Un confine sempre più indistinto. È quello fra telefoni cellulari e computer: due strumenti che ormai tendono a convergere in un unico dispositivo. Nel futuro prossimo, con l’arrivo della terza generazione di telefonia cellulare, basata sullo standard UMTS, questa tendenza è destinata ad accentuarsi, dando origine a nuovi terminali dalle caratteristiche ancora incerte e difficili da identificare.
Sui telefoni cellulari di terza generazione (3g) si sta giocando una partita economica di enormi dimensioni. Sono in crescita le aspettative del pubblico verso l’Umts, lanciato - troppo in anticipo sull’effettiva disponibilità dei prodotti - come l’autentica “multimedialità senza fili” con la possibilità di fruire di contenuti audio e video direttamente sul proprio telefono cellulare, oltre naturalmente a quella di navigare in rete e ricevere la posta elettronica. Negli anni le funzionalità di questo prodotto (sempre virtuale, se ne sono visti prototipi soltanto in occasione di alcune fiere di informatica o telecomunicazioni) sono aumentate a dismisura, al ritmo dell’innovazione tecnologica che le rendeva possibili. E si moltiplicavano le anticipazioni, e il cosiddetto “Hype”, ovvero l’enfasi eccessiva riguardo a una tecnologia, priva di riscontro pratico. Poi d’improvviso il silenzio. Tanto che già l’estate scorsa il Financial Times si chiedeva “Where are the handsets”? (dove sono i terminali) e qualche mese dopo Businessweek definiva i terminali 3g “I più complessi dispositivi di elettronica di consumo mai progettati” ed evidenziava i ritardi nella realizzazione di questi prodotti.
Parlare oggi delle caratteristiche dei reali terminali di terza generazione con le principali case produttrici è praticamente impossibile. La posta in gioco è talmente alta che su tempi e progetti si mantiene il più rigoroso riserbo. Unica eccezione Motorola, che ha già presentato un primo modello di terminale UMTS, disponibile dalla seconda metà di quest’anno: si tratta di A820, dotato di lettore MP3 e videocamera opzionale. La casa statunitense sembra voler sondare il mercato con un prodotto che punta decisamente su applicazioni legate all’intrattenimento. Gli altri colossi della telefonia cellulare si concentrano invece sullo standard GPRS, che dovrebbe costituire soltanto una fase di passaggio verso la multimedialità sensa fili vera e propria.
Le difficoltà nel definire questo terminale risiedono anche nel fatto che si tratta di uno strumento nel quale si concentrano potenzialmente una serie di tecnologie “estreme” su cui la ricerca informatica lavora da alcuni anni. IL PC palmare-telefono cellulare del futuro dovrebbe ospitare un’altissima densità di innovazioni e allo stesso tempo risultare facile da usare, familiare. Un esempio? Le futuribili ricerche del Mit sui computer “wearable”, ovvero strumenti informatici che si indossano come vestiti o gioielli, trovano riscontro nei prototipi di telefonia cellulare proposti da Motorola, Alcatel e Siemens, che all’ultima edizione del Cebit ha presentato un “pendant phone”, un telefono da indossare come una collana. Ma anche le ricerche sul cosiddetto “Affective computing”, ovvero l’informatica affettiva, che rileva i nostri segnali corporei e risponde di conseguenza, influenzano i modelli della casa americana. Mentre le tecnologie di realtà virtuale per la visualizzazione all’interno di caschi o occhiali sempre più leggeri sono presenti in alcuni modelli ipotizzati da Alcatel, per separare il terminale dallo schermo e facilitare la fruizione delle immagini in movimento.
Un passo successivo, sperimentato in Giappone all’Università di Keio, è la cosiddetta “Realtà aumentata” ovvero la possibilita di sovrapporre allo scenario in cui si muove l’utente, uno strato “virtuale” di informazioni, che lo aiutino a decifrare quella realtà. Una simile tecnologia potrebbe essere utilizzata per esempio per i servizi di geolocalizzazione, basati cioè sulla posizione geografica del proprio utente, che sono considerati una delle “killer application” in grado di far decollare il mercato 3g.
