L’architettura dei tetti verdi in 15 progetti che devi conoscere

Da residenze private a istituzioni culturali, stazioni e musei: una collezione di architetture che hanno saputo sfruttare l’elemento vegetale nella composizione architettonica attraverso sfide tecniche e richieste della clientela.

1. BBPR, via Monteverdi 11, Milano, Italia, 1967 Partendo dalla tradizione razionalista milanese, troviamo uno dei primi esempi italiani nel complesso polifunzionale di corso Buenos Aires progettato dai BBPR nel ‘67.
A causa della richiesta della committenza di inserire un supermercato, che con la sua estensione occupa quasi tutto il piano terra, i progettisti sono costretti a rinunciare al classico cortile e scelgono di lavorare sulla differenza tra la via principale – il trafficato corso Buenos Aires – per inserire la vegetazione parcellizzata tra le terrazze gradinate dei vari appartamenti. Poiché sulla copertura del supermercato è collocato un parcheggio per i clienti, a evocare un giardino assente i progettisti hanno poi posizionato lunghe travi in cemento armato con sezione a V, vasi in cui sono stati piantati rigogliosi cespugli che hanno la duplice funzione di riparare le vetture dal sole e di nascondere la vista delle stesse dagli appartamenti.

Foto Alessandro Sartori

1. BBPR, via Monteverdi 11, Milano, Italia, 1967

Foto Barbara Palazzi

2. Renée Gailhoustet e Jean Renaudie, Les Étoiles d’Ivry, Ivry-sur-Seine, Francia, 1969 Incluso nell’Opération Jeanne-Hachette, l’iconico complesso brutalista è composto da 40 abitazioni sociali, uffici e negozi che si mescolano su diversi livelli componendo una sorta di struttura piramidale.
Gli spazi pubblici e privati sono qui mescolati, utilizzato anche la terza dimensione della copertura come espediente progettuale, non solo come superficie piana pedonale ma anche come piattaforme ludiche invase dalla vegetazione selvatica. Il tema dei triangoli e l’elemento verde hanno dato forma alla strategia di alleggerimento della presenza del cemento, per mescolare natura e struttura architettonica.

Foto Lorenzo Zandri

2. Renée Gailhoustet e Jean Renaudie, Hanging gardens, Ivry-sur-Seine, Francia, 1969

Foto Lorenzo Zandri

3. Ricardo Bofill, La Fabrica, Barcellona, Spagna, 1975 La fabbrica di cemento abbandonata alle porte di Barcellona un tempo simboleggiava il boom del settore industriale spagnolo del secondo dopoguerra, ospitando la ciminiera più alta del Paese.
Bofill, celebrando il volume dell’edificio, ha fornito uno zoccolo verde a questi volumi creando come effetto quello di enormi strutture edilizie in cemento galleggianti nella giungla. Il tetto verde, inoltre, conferisce una nuova funzione all’ampia porzione di copertura in calcestruzzo non utilizzata della fabbrica esistente, creando un benefico monoclima che rinfresca e umidifica l’aria circostante.

Foto María González

3. Ricardo Bofill, La Fabrica, Barcellona, Spagna, 1975

Foto María González

4. Geoffrey Powell, Christoph Bob, e Peter Chamberlin, Barbican Center, Londra, Inghilterra, 1982 Il Barbican Estate è ampiamente riconosciuto come uno dei più importanti esempi di architettura brutalista, e rappresenta ancora oggi un ideale utopico per la vita metropolitana londinese. Con le sue superfici di cemento grezzo, i giardini sopraelevati e il trio di grattacieli, il Barbican ha offerto infatti una nuova visione di come i quartieri residenziali ad alta densità possano essere integrati con scuole, negozi e ristoranti, nonché con destinazioni culturali di livello mondiale.
Il progetto originale mirava a creare un “villaggio urbano” autonomo, con gli spazi residenziali e pubblici completamente separati dal traffico veicolare. Attraverso un interessante disegno di sezione, la maggior parte degli elementi paesaggistici, compresi i corpi idrici, sono inserite al disopra dei parcheggi e delle strutture ricreative sottostanti.

