La crisi della democrazia e la conseguente scomparsa della civiltà occidentale sono i temi d’indagine dall’artista Gian Maria Tosatti per la sua ultima installazione a Odessa, in dialogo con il paesaggio del lago Kuyalnyk.
L’episodio di Odessa è parte di Il mio cuore è vuoto come uno specchio, un progetto articolato che da qualche anno porta l’artista in giro per il mondo. L’installazione – che segue altri interventi artistici a Catania, Riga e Città del Capo – è stata sviluppata in seguito a un lungo periodo trascorso in Ucraina, in cui Tosatto ha potuto raccogliere ed elaborare varie suggestioni, includendo il passato sovietico del paese e il disastro nucleare di Chernobyl.
L’opera di Tosatto si mimetizza nel territorio, con l’obiettivo di raccontare la sua complessità e immaginare uno scenario in cui realtà e profezia si mescolano. “In molte città o villaggi si può chiaramente percepire un flusso del tempo difettoso. Il tempo sembra scorrere più lento che in ogni altro posto o uscire al di fuori dei suoi meccanismi. Odessa sembra un pezzo di terra alla deriva del tempo,” racconta l’artista.
Il progetto curato da Kateryna Filyuk e Alessandra Troncone è stato realizzato insieme a The Blank Contemporary Art (Bergamo) e Izolyatsia Platform for Cultural Initiatives (Kiev), con il supporto dell’Italian Council.