"Abbiamo deciso di disegnare delle tende usando un materiale acrilico, poiché non volevamo che l'installazione interferisse in alcun modo con lo spazio esistente", spiega Sejima. Al tempo stesso, il segno dell'architetto giapponese non passa inosservato. Guardando attraverso le pareti trasparenti, lo spazio di Mies appare riflesso e distorto. Uguale, ma sottilmente diverso dall'originale. L'installazione, visitabile fino al 18 gennaio, fa parte di un programma periodico della Fondazione Mies van der Rohe, che negli anni passati ha invitato diversi altri artisti come Enric Miralles and Benedetta Tagliabue, Iñigo Manglano-Ovalle, Jeff Wall, Panamarenko, Angela Bulloch con Joachim Grommek e Dominique Gonzalez-Foerster con Jens Hoffmann a lavorare su questa icona del Movimento Moderno. E. S.