Francesco Simeti: A seahorse, a caravel and large quantities of concrete...

Con l'obiettivo di creare un'opera site-specific, Simeti, che lavora tra Brooklyn e la Sicilia, ha messo mano agli armadi e ai ripostigli del museo, portandone alla luce gli scheletri.

La Vizcaya è una massiccia villa in stile "barocco italiano" con quasi 40.500 metri quadrati di giardini, un tempo fuori di mano e oggi decisamente parte della città di Miami. In fin dei conti, il simbolo di questa città potrebbe essere una residenza Art Déco restaurata, o un grattacielo di lusso da speculazione selvaggia oppure il marchio di Versace, e nessuno potrebbe affermare che sia sbagliato. Nella sua assoluta insensatezza nel quadro di Miami la Vizcaya, in questa città, ha un senso assoluto.

Dal 1916, quando fu costruita, la Vizcaya è stata la residenza invernale di colui che la volle, l'industriale americano James Deering, scomparso nel 1935. Nei nove anni che trascorse alla Vizcaya, Deering dotò in abbondanza la sua proprietà di un numeroso personale di sevizio residente, di tratti progettuali regalmente napoleonici, di pavimenti di marmo, di arpe, di dulcimer, di simboli di grandezza infiniti e, immagino, di più d'una disillusione. Oggi, in quanto monumento storico ufficialmente riconosciuto a livello nazionale, la Vizcaya è un'attrazione turistica nonché simbolo di grandi successi quanto di grandi eccessi: un bel palcoscenico per una riedizione del Macbeth. Basta pensare solo a che cosa potrebbe nascondersi dentro questi armadi. Oppure farsi risparmiare il fastidio da un artista come Francesco Simeti.
Francesco Simeti, <i>A seahorse, a caravel, and large quantities of concrete, stone, fill, topsoil, tiles, piping, trees and other plants</i>, 2012; vista della mostra al Vizcaya Museum and Gardens. © Vizcaya Museum and Gardens, Miami, Florida
Francesco Simeti, A seahorse, a caravel, and large quantities of concrete, stone, fill, topsoil, tiles, piping, trees and other plants, 2012; vista della mostra al Vizcaya Museum and Gardens. © Vizcaya Museum and Gardens, Miami, Florida
Su incarico del Contemporary Arts Project del Vizcaya Museum and Gardens e con l'obiettivo di creare un'opera site-specific, Simeti, che lavora tra Brooklyn e la Sicilia, ha messo mano agli armadi e ai ripostigli di Deering, portandone alla luce gli scheletri: tra cui guanti bianchi, paraventi neoclassici e i pavoni di pietra che un tempo sormontavano le elaborate colonne a spirale che fiancheggiano la piscina di Deering. In un'oscura sala d'angolo della residenza principale Simeti sistema questi 'oggetti smarriti' come se lo fossero ancora. Occorre un po' di tempo perché gli occhi si abituino a questa sala d'esposizione, rischiarata solo dai deboli bagliori di una proiezione di diapositive che presenta foto storiche della costruzione della Vizcaya. Ma quando lo sguardo si mette a fuoco (dopo l'abbondanza di luce e gli splendori delle tappe precedenti del percorso) non sa più dove fermarsi. Francesco ha ricreato l'atmosfera del ripostiglio: un percorso deliberatamente confuso verso l'ordine immacolato di ciò che lo circonda.
Francesco Simeti, <i>A seahorse, a caravel, and large quantities of concrete, stone, fill, topsoil, tiles, piping, trees and other plants</i>, 2012; vista della mostra al Vizcaya Museum and Gardens. © Vizcaya Museum and Gardens, Miami, Florida
Francesco Simeti, A seahorse, a caravel, and large quantities of concrete, stone, fill, topsoil, tiles, piping, trees and other plants, 2012; vista della mostra al Vizcaya Museum and Gardens. © Vizcaya Museum and Gardens, Miami, Florida
