Bunny Rogers alla Kunsthaus Bregenz si ispira ai funerali americani

L’artista americana ha allestito la sua prima mostra personale istituzionale in Austria realizzando, fra gli altri lavori, tre enormi installazioni in un inno alla fine.

Bunny Rogers, Locker Room, 2020, Installation view third floor, Kunsthaus Bregenz, 2020, Photo: Markus Tretter Courtesy of the artist © Bunny Rogers, Kunsthaus Bregenz

I cartelloni della Kunsthaus Bregenz situati in Seestraße, la via principale di Bregenz, sono parte integrante del programma del museo, protendendo ogni mostra verso il pubblico. L’artista americana Bunny Rogers (nata nel 1990 a Houston, Texas) ha allestito la prima mostra del 2020 alla Kunsthaus come una dichiarazione di poetica. All’esterno e al coperto, Bunny Rogers affronta il lutto collettivo, rendendo l’argomento accessibile a un’audience più vasta attraverso i cartelloni KUB sulla Seestraße di Bregenz. Nel cuore del bourg, cita le immagini del lutto collettivo che accompagna la morte di personaggi famosi o vittime di assassinio, che sono state marchiate nella memoria collettiva. Le grandi quantità di fiori, candele, quadri, giocattoli e i loro involucri di cellophane, che alla fine si trasformano in immondizia, rappresentano una sorta di richiamo.

Il primo set installativo al museo sembra emergere come uno sguardo oscuro nel buio. Bunny Rogers, per “Kind Kingdom”, ha spostato le installazioni più ampie su tutti e quattro i piani del Kunsthaus Bregenz, parodiando diversi scenari e un’atmosfera ispirata ai funerali americani. Il piano terra presenta tende pesanti, ghirlande floreali e nastri neri, mentre altrove sono visibili rose che sono state gettate nel cemento. Qui sono state anche impiegate barriere di controllo della folla. I visitatori attraversano una scenografia, come quella allestita fuori da Kensington Palace a Londra dopo la morte della Principessa Diana, in un incidente d’auto nel 1997 a Parigi.

Bunny Rogers Cement Garden, 2020 Installation view second floor, Kunsthaus Bregenz, 2020 Photo: Markus Tretter Courtesy of the artist © Bunny Rogers, Kunsthaus Bregenz
Bunny Rogers, Cement Garden, 2020 Installazione al secondo piano, Kunsthaus Bregenz, 2020

L'umore del suo lavoro è rigoroso e doloroso. Alla fine degli anni Novanta, un piccolo orsacchiotto viola della principessa Diana Beanie Baby è stato prodotto in milioni di copie, in memoria della regina di cuori, mentre i proventi delle vendite confluirono nella fondazione di beneficenza della principessa. Molto tempo dopo, venne sviluppato un hype attorno all'orsacchiotto come oggetto da collezione e oggetto di speculazioni finanziarie; elemento che ora viene scambiato online a prezzi alti o come falsi economici, e che può anche essere trovato sui cartelloni pubblicitari composti da Rogers.

Bunny Rogers, Memorial, 2020, Installation view ground floor, Kunsthaus Bregenz, 2020, Photo: Markus Tretter Courtesy of the artist © Bunny Rogers, Kunsthaus Bregenz
Bunny Rogers, Memorial, 2020, la prima installazione presso il Kunsthaus Bregenz

Al piano superiore l’acqua viene vaporizzata da una doccia. L’intero spazio è stato realizzato con mosaici, piastrelle color fango e color seppia. Lo scenario che Bunny Rogers mette in scena ricorda i box doccia che si trovano nelle scuole o nelle palestre. Questa presentazione stranamente vuota e apparentemente abbandonata dello spazio, con la sua piastrellatura a volte angosciata, diventa un inquieto tableau, un teatro del monito. La morte e il lutto possono essere repressi nella vita moderna, ma nell’arte sono sempre stati un argomento centrale, mentre le nature morte espanse evocano la nostra più effimera fallacia.

Bunny Rogers, Memorial, 2020, Installation view, ground floor, Kunsthaus Bregenz, 2020, Photo: Markus Tretter,  Courtesy of the artist © Kunsthaus Bregenz
Bunny Rogers, Memorial, 2020, Installazione al piano terra della Kunsthaus austriaca

Più in generale, l'edificio di Peter Zumthor offre un ambiente ideale per il lavoro dell’artista, dal momento che spesso invita i suoi spettatori ad assistere a oscure mise-en-scènes. Rogers si è laureata nel 2012 presso la Parsons School of Design di New York in arti visive; attualmente produce sculture, installazioni, video e fotografie, diventando famosa per le sue poesie, che presenta online e durante sessioni declamatorie. Ha esposto, tra l’altro, alla Hamburger Bahnhof, alla Fondation Louis Vuitton, al Whitney Museum of American Art e al Louisiana Museum of Modern Art di Humlebæk, oltre a far parte del progetto 89plus di Ulrich Obrist.

I dati di Internet, delle serie televisive e dei videogiochi fanno sempre parte delle sue installazioni su larga scala. Rogers infatti gioca con le identità nel realizzare una serie di ritratti di sé stessa che sono in definitiva modelli 3D di personaggi televisivi, giocatori di una coreografia improvvisa. Esattamente come succede al secondo piano del Kunsthaus: lì viene eretto un vero prato, mentre il terreno, la spazzatura e i fiori appassiti diventano metafore per la poetica e dolorosa, la bellezza e la transitorietà – un'arte che non rifugge dal lugubre, per ricordare a ciascuno di noi le proprie responsabilità. È un memoriale, perché secondo Bunny Rogers l’arte oggettiva non è possibile.

Titolo:
Bunny Rogers. Kind Kingdom
Date di apertura:
Dal 18 gennaio al 13 aprile 2020
A cura del:
Dr. Rudolf Sagmeister
Sede:
Kunsthaus Bregenz
Indirizzo:
Karl-Tizian-Platz, 6900 Bregenz, Austria

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