Firenze. “Materia Montelupo” esplora la modernità della ceramica

La contaminazione è il filo conduttore del progetto “Materia Montelupo”, ideato da Matteo Zauli: nove artisti contemporanei a confronto con il savoir-faire degli artigiani fiorentini.

Francesco Simeti (a destra) che ha lavorato con Francesco Simeti insieme a Sergio Pilastri e Tuscany Art

La ceramica è un materiale moderno? A giudicare dalla presenza nelle più recenti manifestazioni fieristiche d’arte si direbbe, se non altro, che è un materiale in grande spolvero. L’attuale riabilitazione suggerisce un trend macroscopico che interessa l’arte – e al contempo luoghi più propri della cultura progettuale come la moda e il design – per cui la valutazione dell’oggetto passa, prima, attraverso una rivalutazione del lavoro manuale. Il tema era stato toccato già alcuni anni fa da Stefano Micelli che, in particolare per lo scenario italiano – dove il saper fare significa anche saper fare impresa – vedeva nell’artigianato la chiave dell’economia del futuro. Non va però dimenticato che l’abilità artigianale non s’improvvisa, ma si tramanda, assieme alla storia dei territori.

La vicenda della ceramica, a tale proposito, s’inscrive in una geopardizzazione del suolo italiano, dove ogni distretto ha coltivato la sua spiccata specificità pur rimanendo aperto alle contaminazioni, faccenda che nel Quattrocento si produsse nella famosa “circolazione delle tecniche e del sapere”. La contaminazione è infatti il Leitmotif che ha ispirato il progetto “Materia Montelupo” ideato da Matteo Zauli, figlio del ceramista scultore Carlo Zauli e fondatore del museo a lui dedicato a Faenza. Per scandagliare la modernità della ceramica, Matteo Zauli ha portato nove artisti contemporanei a confrontarsi attraverso l’approccio multiplo, le idiosincrasie e le esperienze personali con il savoir-faire che risiede nel territorio fiorentino.

“Materia Montelupo” nasce in continuità con il progetto dello scorso anno, “Materia Prima”, che aveva coinvolto grandi maestri tra cui Ugo La Pietra e Bertozzi & Casoni nella realizzazione di monumentali installazioni urbane in ceramica. Questa volta, l’auspicio della Fondazione Montelupo è stato sviluppare un progetto per il territorio. “Il mio lavoro da 15 anni si concentra sulle residenze d’artista”, spiega Zauli, “proprio per portare nuove prospettive, idee e perciò nuovi mercati e opportunità”. Così gli artisti Lorenza Boisi, Chiara Camoni, Maddalena Casadei, Ludovica Gioscia, Michele Guido, Alessandro Roma, Andrea Sala, Francesco Simeti e Nicola Toffolini sono stati invitati a collaborare lo scorso autunno con le botteghe artigiane locali (Ceramiche d’Arte Ammannati, Ceramica Artistica Bartoloni, Ceramiche d’Arte Dolfi di Ivana Antonini, Terrecotte Corradini e Rinaldi, Ceramiche Artistiche Giglio, La Galleria Nuove Forme d’Arte, Sergio Pilastri, Tuscany Art e Veronica Fabozzo Studio d’Arte) e il risultato di questa esperienza è in mostra (fino al 15 febbraio) al Palazzo Podestarile di Montelupo Fiorentino.

La mostra si apre e si chiude con un vaso – “memoria ancestrale del primo oggetto costruito dall’uomo” –, ma il processo che ha portato alla sua costruzione, nei due casi, non potrebbe essere più diverso. In apertura, i vasi di Chiara Camoni sono stati modellati a occhi chiusi esaltando l’esperienza tattile, sensuale e fisica di lavorare l’argilla. In chiusura della mostra, invece, quelli di Maddalena Casadei – che proviene dall’ambito del disegno industriale e ha collaborato con un tornista – sfidano l’imprevedibilità intrinseca nella formazione della ceramica e sono concepiti come oggetti di design. “Le numerose peripezie che vanno dalla scultura all’elemento architettonico, dall’oggetto d’uso al design mostrano la grande eterogeneità dei linguaggi della ceramica”. Quel che colpisce in particolare della mostra è la straordinaria varietà dei linguaggi. A conti fatti, si direbbe infatti che sia soprattutto questa l’eredità della residenza montelupina: un territorio di possibilità. Per usare una metafora, potremmo pensare a un architetto di giardini che decide di uscire dallo studio e mettere le mani dentro la terra. Nel processo di rimestarla per una giornata intera, più concentrato sulla fatica che sulla definizione della forma ideale, l’appezzamento assumerà contorni inattesi. Alcuni degli artisti coinvolti, al momento dell’apertura della mostra, avevano ancora dei pezzi nei forni e degli altri progetti irrealizzati in testa. Così per gli artigiani delle botteghe, che si erano ritrovati su strade precedentemente non battute.

Le piccole aziende artigiane di Montelupo, che hanno mediamente mezza dozzina di dipendenti, sfornano a pieno ritmo produzioni che trovano sbocco attualmente nei negozi di souvenir fiorentini o sul mercato americano. “Qui sono riuscito a raggiungere quel che non ero riuscito a ottenere in altre realtà: una fusione completa tra il lavoro dell’artista e quello dell’artigiano”, racconta Zauli. Ovvero un cortocircuito che rompesse gli schemi per iniettare nuova linfa creativa, lavorando sulla tensione che si crea tra il semplice oggetto quotidiano e il manufatto artistico, in bilico tra i due territori e rimanendo sul quel crinale. Nella ricerca congiunta di Ludovica Gioscia con Ceramica Artistica Bartoloni, per esempio, è stata sperimentata la forma del “riuso”; in quella di Michele Guido con Ceramiche d’Arte Dolfi sono stati introdotti impasti “impuri”. Lo stesso Gio Ponti, che fu direttore artistico della manifattura Richard Ginori tra il 1923 e il 1933, era convinto della necessità di riunire arte e industria per la creazione di un gusto moderno (e come non dimenticare che Montelupo è stato lo scenario della gloriosa collaborazione tra Ettore Sottsass e Ceramiche Bitossi). Ma è allo stesso tempo indubbio che il fascino della ceramica risieda nella sua immediata comprensione e nella continuità con il passato, ne è prova il crescente successo di manifestazioni quali “Ceramic & Glass Fair” (alla Bohemian National Hall di New York, che alla sua 19esima edizione dimostra di essere in grado di attirare nuovi collezionisti). “D’altra parte, la ceramica riunisce un’altissima tecnologia a un’intensa esperienza fisica da parte dell’artista”, conclude Zauli, “e dopo anni di concettualizzazione e smaterializzazione dell’opera, oggi che per i corsi e ricorsi della storia ci si riappropria della materia, la ceramica è il mezzo ideale per farlo”.

Titolo progetto:
Materia Montelupo. Cantieri contemporanei in ceramica
Curatore:
Matteo Zauli con Fondazione Museo della Ceramica di Montelupo
Residenze:
ottobre – dicembre 2017
Date di apertura:
2 dicembre 2017 – 11 febbraio 2018
Sede:
Palazzo Podestarile
Indirizzo:
via Giro delle Mura 43, Montelupo Fiorentino

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