Courtesy Barbican Center

4. Geoffrey Powell, Christoph Bob, e Peter Chamberlin, Barbican Center, Londra, Inghilterra, 1982

Courtesy Barbican Center

5. Emilio Ambasz, Prefectural International Hall, Fukuoka, Giappone, 1990 Considerato il padre dell’architettura verde, Emilio Ambasz ha sperimentato i limiti tecnici dell’unire architettura e vegetazione in tanti dei suoi progetti. Nel caso della Prefectural International Hall, l’architetto dedica a superficie vegetale l’intera copertura a gradoni interamente aperta al pubblico.
La struttura si presenta infatti come un ibrido: un edificio con facciate eleganti e sobrie su tre lati e un parco pubblico simile a una montagna sul quarto lato, a sud, che può essere definito come il tetto, il fronte, il retro o piuttosto la faccia dell’edificio. Ci sono 14 terrazze, una per piano, tutte accessibili e interconnesse da scale a zig zag che vanno dal livello del suolo fino al belvedere superiore, a 60 metri di altezza. Salendo, scendendo e attraversando le lussureggianti sponde, i visitatori possono ammirare piscine e cascate immerse in 50.000 piante di oltre 120 specie.

Courtesy Emilio Ambasz

5. Emilio Ambasz, Prefectural International Hall, Fukuoka, Giappone, 1990

Courtesy Emilio Ambasz

6. Renzo Piano, California Academy of Science, San Francisco, United States, 2008 La California Academy of Sciences di Renzo Piano è uno dei più grandi musei di storia naturale del mondo. L’architettura è costituita da due edifici, ciascuno con cupole di vetro autoportanti alte circa 27,43 m, che ospitano il planetario e la foresta pluviale vivente.
L’intero complesso di 37.000 mq è come un pezzo di parco tagliato e sollevato a 10 m dal suolo. Questo “tetto vivente” è ricoperto da 1.700.000 piante autoctone selezionate e piantate in contenitori biodegradabili in fibra di cocco appositamente disegnati. Il tetto è piatto sul suo perimetro e, come un paesaggio naturale, la topografia si accentua man mano che si allontana dal bordo. Le cupole sono poi punteggiate da una serie di lucernari che si aprono e si chiudono automaticamente per la ventilazione.
L’umidità del suolo, unita al fenomeno dell’inerzia termica, raffredda notevolmente l’interno del museo, evitando così la necessità  di climatizzare le aree pubbliche al piano terra e gli uffici di ricerca lungo la facciata.

Foto Tim Griffith

6. Renzo Piano, California Academy of Science, San Francisco, United States, 2008

Foto Tim Griffith

7. Archea Associati, Marchesi Antinori Cantina, Bargino, Italia, 2012 Circondata dalle colline del Chianti, a metà strada tra Firenze e Siena, l’architettura di Archea Associati sfida il tema della copertura attraverso un’architettura ipogea.
La Cantina Antinori è infatti prima di tutto un esperimento geomorfologico: quasi invisibile dall’esterno, l’edificio si rivela attraverso due tagli nella terra, due fenditure orizzontali che individuano i terrazzamenti che caratterizzano da sempre il paesaggio coltivato a viti. Al di sotto di questo tetto giardino si sviluppano tutti gli ambienti di lavoro dell’opificio e gli spazi ricreativi.
Il tetto verde era in questo caso un elemento fortemente voluto dalla committenza, necessario a recuperare la superficie sottratta alla natura e ridurre il consumo effettivo di suolo e destinarlo a vigneto didattico coltivato con la varietà tipica del Chianti, il Sangiovese.

Foto Pietro Savorelli

7. Archea Associati, Marchesi Antinori Cantina, Bargino, Italia, 2012

Foto Pietro Savorelli

8. Henning Larsen, Moesgaard Museum, Aarhus, Danimarca, 2014  Lo studio danese Henning Larsen Architects ha progettato vicino ad Aarhus un museo dotato di tetto verde che si erge dal paesaggio in pendenza per creare un sito per picnic in estate e discese in slittino in inverno. Posizionato sul fianco di una collina nel sobborgo noto come Skåde, l’edificio è parzialmente immerso nel suo sito rurale e presenta un tetto che degrada più ripidamente del terreno creando una sezione angolata.
Il tetto è ricoperto di erba, muschio e fiori ed è interrotto da aperture che formano delle terrazze, permettendo alla luce naturale di entrare negli spazi espositivi disposti su tre piani. Verso la sommità  del tetto, una sezione orizzontale sporge a formare un punto di osservazione che offre una vista sulla campagna circostante e sulla baia di Aarhus, da cui è visibile il profilo del museo.