Ma prima di tutto occorre rispondere a una domanda: questo terminale apparterrà alla categoria dei telefoni oppure a quella dei computer? Come si diceva, il confine non è netto. Secondo Bill Gates, che ha presentato un nuovo sistema operativo proprio per i telefoni “intelligenti” (Smart Phone) si tratta soltanto di decidere dove ci si colloca in questa linea continua che unisce il cellulare al computer. Non a caso la Microsoft ha messo a punto tre diversi software per le applicazioni wireless, che corrispondono a tre diverse prospettive su questa evoluzione: oltre all’ultimo nato Smart Phone, è stata lanciata la versione .Net di Windows CE, il sistema operativo per i computer palmari che diventa lo strumento per far dialogare fra loro elettrodomestici e postazioni di lavoro, e Pocket PC è invece il sistema operativo per i palmari di nuova generazione. Al software della Microsoft, che di recente ha siglato un accordo con Intel, la Wireless Development Initiative, per lo sviluppo di una piattaforma tecnologica per telefoni celulari e pda, si contrappongono le applicazioni legate al sistema operativo Symbian, di Palm, adottato fra gli altri da Ericsson e Nokia. Questa proliferazione di programmi è, da sola, il segno della complessità di una trasformazione tutt’altro che univoca e dagli esiti certi.. “E’ chiaro che la logica di prodotti di questo genere è molto più legata al computer”, spiega Maurizio Montagna, UMTS Director di Alcatel. In questa partita sono avvantaggiati i produttori di Pc. E in effetti i palmari che sono anche cellulari cominciano a moltiplicarsi sul mercato: tra gli ultimi modelli usciti si possono ricordare Visor e Treo Communicator di Handspring.
Sul fronte dei produttori di telefonini Motorola ha presentato A388, dotato di fax, accesso a Internet e funzioni di PDA, mentre è gia’ sul mercato da qualche mese Accompli, rivolto in modo specifico alle applicazioni business. Siemens, che ha di recente siglato un accordo proprio con il colosso americano per lo sviluppo di terminali 3G, propone invece SX 45, molto simile a un computer palmare, anche come aspetto esteriore, con un grande schermo e un’interfaccia touch screen. Obbiettivo primario di simili dispositivi è dare spazio alle immagini, ovviamente una delle applicazioni fondamentali della telefonia di terza generazione. Il nuovo telefono e computer palmare di Sony-Ericsson, P800, che sarà sul mercato nella seconda metà di quest’anno, va chiaramente in questa direzione, con uno schermo che copre l’intera superficie del terminale.
A parte l’esigenza di ospitare immagini e video, però, è tutt’altro che chiaro quale sarà il servizio principale su cui dovranno puntare i terminali 3g. “ È il motivo per cui la realizzazione di questi dispositivi è così in ritardo –spiega ancora Maurizio Montagna – nessuno ha il coraggio di scommettere con decisione su un tipo di applicazione piuttosto che su un altro. Noi per esempio abbiamo avuto un’esperienza negativa con lo standard WAP. Siamo stati i primi a realizzare terminali di quel tipo e poi il mercato non ha risposto come previsto. Così oggi siamo molto più cauti. Abbiamo concluso un accordo con Samsung per la costruzione di terminali con il loro marchio, ma i nostri arriveranno soltanto quando il mercato sarà maturo”. Il primo terminale Samsung predisposto per la telefonia di terza generazione intanto è già stato presentato: si tratta di Nexio S150, che include fra l’altro una macchina fotografica digitale, un lettore di e-book e di MP3, disponibile sul mercato coreano. “In questo caso è evidente la prevalenza dell’oggetto Pc – sostiene Montagna – si tratta di un computer palmare a tutti gli effetti”.
All’estremo, nella direzione del palmare, di questa linea che congiunge telefono e pc c’è uno strumento da poco presentato come “concept design” da National Semiconductor. Si tratta di Origami, che integra le funzioni di un cellulare (per il momento GPRS, ma compatibile con la rete UMTS), una videocamera, un’agenda elettronica (PDA, personal digital assistant), un lettore di file musicali in formato MP3 e un programma per navigare in rete e gestire la posta elettronica. Il tutto in un design, realizzato da Cocom Group, decisamente innovativo che si richiama alla pratica giapponese dell’Origami, arte di piegare la carta per farle assumere le più svariate sembianze. Molto avanzato dal punto di vista del design è anche Pogo, della californiana Pogo Technologies, che si propone come un terminale multifunzione fortemente orientato alla grafica e alle immagini: integra GSM e GPRS in un dispositivo costituito principalmente da uno schermo quadrato dalla linea accattivante.
