Milano. I moai di Sari Ember alla Galleria Campari

Dall’Ungheria, la vincitrice dell’ultimo Campari Art Prize di Artissima racconta una storia fatta di marmo e ferro con un’installazione site specific nel “teatro blu” della Galleria.

“Le nostre storie sono tutte uguali, senza nulla da rivelare e nulla da nascondere”. Così scriveva nel 1945 il poeta americano John Koethe per denunciare la vanità dell’artista e il senso del suo passaggio in una terra – allora più che mai – desolata. Ed è da qui che Sari Ember, vincitrice della prima edizione del Campari Art Prize di Artissima 2017,
ha fatto partire il suo racconto. La mostra è ospitata alla Galleria Campari di Sesto San Giovanni fino al 9 settembre,  

Fig.1 Sari Ember, “Since our stories all sound alike” alla Galleria Campari, Sesto San Giovanni, 2018
Fig.2 Sari Ember, “Since our stories all sound alike” alla Galleria Campari, Sesto San Giovanni, 2018
Fig.3 Sari Ember, “Since our stories all sound alike” alla Galleria Campari, Sesto San Giovanni, 2018
Fig.4 Sari Ember, “Since our stories all sound alike” alla Galleria Campari, Sesto San Giovanni, 2018
Fig.5 Sari Ember, “Since our stories all sound alike” alla Galleria Campari, Sesto San Giovanni, 2018
Fig.6 Sari Ember, “Since our stories all sound alike” alla Galleria Campari, Sesto San Giovanni, 2018
Fig.7 Sari Ember, “Since our stories all sound alike” alla Galleria Campari, Sesto San Giovanni, 2018
Fig.8 Sari Ember, “Since our stories all sound alike” alla Galleria Campari, Sesto San Giovanni, 2018
Fig.9 Sari Ember, “Since our stories all sound alike” alla Galleria Campari, Sesto San Giovanni, 2018
Fig.10 Sari Ember, “Since our stories all sound alike” alla Galleria Campari, Sesto San Giovanni, 2018
Fig.11 Sari Ember, “Since our stories all sound alike” alla Galleria Campari, Sesto San Giovanni, 2018
Fig.12 Sari Ember, “Since our stories all sound alike” alla Galleria Campari, Sesto San Giovanni, 2018
Fig.13 Sari Ember, “Since our stories all sound alike” alla Galleria Campari, Sesto San Giovanni, 2018
Fig.14 Sari Ember, “Since our stories all sound alike” alla Galleria Campari, Sesto San Giovanni, 2018
Fig.15 Sari Ember, “Since our stories all sound alike” alla Galleria Campari, Sesto San Giovanni, 2018

“Since our stories all sound alike” è una serie di profili, busti, maschere, volti che narrano una storia: quella dell’artista, nata a San Paolo ma formatasi tra Budapest, dove si è specializzata in fotografia e arti visive, e Parigi, Bruxelles e Brno, dove ha preso parte a residenze e collettive; quella delle sue sculture-parlanti, sospese tra un passato mitico e un futuro ancora in via di definizione; infine quella della stessa Galleria Campari, nata nel 2010 per festeggiare, nel 150° anniversario dell’azienda, il rapporto tra il brand e la sua comunicazione attraverso l’arte e il design.

Sari Ember, Orange vases, Galleria Campari, 2018

Sculture-personaggio in granito, marmo, ceramica e pietra calcarea – materia “dura” eppure qui così calda, familiare – si parlano in silenzio, abitando la scena come fosse un salotto, il tuo. Un ambiente domestico e al contempo teatrale in cui le opere, a metà tra metafisica e primitivismo, prendono posizione come attori sul palco. Ed è proprio per l’impatto comunicativo di opere come Four blue heads o Face of stone I, moderni moai (statue votive dell’Isola di Pasqua, ndr) di uso domestico, che Sari Ember è stata premiata. Volti magici che, non molto diversamente da come fecero Mirò e Klee, ci riportano all’infanzia e diventano custodi di ricordi, identità, storie personali e collettive. Tutte uguali, forse, ma non per questo meno meritevoli di essere raccontate.

  • Since our stories all sound alike
  • Sari Ember
  • Ilaria Bonacossa con Michela Murialdo
  • Galleria Campari
  • fino al 9 settembre 2018
  • viale Gramsci, 161, Sesto San Giovanni (MI)