Foto Jan Kofod Winther

8. Henning Larsen, Moesgaard Museum, Aarhus, Danimarca, 2014 

Foto Jan Kofod Winther

9. Studio Marco Vermeulen, Biesbosch Museum, Werkendam, The Netherlands, 2015 Continuando sulla tipologia dei musei, lo Studio Marco Vermeulen di Rotterdam ha realizzato la ristrutturazione del Biesbosch Museum – un edificio con tetti a più falde – e ha aggiunto una nuova ala per l’arte contemporanea. Il museo di storia locale si trova su un’isola di recente formazione nel Parco nazionale De Biesbosch, un’area umida circondata da boschi di salici a sud-est di Rotterdam. Questo contesto ha spinto gli architetti a ricoprire l’edificio esistente con uno strato di erbe e piante aromatiche, trasformandolo in un paesaggio in miniatura di colline, sentieri e ruscelli.
Il progetto dell’edificio mira a ridurre al minimo il consumo energetico. Il vetro resistente al calore e il tetto verde contribuiscono a isolare l’edificio durante tutto l’anno, mentre una stufa a biomassa mantiene la temperatura nelle giornate più fresche. Nei giorni caldi, l’acqua viene pompata attraverso le stesse tubature per raffreddare l’edificio.

Foto Ronald Tilleman

9. Studio Marco Vermeulen, Biesbosch Museum, Werkendam, The Netherlands, 2015

Foto Ronald Tilleman

10. Brooklyn Grange Parlando invece di start-up e realtà aziendali, sono numerose le realtà che sfruttano ormai da tempo questa superficie architettonica come luogo di coltivazione.
Brooklyn Grange, ad esempio, è una fattoria urbana biologica su tetto di 5,6 acri a New York, che coltiva ortaggi e miele per ristoranti locali, mercati e agricoltura sostenuta dalla comunità . La fattoria si trova su tre tetti a Brooklyn e nel Queens. La prima fattoria sul tetto è stata fondata nel 2010 su un edificio di 43.000 metri quadrati a cavallo tra le aree di Astoria e Long Island City. La seconda sede è stata invece costruita nel 2012 in cima al Brooklyn Navy Yard e la terza fattoria, fondata nel 2019, si trova a Liberty View a Sunset Park, Brooklyn.

Courtesy Brooklyn Grange

13. Sou Fujimoto, Shiroiya Hotel, Maebashi, Giappone, 2020 Lo studio Sou Fujimoto Architects ha ristrutturato un hotel a Maebashi, in Giappone, rimuovendo i piani interni dell’edificio originale e aggiungendo una collina erbosa contenente delle cabine. Un passaggio aperto che contiene l'ingresso principale dell'hotel conduce anche a un'estensione della Heritage Tower su un terreno che in precedenza era una terrazza su un affluente del fiume Tone. Denominata Green Tower, l’estensione è coperta da una collina verde che annulla la differenza di altezza di un solo piano tra le strade anteriori e posteriori del sito. Le ripe verdi fanno anche riferimento al concetto di "mebuku", o "germoglio", sviluppato da Tanaka e dalla città  di Maebashi per descrivere la loro visione della riqualificazione in corso della città.

Foto Shinya Kigure

13. Sou Fujimoto, Shiroiya Hotel, Maebashi, Giappone, 2020

Foto Shinya Kigure

14. Heatherwick Studio, 1000 Tree, Shanghai, Cina, 2021 Nel quartiere residenziale di Putuo, nel nord-ovest di Shanghai, Heatherwick Studio torna a sfidare la tipologia dell’edificio residenziale trasformandola in una scultorea montagna terrazzata. Nel progetto lo studio ha esplorato il modo in cui questo spazio industriale abbandonato, un tempo inaccessibile, potesse essere aperto alla città. Invece di una tipica torre e di un podio, si è cercato il modo di far passare il paesaggio attraverso il sito e di creare un nuovo tipo di topografia urbana in cui il paesaggio viene sollevato per formare il volume degli edifici.
Le snelle colonne sostengono enormi fioriere, facendo sembrare che dall’edificio spuntino germogli verdi. Un mix di arbusti regionali, piante ricadenti e alberi a foglia caduca e sempreverdi rende l’aspetto mutevole durante l’anno, proprio come una vera montagna.