Ma non è affatto detto che l’evoluzione del telefono vada verso un’esasperata integrazione di tutte le funzioni in un unico dispositivo. Questo approccio “da coltellino svizzero”, come lo definisce ironicamente Matthias Richter, senior industrial designer di Motorola, rischia di portare alla realizzazione di strumenti ingombranti, che svolgono molteplici funzioni, ma in modo approssimativo. Una strada alternativa è quella che passa non tanto per la convergenza di funzioni, ma piuttosto per la loro distribuzione in componenti diversi, secondo il paradigma dell’informatica “ubiqua” (ubiquitous computing). In altri termini è probabile che, almeno in una prima fase, l’arricchimento di funzionalità del telefono cellulare vada nella direzione della specializzazione: dispositivi per l’intrattenimento. Un esempio è il Nokia 5510, dotato di ampia tastiera, lettore file MP3, videogiochi e rivolto in particolare al pubblico giovanile; un altro, disponibile per ora soltanto in Canada è il V101 di Motorola, che include instant messaging e possibilità di scrivere e inviare messaggi di testo: anche in questo caso il target è un pubblico giovane, che considera il cellulare uno strumento per il divertimento e la socializzazione. Puntano sui videogiochi e sulla fotografia digitale gli ultimi modelli presentati da Sony-Ericsson e Nokia, tutti con schermo a colori. In particolare T68i di Sony Ericsson, consente di scattare e inviare immagini in tempo reale e se la dovrà vedere con 7650 di Nokia, dotato di una macchina fotografica integrata. Z700 di Sony Ericsson è invece pensato soprattutto per applicazioni legate ai videogiochi.
È ancora più specializzato BlackBerry, terminale di posta elettronica portatile della canadese Research in Motion, introdotto in Nord America nel 1999 e in questi mesi sul mercato europeo (in Italia è appena arrivato grazie a un accordo con Tim e con il provider Dada). Blackberry risolve in modo efficiente un problema reale: la gestione dell’e-mail quando si è in movimento. Il terminale è sempre connesso (“always on”) e avvisa automaticamente della ricezione di messaggi (in modalità “push”). Occorre identificare con chiarezza esigenze di questo tipo per evitare che il telefono cellulare di terza generazione si trasformi nell’ennesima “soluzione alla ricerca di un problema”. E’ stato così per molte tecnologie esaltate prima della loro reale diffusione: dal videotelefono alla realtà virtuale, dalla televisione interattiva al WAP. Ma oggi gli investimenti sono di ben altre dimensioni.
“Noi stiamo lavorando in entrambe le direzioni: dispositivi integrati con varie funzionalità e dispositivi specializzati”, spiega Andrea Marrubini, marketing manager di Alcatel. La casa francese sta studiando una serie di dispositivi monofunzionali, fra cui il modem UMTS che è già disponibile e potrà essere collegato al proprio computer portatile. Un primo passo in questa direzione è la diffusione dello standard Bluetooth, che consente la connessione wireless tra i vari accessori, come auricolare o eventuale tastiera aggiuntiva. L’esito estremo di questa specializzazione e distribuzione di funzioni è, come abbiamo accennato, quello dei dispositivi “indossabili”, punto di forza del design di Alcatel e ambito di ricerca privilegiato anche per Motorola.
“Secondo noi quello di cui ci sarà bisogno in futuro non sarà uno schermo sempre più affollato di informazioni, – spiega Iulius Lucaci, Lead designer V segment di Motorola - ma piuttosto un modo intuitivo per gestire queste informazioni. Non è detto ad esempio che lo schermo sia l’interfaccia ideale: implica che l’utente possa stare seduto a guardarlo”. Gli studi Motorola vanno nella direzione del recupero del linguaggio corporeo e di un rapporto “affettivo” con la tecnologia. Un esempio è il telefono a forma di guanto oppure la telecamera incastonata come un gioiello in una collana, pensata per dare la possibilità di vivere a distanza le sensazioni di chi la indossa. “Partiamo dal presupposto che dovremo interagire molto con questo dispositivo e questa interazione dovrà essere piacevole - afferma Lucaci –: ci stiamo concentrando molto sull’interfaccia utente e sulle tecniche che consentono di filtrare i messaggi, di stabilire una serie di priorità”.
Ecco allora la proposta di una sorta di stick, basato sulla tecnologia Microdisplay che visualizza soltanto una riga di testo, ma una volta avvicinato agli occhi dà la possibilità di vedere uno spazio informativo molto più ampio. Il telefono diventa così solo un elemento di una rete informativa più ampia che coincide con il corpo stesso del proprio utente e con il suo ambiente. Non a caso il gruppo di ricerca Motorola si chiama “Intelligence everywhere”. “Il punto è capire quando gli utenti saranno pronti per questa evoluzione”, concude Lucaci. L’ultima parola, come sempre, non è della tecnologia.









