Amore VS Odio

Non solo amore e bellezza ha raccontato nei secoli la pittura, ma anche odio e ira, sentimenti sdegnosi che fanno però parte dell’animo umano.

L’idiosincrasia per l’amore, puntualmente argomentata nelle opere d’arte, fremeva d’ambizione nel corso della storia dell’arte. Rivoluzionaria, sperimentale, compromettente e alle volte trasgressiva, è stata sempre alla ricerca di un estremismo estetico che osannava la spietata bruttezza umana.

Con il gusto della provocazione i principi dell’arte sono stati trasfigurati. La tradizionale eleganza e bellezza della pittura venivano messi in netto contrasto con le tematiche dell’amore.

Dopo un lunedì dedicato all’amore, San Valentino, argomentiamo l’odio e l’ira, sentimenti sdegnosi che l’uomo comunque conserva. Un argomento scottante, quasi imbarazzante nell’arte, dove una riflessione appare però dovuta.

Dosso Dossi, La Rabbia o la Rissa, 1516
Dosso Dossi, La Rabbia o la Rissa, 1516

Una serie particolare è quella che ci presenta Dosso Dossi, principale artista presso la corte ferrarese degli Este nel primo cinquecento. Nove le opere, delle quali solo sette sono state rintracciate, tutte con una particolare forma, dei quadrati dove i personaggi vengono dipinti in maniera tale che nella lettura appaiono dei rombi. Nella serie, i soggetti rappresentano i sensi e gli istinti e l’opera in questione argomenta l’ira, la rabbia, una zuffa. Quattro i personaggi che riempiono la scena, due uomini e due donne, quest’ultime più in vista e che occupano più spazio sembrano le due protagoniste ma i veri soggetti dell’opera sono il pane e il bicchiere descritto nell’angolo più basso. La lite furibonda nasce dal pane, forse poco, forse troppo desiderato poiché tutti affamati e il bicchiere rovesciato è la conseguenza del sentimento nato da questa scarsità: causa-effetto.

La pittura di Dosso Dossi si trasforma dalla sua solita eleganza ad un’idea di bruttezza dalla quale egli stesso par fuggir via e consiglia allo spettatore di far lo stesso. Emozioni da tener lontane.

Una diversa interpretazione, con soggetti completamenti diversi ci viene offerta da Peter Paul Rubens, pittore fiammingo attivo tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII.

Peter Paul Rubens, Trionfo della Chiesa su Furia, Discordia e Odio, 1628
Peter Paul Rubens, Il Trionfo della Chiesa su Furia, Discordia e Odio, 1628

Rubens argomenta il sentimento sotto forma di sconfitta, Il Trionfo della Chiesa su Furia, Discordia e Odio. L’esecuzione è trionfale, splendida ed estremante elegante. La chiesa, rappresentata su di un carro, avanza trionfante contro tutti i sentimenti d’odio, proclamando la sua onnipotenza. Il bene contro il male. La clemenza contro la severità. La giustizia che affronta la parzialità. L’odio sconfitto sotto la chiesa, una donna dalle fattezze abbondanti, solita per Rubens ma estremamente significativa nell’opera. Opulenza e miseria, questo rappresenta il pittore fiammingo, il tutto in un turbinio di forme e corpi disarmante, estremamente affascinante, una critica che sconfigge l’idea di bruttezza che il pittore era solito argomentare soprattutto attraverso le debolezze dell’animo umano.

Infinita è la letteratura sull’odio, raccontata attraverso tragedie o metafore religiose, soprattutto in pittura. La storia della bruttezza ha diversi caratteri comuni con quella della bellezza, così come quella dell’amore riscontra caratteristiche con quella dell’odio e dell’ira.

Baudelaire scriveva: “Per certi spiriti più curiosi e disincantati, il piacere del brutto proviene da un sentimento più misterioso, che è la sete dell’ignoto e il gusto dell’orribile. È quel sentimento, di cui ciascuno porta in se più o meno sviluppato il germe, che precipita certi poeti nelle cliniche e nelle sale anatomiche, e le donne alle esecuzioni pubbliche. Mi spiace che qualcuno non lo capisca – un’arpa a cui manca una corda grave! Vi sono persone che arrossiscono di aver amato quando si accorgono che è sciocca… La stoltezza è sovente l’ornamento della bellezza, è essa che dona agli occhi la limpidezza incolore degli stagni nerastri, la calma oleosa dei mari tropicali.”

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