Foto Qingyan Zhu

14. Heatherwick Studio, 1000 Tree, Shanghai, Cina, 2021

Foto Qingyan Zhu

MVRDV, Tainan Xinhua Fruit and Vegetable Market, Tainan, Taiwan, 2023 Situato ai piedi della zona orientale di Tainan, il mercato dell’Ufficio Agricoltura del governo della città  di Tainan è stato progettato da Mvrdv come centro di approvvigionamento alimentare e come spazio di aggregazione e socializzazione. Realizzato in collaborazione con lo studio locale Llj Architects, il mercato di 12.331 metri quadrati è stato sormontato da un tetto verde curvilineo che forma “colline ondulate” progettate per integrarsi nel paesaggio circostante.
Il progetto originale dell’edificio prevedeva che il tetto venisse utilizzato per le coltivazioni e Mvrdv spera che in futuro possa essere adattato per la coltivazione di frutta e verdura. Attualmente utilizzato come parco con piante colorate, un ulteriore sviluppo del tetto potrebbe trasformarlo in una fattoria didattica che insegni ai bambini la catena di approvvigionamento alimentare e come vengono coltivati i prodotti.

Foto Shephotoerd

MVRDV, Tainan Xinhua Fruit and Vegetable Market, Tainan, Taiwan, 2023

Foto Shephotoerd

Nel dialogo costante su come rendere l’architettura e l’industria edilizia più sostenibili, il tema di iniziare a usare attivamente la superficie della copertura compare ormai frequentemente. I tetti verdi stanno infatti spuntando su un numero sempre maggiore di edifici in tutto il mondo. Utilizzando solitamente varietà resistenti di piante grasse, erbe, fiori selvatici ed erbe aromatiche, piantare in copertura porta con sé numerose sfide tecniche – una sezione tipo per consentire la corretta crescita delle piante necessita infatti diversi strati strutturali, tra cui una membrana impermeabile e livelli per il drenaggio, l’isolamento e il filtraggio.

Courtesy Brooklyn Grange

I benefici contribuiscono a una migliore gestione delle acque meteoriche e riducono l’effetto delle isole di calore urbane, in quanto le piante svolgono un ruolo di raffreddamento durante i caldi mesi estivi. I tetti verdi possono anche essere sorprendentemente efficaci contro l’inquinamento, grazie alla fotosintesi delle piante migliora la qualità dell’aria. Grazie al loro effetto isolante che fornisce una protezione aggiuntiva contro le radiazioni solari, i tetti verdi possono anche ridurre la quantità  di energia necessaria per regolare le temperature degli edifici, mentre i tetti convenzionali perdono calore in inverno ma si riscaldano in estate.

Ma la corsa verso questi vantaggi economici e ambientali potrebbe far perdere di vista il loro valore compositivo all’interno delle architetture. Inserire il verde all’interno della struttura edilizia è sempre stato una sfida cara ai progettisti, ancor prima della coscienza climatica.

Vediamo allora, in questa collezione, quindici esempi di architetture che hanno saputo affrontare il tema del “tetto vegetale” in modo innovativo e intelligente, da casi studio storici a progetti di recente costruzione.

1. BBPR, via Monteverdi 11, Milano, Italia, 1967 Foto Alessandro Sartori

Partendo dalla tradizione razionalista milanese, troviamo uno dei primi esempi italiani nel complesso polifunzionale di corso Buenos Aires progettato dai BBPR nel ‘67.
A causa della richiesta della committenza di inserire un supermercato, che con la sua estensione occupa quasi tutto il piano terra, i progettisti sono costretti a rinunciare al classico cortile e scelgono di lavorare sulla differenza tra la via principale – il trafficato corso Buenos Aires – per inserire la vegetazione parcellizzata tra le terrazze gradinate dei vari appartamenti. Poiché sulla copertura del supermercato è collocato un parcheggio per i clienti, a evocare un giardino assente i progettisti hanno poi posizionato lunghe travi in cemento armato con sezione a V, vasi in cui sono stati piantati rigogliosi cespugli che hanno la duplice funzione di riparare le vetture dal sole e di nascondere la vista delle stesse dagli appartamenti.