È nell'ordine delle case-museo, è nell'ordine delle attrazioni e dei monumenti destinati ai turisti che gli occhi del pubblico non debbano vedere il disordine privato, ma qui sì: lo sguardo del pubblico in una sala oscura cerca di leggere il diario della villa, benché le pagine sembrino in disordine. Guide cartacee sono a disposizione dei visitatori che sanno della mostra di Simeti, e descrivono sommariamente gli oggetti più grandi che si trovano in questo spazio espositivo 'polveroso'. Si legge per esempio che i vasi da oppio cinesi sono ottocenteschi, ed erano "collocati con funzioni decorative in tutta la residenza". Si scopre che The Seahorse (il cavalluccio marino) venne "ideato e realizzato in rame da Samuel Yellin (1885-1940), celebre artista del metallo di Filadelfia". In breve troviamo frammenti su frammenti. La fioca proiezione della nascita di un edificio non fa che sottolineare il senso di morte e di fragilità generalmente sottinteso. La vita prosegue, gli edifici vanno in briciole, vanno in briciole gli imperi, i corpi vanno in decadenza e i beni personali prendono polvere nei ripostigli. E chi va a visitare la Vizcaya per il lusso dei suoi giardini, senza pensare a prendere uno degli opuscoli di Simeti, be', perde (o meglio si perde) anche la sala. Trascuratezza che non fa che acquistare un ruolo nel senso più generale della mostra, ovviamente. Per gli altri la sala sarà una sorpresa o forse anche una consolazione vagamente scoraggiante, come la malridotta La-Z-Boy imbottita in una stanza piena di rigide sedie di legno.
Francesco ha ricreato l'atmosfera del ripostiglio: un percorso deliberatamente confuso verso l'ordine immacolato di ciò che lo circonda.
Francesco Simeti, <i>A seahorse, a caravel, and large quantities of concrete, stone, fill, topsoil, tiles, piping, trees and other plants</i>, 2012; vista della mostra al Vizcaya Museum and Gardens. © Vizcaya Museum and Gardens, Miami, Florida
Francesco Simeti, A seahorse, a caravel, and large quantities of concrete, stone, fill, topsoil, tiles, piping, trees and other plants, 2012; vista della mostra al Vizcaya Museum and Gardens. © Vizcaya Museum and Gardens, Miami, Florida
L'opera di Simeti alla Vizcaya si estende al di fuori della residenza principale fin nei giardini, dove l'artista ha trasformato una delle fontane in un "palcoscenico surreale". Un cavalluccio di mare, un alligatore, una caravella, dei gigli, un pavone, un drago, con altri riferimenti letterali e simbolici alla Vizcaya – tutti bianchi, rimpiccioliti dalle proporzioni della fontana e dall'opulenza circostante – galleggiano con evidente apatia e senza una direzione precisa. In un'intervista con Flaminia Gennari-Santori, vicedirettore della Vizcaya e responsabile delle collezioni e delle mostre, Simeti afferma che la sua installazione acquatica è ispirata agli automi, "gli apparati meccanici che nei giardini rinascimentali e barocchi europei simulavano i fenomeni naturali". Accenna anche allo spettacolo della spazzatura che galleggia sull'oceano, per sconvolgente che sia questa vista. A me gli oggetti galleggianti ricordano i giocattoli smontati che si trovano negli ovetti di cioccolato: fragili, non finiti, con un destino rovinoso che inizia nel momento in cui l'uovo si schiude. Nella manipolazione di Simeti la fontana esprime il disappunto e la condizione di chi scopre l'obsolescenza, propria e dei propri oggetti. Ma contemporaneamente ammicca ironicamente a queste tetre interpretazioni. Con pieno successo l'opera di Simeti alla Vizcaya prepara una trappola destinata al visitatore: una via di mezzo tra benessere e fastidio, gravità e ostentata trivialità. Il visitatore non può fare a meno di chiedersi perché, quando gli occhi hanno a disposizione la pienezza di un ordine e di una bellezza di esaustiva abbondanza, scelgano invece di nutrirsi del guasto, dello scarto e dell'ambiguo.
Francesco Simeti, <i>A seahorse, a caravel, and large quantities of concrete, stone, fill, topsoil, tiles, piping, trees and other plants</i>, 2012; vista della mostra al Vizcaya Museum and Gardens. © Vizcaya Museum and Gardens, Miami, Florida
Francesco Simeti, A seahorse, a caravel, and large quantities of concrete, stone, fill, topsoil, tiles, piping, trees and other plants, 2012; vista della mostra al Vizcaya Museum and Gardens. © Vizcaya Museum and Gardens, Miami, Florida
fino al 21 maggio
Francesco Simeti: A seahorse, a caravel and large quantities of concrete, stone, fill, topsoil, tiles, piping, trees and other plants.
Vizcaya Museum and Gardens
3251 South Miami Avenue, Miami

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