Quando il ruolo dell’arredo nella pittura è straordinario

Non semplice decoro, ma elemento portatore di significato e metafore: un percorso attraverso stanze, saloni e salotti che raccontano storie attraverso l’arte.

Non un appuntamento mondano, né un semplice evento come tanti altri, questo è stato Il Salone del Mobile. Luoghi ricreati ad hoc per sorprendere, stupire, raccontare e sopratutto mostrare.

Si è da poco conclusa un’edizione tanto attesa dopo il limbo pandemico ed ecco finalmente tornare nel settembre 2021 il Supersalone con l’immancabile (super) Fuorisalone.

Novantamila utenze giornaliere sulla sola piattaforma digitale, naturalmente quest’anno la gestione online ha giocato un ruolo fondamentale, sessantamila i visitatori che nei sei giorni della manifestazione sono arrivati a Milano da circa 113 paesi. Il salone, il salotto, un luogo della casa ospitale e ospitante, un luogo dove l’arredo è inteso nel senso più ampio, dove l’oggettistica, il design, il complemento d’arredo giocano un ruolo essenziale per la sua caratterizzazione. Nel corso della storia dell’arte molti artisti hanno dedicato con scrupolosa attenzione la loro pittura agli oggetti, all’arredo, addirittura attribuendo a questi soggetti, considerati un tempo esclusivamente funzionali, significati e metafore davvero straordinari.

Francesco Fieravino, Natura morta con un elmo. Olio su tela, circa 1611-1654. Museo dell'Ermitage, San Pietroburgo.

Nato a Malta, Francesco Noletti, detto il Fieravino, operò a Roma durante il pontificato di Papa Alessandro VII, Fabio Chigi. Il Maltese o Fieravino è noto pittore di nature morte, non le solite di frutti o ortaggi, ma oggetti preziosi come strumenti musicali, tappeti, brocche o giare.
Sfarzo, opulenza, lussuria, il tutto legato dalla sapienza dell’artigianato mediorientale, quello dei tappeti, di cui egli, per la sua origine, ne è testimone, oggetti di tradizione millenaria entro cui confluiscono aspetti culturali e simbolici da fare di questi i corrispettivi della nostra pittura. Affascinanti elementi appaiono sulle tele del Maltese, decorativi e ornamentali che esprimono ricchezza e potenza della nobiltà a cui erano destinati, di cui molto spesso erano i committenti. Oggetti d’uso comune che dettano ricchezza, che raccontano altre storie.

Famoso tanto quanto i suoi Girasoli è il dipinto in cui Vincent Van Gogh racconta la sua stanza: la camera ad Arles. Stretta, semplice, senza troppi orpelli a distogliere l’attenzione, la stanza si presenta attraverso l’arredo che ne diviene soggetto e argomento. Una dichiarazione di estrema solitudine è quella del pittore, dove il legno delle sedie e del letto è emblema dell’opera. Il colore è il mezzo dell’emozione che approfitta degli oggetti per raccontare e raccontarsi.

Spicca il rosso caldo della coperta, in un contrasto complementare con i gialli e i verdi delle due sedute. Le pareti sono blu, un colore freddo che estranea dallo spazio il visitatore e permette di concentrare l’attenzione solo sull’arredamento. Il pavimento è ancora di legno, di colore quasi grigio, come se fosse logoro, segnato e stanco anche lui. L’opera fu realizzata circa un anno prima della sua morte e tutto racconta il suo tormento, la sua solitudine. Una materia deforme infatti racconta oggetti semplici che esprimono una vita, che danno indizi su chi abitasse quella stanza e come potesse viverla.

Henri Gervex, Rolla. Olio su tela, 1878. Musée des Beaux-Arts de Bordeaux, Boredaux.

E se l’arredo fosse un complice perfetto di una storia? Nel 1878 Henri Gervex dipinse quello che è considerato il suo capolavoro: Rolla. Due i soggetti. Una donna nuda, esausta, attira al primo sguardo la nostra attenzione. Sdraiata su di un letto a baldacchino, sfarzoso e dalle fantasie dei tessuti un pò vezzosi, occupa gran parte della scena. La poltrona alla destra ospita i suoi abiti, mentre sottoveste e sottogonna vengono abbandonati sul pavimento. Pochi gioielli, all’apparenza non preziosi, sono poggiati sul comodino, dove un lume di porcellana e tessuto viene lasciato acceso anche se la scena si svolge nel pieno del giorno.

Dietro di lei, nel fondo della scena, il suo amante, intento a riaprire gli scuri delle finestre per far entrare di nuovo la luce del sole. Tutto racconta una storia. Una prostituta? Un’amante? Di certo non pare la camera padronale di una coppia borghese ne indigente. Non è il nudo a sottolineare il fatto ma il solo arredo, narrato e dipinto con estrema cura e attenzione. La funzione narrativa dell’arredo contiene in sé diverse tematiche: la si può ritenere oggettuale, architettonica, psicologica, rimanendo comunque estremamente soggettiva
Chissà cosa avrà raccontato questo Supersalone, chissà cosa si nascondeva nei dettagli più arditi del Fuorisalone.

Immagine di apertura: Vincent Van Gogh, la camera ad Arles. Olio su tela, 1888. Van Gogh Museum, Amsterdam.