1. BBPR, via Monteverdi 11, Milano, Italia, 1967 Foto Barbara Palazzi

2. Renée Gailhoustet e Jean Renaudie, Les Étoiles d’Ivry, Ivry-sur-Seine, Francia, 1969 Foto Lorenzo Zandri

Incluso nell’Opération Jeanne-Hachette, l’iconico complesso brutalista è composto da 40 abitazioni sociali, uffici e negozi che si mescolano su diversi livelli componendo una sorta di struttura piramidale.
Gli spazi pubblici e privati sono qui mescolati, utilizzato anche la terza dimensione della copertura come espediente progettuale, non solo come superficie piana pedonale ma anche come piattaforme ludiche invase dalla vegetazione selvatica. Il tema dei triangoli e l’elemento verde hanno dato forma alla strategia di alleggerimento della presenza del cemento, per mescolare natura e struttura architettonica.

2. Renée Gailhoustet e Jean Renaudie, Hanging gardens, Ivry-sur-Seine, Francia, 1969 Foto Lorenzo Zandri

3. Ricardo Bofill, La Fabrica, Barcellona, Spagna, 1975 Foto María González

La fabbrica di cemento abbandonata alle porte di Barcellona un tempo simboleggiava il boom del settore industriale spagnolo del secondo dopoguerra, ospitando la ciminiera più alta del Paese.
Bofill, celebrando il volume dell’edificio, ha fornito uno zoccolo verde a questi volumi creando come effetto quello di enormi strutture edilizie in cemento galleggianti nella giungla. Il tetto verde, inoltre, conferisce una nuova funzione all’ampia porzione di copertura in calcestruzzo non utilizzata della fabbrica esistente, creando un benefico monoclima che rinfresca e umidifica l’aria circostante.

3. Ricardo Bofill, La Fabrica, Barcellona, Spagna, 1975 Foto María González

4. Geoffrey Powell, Christoph Bob, e Peter Chamberlin, Barbican Center, Londra, Inghilterra, 1982 Courtesy Barbican Center

Il Barbican Estate è ampiamente riconosciuto come uno dei più importanti esempi di architettura brutalista, e rappresenta ancora oggi un ideale utopico per la vita metropolitana londinese. Con le sue superfici di cemento grezzo, i giardini sopraelevati e il trio di grattacieli, il Barbican ha offerto infatti una nuova visione di come i quartieri residenziali ad alta densità possano essere integrati con scuole, negozi e ristoranti, nonché con destinazioni culturali di livello mondiale.
Il progetto originale mirava a creare un “villaggio urbano” autonomo, con gli spazi residenziali e pubblici completamente separati dal traffico veicolare. Attraverso un interessante disegno di sezione, la maggior parte degli elementi paesaggistici, compresi i corpi idrici, sono inserite al disopra dei parcheggi e delle strutture ricreative sottostanti.

4. Geoffrey Powell, Christoph Bob, e Peter Chamberlin, Barbican Center, Londra, Inghilterra, 1982 Courtesy Barbican Center

5. Emilio Ambasz, Prefectural International Hall, Fukuoka, Giappone, 1990 Courtesy Emilio Ambasz

Considerato il padre dell’architettura verde, Emilio Ambasz ha sperimentato i limiti tecnici dell’unire architettura e vegetazione in tanti dei suoi progetti. Nel caso della Prefectural International Hall, l’architetto dedica a superficie vegetale l’intera copertura a gradoni interamente aperta al pubblico.
La struttura si presenta infatti come un ibrido: un edificio con facciate eleganti e sobrie su tre lati e un parco pubblico simile a una montagna sul quarto lato, a sud, che può essere definito come il tetto, il fronte, il retro o piuttosto la faccia dell’edificio. Ci sono 14 terrazze, una per piano, tutte accessibili e interconnesse da scale a zig zag che vanno dal livello del suolo fino al belvedere superiore, a 60 metri di altezza. Salendo, scendendo e attraversando le lussureggianti sponde, i visitatori possono ammirare piscine e cascate immerse in 50.000 piante di oltre 120 specie.

