Figlio di uno scultore, fratello di Livio e Pier Giacomo, Achille Castiglioni ha viaggiato il mondo del design e la storia del costume italiano in lungo e in largo come un corsaro, un germano reale.
Come un estroso menu à la carte che offra spaghetti, brodo d’anguilla, serpente in salamoia, tritello d’avena, api fritte e torta di mele con gelato alla panna, la vitalità di questa mostra sta tutta nella sua erraticità, nel suo modo di sgomitolarsi e camminare vagante, vagolante, rabdomantico. Spinti dalla forza di gravità del pianeta Castiglioni, le opere esposte sprofondano nelle spumose stanze dello Studio Museo come canditi in un budino di riso, come rametti in una foresta, spenzolando e liquefacendosi con camaleontica facilità fra librerie gremite di riviste e registri, faldoni color del pan pepato ammonticchiati su chilometrici scaffali, bianchi prototipi di oggetti brinati (i “numeri zero”) e altri divenuti icone indiscusse del design contemporaneo, come il radioricevitore Phonola con scocca in bachelite del 1939 (progettato da Livio e Pier Giacomo con Luigi Caccia Dominioni), il sedile “sella” del 1957, il cucchiaio per barattoli “sleek” del 1962, o il posacenere “spirale” del 1971. Come in un ufficio oggetti smarriti, il filo conduttore, va da sé, corre lungo oscure affinità elettive e simpatie somatiche, soggettivissime. Allusioni, metafore. Raggi e retaggi.
fino al 11 aprile 2014
Le regole del gioco
A cura di Luca Lo Pinto
Direzione artistica di Edoardo Bonaspetti
Fondazione Castiglioni / Triennale di Milano
piazza Castello 27, Milano