The Influencing Machine. Distopie e automatizzazione

Una mostra a Berlino presso nGbK e un libro esplorano il ruolo e l’azione dei bot in una società segnata da nuova automatizzazione e datafication.

eva franco mattes - the  influencing machine - domus

Che i nostri smartphone ci segnalino come ormai sia tempo di uscire dalla fantascienza, non è esattamente notizia dell’ultimo minuto. Nella continua riflessione riguardo i confini dell’umano, i bot e la loro azione sono ormai realtà, una questione sociologica con effetti sulla realtà, fenomeni socio-tecnici la cui efficacia richiede e provoca reazioni ed immaginazioni nuove e multiformi.

I bot, programmi che eseguono task in automatico sulla base di un codice, a cui spesso vengono date caratteristiche umane – nomi, voci, a volte corpi – completano e talvolta sostituiscono l’operato e il lavoro umano, dando così forma tanto a strutture virtuali quanto ad altre più analogiche.

Come fanno i bot e i dati a direzionare la politica, la partecipazione e il sapere? Come possono logiche razziste o sessiste riprodursi e intensificarsi su piattaforme digitali e sui social network?

Cosa significa il valore del lavoro e l’operato umano se le transazioni, le comunicazioni e le decisioni sono sempre più frequentemente messa in atto da sistemi completamente automatizzati? Quali immaginari culturali vengono prodotti dal rapporto uomo-macchina?

Queste sono le domande che strutturano “The Influencing Machine”, la mostra curata al nGbK che riunisce posizioni differenti nell’arte contemporanea, orientate all’esame della progressiva automazione e datafication del nostro habitat.

Avatar che parlano al posto di social media moderator, ossia di persone travestite da algoritmi; la negoziazione del tempo e dei gesti nel lavoro contemporaneo (dai magazzini di Amazon e dai lavoratori di Apple in Cina fino ai traduttori freelance e ai corrieri).

Alan Turing che esplora uno scenario privo di terra partendo alla deriva su una zattera per un’ultima ricerca; schermi dei pc come mercato immobiliare per sollecitatori di azioni; un administrator assente che emerge da un graduale atto di furto.

Ancora, auto-alienazioni giocose che fanno capire infine come esistano saperi non umani, elettrodomestici stupidi, vecchi, malfunzionanti che diventano smart e vengono rivestiti di perle decorative.

Le componenti e i risvolti principali della influencing machine sono messi in mostra e in critica. Il pubblico è introdotto alla messa in questione della propria posizione nella vicenda: una pratica che in nessuna maniera può ancora essere considerata come gioco fantascientifico.

Mostra:
The Influencing Machine
A cura di:
Vladimir Čajkovac, Kristina Kramer, Bettina Lehmann, Sophie Macpherson, Tahani Nadim, Neli Wagner
Artisti:
Anna Bromley, Kajsa Dahlberg, Egemen Demirci, Fabien Giraud & Raphaël Siboni, Fokus Grupa, Eva & Franco Mattes, Mimi Onouha & Mother Cyborg, Sascha Pohflepp & Chris Woebken, Tactical Tech, Jane Topping, Sarah Tripp, Clement Valla, Laura Yuile
Luogo:
nGbK - neue Gesellschaft für bildende Kunst
Indirizzo:
Oranienstraße 25, 10999 Berlin
Date d'apertura:
fino al 20 Gennaio 2019
Libro:
"The Influencing Machine" (ISBN: 978-3-938515-74-7)

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