5. Emilio Ambasz, Prefectural International Hall, Fukuoka, Giappone, 1990 Courtesy Emilio Ambasz

6. Renzo Piano, California Academy of Science, San Francisco, United States, 2008 Foto Tim Griffith

La California Academy of Sciences di Renzo Piano è uno dei più grandi musei di storia naturale del mondo. L’architettura è costituita da due edifici, ciascuno con cupole di vetro autoportanti alte circa 27,43 m, che ospitano il planetario e la foresta pluviale vivente.
L’intero complesso di 37.000 mq è come un pezzo di parco tagliato e sollevato a 10 m dal suolo. Questo “tetto vivente” è ricoperto da 1.700.000 piante autoctone selezionate e piantate in contenitori biodegradabili in fibra di cocco appositamente disegnati. Il tetto è piatto sul suo perimetro e, come un paesaggio naturale, la topografia si accentua man mano che si allontana dal bordo. Le cupole sono poi punteggiate da una serie di lucernari che si aprono e si chiudono automaticamente per la ventilazione.
L’umidità del suolo, unita al fenomeno dell’inerzia termica, raffredda notevolmente l’interno del museo, evitando così la necessità  di climatizzare le aree pubbliche al piano terra e gli uffici di ricerca lungo la facciata.

6. Renzo Piano, California Academy of Science, San Francisco, United States, 2008 Foto Tim Griffith

7. Archea Associati, Marchesi Antinori Cantina, Bargino, Italia, 2012 Foto Pietro Savorelli

Circondata dalle colline del Chianti, a metà strada tra Firenze e Siena, l’architettura di Archea Associati sfida il tema della copertura attraverso un’architettura ipogea.
La Cantina Antinori è infatti prima di tutto un esperimento geomorfologico: quasi invisibile dall’esterno, l’edificio si rivela attraverso due tagli nella terra, due fenditure orizzontali che individuano i terrazzamenti che caratterizzano da sempre il paesaggio coltivato a viti. Al di sotto di questo tetto giardino si sviluppano tutti gli ambienti di lavoro dell’opificio e gli spazi ricreativi.
Il tetto verde era in questo caso un elemento fortemente voluto dalla committenza, necessario a recuperare la superficie sottratta alla natura e ridurre il consumo effettivo di suolo e destinarlo a vigneto didattico coltivato con la varietà tipica del Chianti, il Sangiovese.

7. Archea Associati, Marchesi Antinori Cantina, Bargino, Italia, 2012 Foto Pietro Savorelli

8. Henning Larsen, Moesgaard Museum, Aarhus, Danimarca, 2014  Foto Jan Kofod Winther

Lo studio danese Henning Larsen Architects ha progettato vicino ad Aarhus un museo dotato di tetto verde che si erge dal paesaggio in pendenza per creare un sito per picnic in estate e discese in slittino in inverno. Posizionato sul fianco di una collina nel sobborgo noto come Skåde, l’edificio è parzialmente immerso nel suo sito rurale e presenta un tetto che degrada più ripidamente del terreno creando una sezione angolata.
Il tetto è ricoperto di erba, muschio e fiori ed è interrotto da aperture che formano delle terrazze, permettendo alla luce naturale di entrare negli spazi espositivi disposti su tre piani. Verso la sommità  del tetto, una sezione orizzontale sporge a formare un punto di osservazione che offre una vista sulla campagna circostante e sulla baia di Aarhus, da cui è visibile il profilo del museo.

8. Henning Larsen, Moesgaard Museum, Aarhus, Danimarca, 2014  Foto Jan Kofod Winther

9. Studio Marco Vermeulen, Biesbosch Museum, Werkendam, The Netherlands, 2015 Foto Ronald Tilleman

Continuando sulla tipologia dei musei, lo Studio Marco Vermeulen di Rotterdam ha realizzato la ristrutturazione del Biesbosch Museum – un edificio con tetti a più falde – e ha aggiunto una nuova ala per l’arte contemporanea. Il museo di storia locale si trova su un’isola di recente formazione nel Parco nazionale De Biesbosch, un’area umida circondata da boschi di salici a sud-est di Rotterdam. Questo contesto ha spinto gli architetti a ricoprire l’edificio esistente con uno strato di erbe e piante aromatiche, trasformandolo in un paesaggio in miniatura di colline, sentieri e ruscelli.
Il progetto dell’edificio mira a ridurre al minimo il consumo energetico. Il vetro resistente al calore e il tetto verde contribuiscono a isolare l’edificio durante tutto l’anno, mentre una stufa a biomassa mantiene la temperatura nelle giornate più fresche. Nei giorni caldi, l’acqua viene pompata attraverso le stesse tubature per raffreddare l’edificio.

