Questo articolo è stato pubblicato in origine su #Domus249, febbraio 1953. Su Burle Marx, vedi anche: Kenneth Frampton, Un modernista brasiliano, pubblicato su #Domus1004, luglio/agosto 2016.
Dei giardini brasiliani
“Attraverso il suo creativo disordine, ha messo un po’ d’ordine in tutto il Brasile attraverso i giardini.” Con un articolo pubblicato su Domus nel 1953, festeggiamo Roberto Burle Marx, nato oggi nel 1909.
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- 04 agosto 2016
- Milano
Se uno non ha visto lo studio di Burle Marx non ha nessuna idea del disordine; ma questo disordine è assolutamente creativo, è una simultaneità, è una presenza continua di tutte le cose, disegni, progetti, bozzetti, pitture, stoffe, animali, pesci, acquari, statue, mobili, fiori, colori, pennelli, ecc. che interessano Burle Marx o che egli adopera. Ma quest’uomo, attraverso questo creativo disordine sta mettendo ordine in tutto il Brasile in fatto di flora, di alberi, di giardini.
Egli ha fatto riconoscere i valori della meravigliosa flora brasiliana, egli sta creando un giardino nazionale. Egli ha creato un giardino brasiliano, ed è un giardino essenzialmente moderno, un giardino che ha parentela con Burle Marx artista, pittore, disegnatore di stoffe, creatore di bellissimi rivestimenti murali in ceramica, in azuleios. Dove lo vediamo accoccolato tra i bozzetti di giardini e di pitture è visibile la parentela tra la pittura di Burle Marx, con le sue “compenetrazioni di forme” e il di segno o l’ideazione dei suoi giardini. È lo stesso procedimento pittorico dei suoi pannelli, è una pittura adagiata sul terreno, mossa, plastica, e realizzata con erbe e fiori. Una pittura vivente che esce con la terza dimensione dalla superficie, una pittura che cresce, una pittura che cambia, che ha una sua plastica, un suo movimento col vento e nel crescere, che ha un suo profumo, che cambia colore col giorno, con le nubi, con la notte, che è lucida ed opaca, una pittura che si trasforma.
Burle Marx ha fatto spedizioni nel ‘matto’ a trovare nuove piante, e sta innamorando tutti i brasiliani della loro flora invidiabile: egli crea i giardini accanto alle opere di Niemeyer, di Reidy, di Lucio Costa, di Levi e di architetti brasiliani di valore (meglio sarebbe dire di Oscar, di Alfonso Eduardo, di Lucio, di Rino, ecc. perché in Brasile tutti si chiamano solo per nome). S’è detto che egli ha innamorato tutti della flora brasiliana: perché dir ciò? Perché molti brasiliani, ed è spiegabilissimo, erano innamorati per nostalgia o per esotismo, dei pini, dei garofani, delle rose, delle violette, in una parola della flora e poi degli alberi europei: come noi siamo innamorati delle loro orchidee e della loro flora. Ora egli riconduce tutti costoro all’amore per il loro meraviglioso giardino brasiliano: li riconduce attraverso l’arte. E a noi ha insegnato un modo nuovo di pensare un giardino, un modo da pittore.
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