande collezione di GI Joe (e di GI José, la sua parodia latinoamericana).
Uno dei pezzi più straordinari è El negro del Salón Colonia, mascherone di plastica nera alto quattro metri con la bocca spalancata e due grandi maracas nelle mani. Ai tempi d'oro di Città del Messico la maschera, nel tradizionale ritrovo di danzón notturno Salón Colonia, ospitava davanti all'enorme bocca la recitazione di scenette. El negro del Salón Colonia venne ritrovato in un deposito di rifiuti poco dopo la chiusura del locale.
Benché frutto di un'accurata selezione il museo si presenta come una raccolta apparentemente casuale. Ma a uno sguardo più attento si comprende che l'accostamento di ogni oggetto si riferisce a un concetto centrale, il che crea un'impostazione ludica e in certo qual modo "curatoriale" dei pezzi: l'attenzione non si concentra sul valore di un pezzo, ma sul modo di presentarlo. In una vetrina il valore dei pezzi esposti va da pochi centesimi a un migliaio di dollari.
Una caratteristica acquisita di recente dal museo è la modificazione degli spazi per creare o presentare un concetto. In questi casi i collezionisti fanno la parte degli artisti attraverso un'impostazione ready-made. Si vede così l'installazione Taco de pierna (taco di zampetto di maiale), costituita da un vecchio carretto per la vendita di cibi sul quale stanno centinaia di finti zampetti racchiusi in finte tortillas. E ci sono anche alcune più ovvie raffigurazioni satiriche o interpretazioni di celebri opere d'arte, come L'impossibilità fisica della morte nella mente di un vivo di Damien Hirst, oppure lo Scolabottiglie di Duchamp, per arrivare a una serie di ritratti di Warhol.
Al di là del diluvio degli oggetti esposti la gita ha offerto un godibilissimo scorcio della cultura popolare messicana del giocattolo, e nel complesso il duo padre-figlio presenta un'interpretazione interessante dell'arte del collezionismo e dell'esposizione dei giocattoli comuni.
L'arte di collezionare
Una visita alla impressionante collezione di giocattoli esposta Museo del Juguete Antiguo Mexicano di Città del Messico.

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- José Esparza
- 13 settembre 2010
- Città del Messico