9. Studio Marco Vermeulen, Biesbosch Museum, Werkendam, The Netherlands, 2015 Foto Ronald Tilleman

10. Brooklyn Grange Courtesy Brooklyn Grange

Parlando invece di start-up e realtà aziendali, sono numerose le realtà che sfruttano ormai da tempo questa superficie architettonica come luogo di coltivazione.
Brooklyn Grange, ad esempio, è una fattoria urbana biologica su tetto di 5,6 acri a New York, che coltiva ortaggi e miele per ristoranti locali, mercati e agricoltura sostenuta dalla comunità . La fattoria si trova su tre tetti a Brooklyn e nel Queens. La prima fattoria sul tetto è stata fondata nel 2010 su un edificio di 43.000 metri quadrati a cavallo tra le aree di Astoria e Long Island City. La seconda sede è stata invece costruita nel 2012 in cima al Brooklyn Navy Yard e la terza fattoria, fondata nel 2019, si trova a Liberty View a Sunset Park, Brooklyn.

13. Sou Fujimoto, Shiroiya Hotel, Maebashi, Giappone, 2020 Foto Shinya Kigure

Lo studio Sou Fujimoto Architects ha ristrutturato un hotel a Maebashi, in Giappone, rimuovendo i piani interni dell’edificio originale e aggiungendo una collina erbosa contenente delle cabine. Un passaggio aperto che contiene l'ingresso principale dell'hotel conduce anche a un'estensione della Heritage Tower su un terreno che in precedenza era una terrazza su un affluente del fiume Tone. Denominata Green Tower, l’estensione è coperta da una collina verde che annulla la differenza di altezza di un solo piano tra le strade anteriori e posteriori del sito. Le ripe verdi fanno anche riferimento al concetto di "mebuku", o "germoglio", sviluppato da Tanaka e dalla città  di Maebashi per descrivere la loro visione della riqualificazione in corso della città.

13. Sou Fujimoto, Shiroiya Hotel, Maebashi, Giappone, 2020 Foto Shinya Kigure

14. Heatherwick Studio, 1000 Tree, Shanghai, Cina, 2021 Foto Qingyan Zhu

Nel quartiere residenziale di Putuo, nel nord-ovest di Shanghai, Heatherwick Studio torna a sfidare la tipologia dell’edificio residenziale trasformandola in una scultorea montagna terrazzata. Nel progetto lo studio ha esplorato il modo in cui questo spazio industriale abbandonato, un tempo inaccessibile, potesse essere aperto alla città. Invece di una tipica torre e di un podio, si è cercato il modo di far passare il paesaggio attraverso il sito e di creare un nuovo tipo di topografia urbana in cui il paesaggio viene sollevato per formare il volume degli edifici.
Le snelle colonne sostengono enormi fioriere, facendo sembrare che dall’edificio spuntino germogli verdi. Un mix di arbusti regionali, piante ricadenti e alberi a foglia caduca e sempreverdi rende l’aspetto mutevole durante l’anno, proprio come una vera montagna.

14. Heatherwick Studio, 1000 Tree, Shanghai, Cina, 2021 Foto Qingyan Zhu

MVRDV, Tainan Xinhua Fruit and Vegetable Market, Tainan, Taiwan, 2023 Foto Shephotoerd

Situato ai piedi della zona orientale di Tainan, il mercato dell’Ufficio Agricoltura del governo della città  di Tainan è stato progettato da Mvrdv come centro di approvvigionamento alimentare e come spazio di aggregazione e socializzazione. Realizzato in collaborazione con lo studio locale Llj Architects, il mercato di 12.331 metri quadrati è stato sormontato da un tetto verde curvilineo che forma “colline ondulate” progettate per integrarsi nel paesaggio circostante.
Il progetto originale dell’edificio prevedeva che il tetto venisse utilizzato per le coltivazioni e Mvrdv spera che in futuro possa essere adattato per la coltivazione di frutta e verdura. Attualmente utilizzato come parco con piante colorate, un ulteriore sviluppo del tetto potrebbe trasformarlo in una fattoria didattica che insegni ai bambini la catena di approvvigionamento alimentare e come vengono coltivati i prodotti.

MVRDV, Tainan Xinhua Fruit and Vegetable Market, Tainan, Taiwan, 2023 Foto Shephotoerd