Qual è l'obiettivo del progetto e come si è tradotto in forma costruita?
L'idea ha due aspetti: presentare il FLACC di Genk come istituzione a un pubblico più vasto nel corso di Manifesta e servire da quadro strutturale per portare il centro a operare in modo più critico e consapevole. Il progetto perciò ha due formulazioni distinte. Nella prima, durante Manifesta 9, la Verbandkammer rappresenta il concentrato degli aspetti sociali e formali della struttura genetica del FLACC. L'opera fonde produzione culturale, luogo di lavoro, abitazione, archivio, amministrazione e spazi di dialogo nella densità di un'installazione coerente. Un montaggio integrato fatto di elementi disparati: 10 tipi di rivestimento, 11 tipi di telaio, 40 tipi di modulo, 6 entità programmatiche e 1 Verbandkammer. Nella compressione della prossimità, le varie parti si sfiorano, generando una frizione produttiva. La seconda formulazione comincerà al termine di Manifesta 9. Non siamo ancora entrati in questa fase.
Quali sfide poneva lavorare con questo nuovo tipo di struttura?
Poiché ogni particella elementare, o blocco costruttivo, deve essere in grado di svolgere più compiti contemporaneamente – cioè deve poter diventare qualunque cosa: scaffale, scrivania, panca, scala e perfino letto – e deve poter funzionare nello spazio della galleria e poter essere trasportata al piano superiore, abbiamo dedicato parecchio tempo ad analizzare vari sistemi che fossero abbastanza aperti e adattabili per raggiungere lo scopo. Un'altra questione importante è ovviamente il fatto che la Verbandkammer è anche pensata per cambiare concretamente il modo di lavorare del FLACC. In una certa misura la sua fisicità produrrà ovviamente un cambiamento, ma il cambiamento vero non avverrà se non si ripensano anche i protocolli d'uso. Anche su questo stiamo lavorando insieme con il FLACC.
Sotto molti aspetti, il montaggio è al centro del progetto. Benché il risultato sia molto complesso le particelle elementari in realtà sono molto immediate. I componenti si basano su una geometria autosimilare, una specie di griglia da Tetris tridimensionale costruita su un modulo di 650 per 1.300 millimetri. Non ci interessava in quanto griglia, quanto piuttosto per le conseguenze che produce. Sotto un certo aspetto la Verbandkammer è come un'equazione. Secondo i parametri che s'inseriscono, il risultato (cioè la manifestazione fisica) è differente. Dato che il progetto deve funzionare sia in galleria (durante Manifesta 9) sia, più tardi, come struttura per il FLACC, l'installazione non ha una forma intrinseca. Cambia. La costante è il sistema di base (cioè l'equazione). Abbiamo iniziato con dei tipici disegni tecnici (piante, sezioni, alzati e particolari), ma a mano a mano che si procedeva questi disegni diventavano molto difficili da leggere e da capire. I carpentieri non sarebbero mai riusciti a farsi un'idea di come costruire la Verbandkammer. Così abbiamo invece realizzato dei disegni analoghi a quelli, diciamo, dei modelli di aeroplano in plastica. Una volta che i carpentieri hanno compreso il principio fondamentale (cioè che tutto si basa su un sistema autosimile) sono riusciti a montarla molto rapidamente. La Verbandkammer sfida le rappresentazioni architettoniche "normali".
Quel che davvero era inatteso è stata la grande risonanza che ha riscosso. A vedere e a esplorare la Verbandkammer durante il primo fine settimana di Manifesta 9 sono arrivate 5.000 persone.
Come andrà avanti la struttura? Come interagirà con il FLACC?
È un interrogativo noto, una certezza ignota. Voglio dire che è sicuro che, dopo Manifesta 9, l'installazione cambierà e migrerà nell'ambito della sede salendo al primo piano, per diventare qui una nuova struttura di sviluppo, di produzione e di documentazione. Quindi, la sarà smontata e ritornerà alla condizione di particelle elementari prive di forma. Si vaporizzerà. Al primo piano, gli elementi saranno rimontati per tornare a dare forma a nuove entità. Che cosa diventeranno di preciso queste entità ancora non lo sappiamo. Sarà oggetto di elaborazione insieme con il FLACC. In occasione di questo sviluppo, stiamo anche redigendo, insieme con un membro del comitato scientifico del FLACC, il quadro teorico del modo in cui l'istituzione potrà operare in futuro usando la Verbandkammer. È un lavoro appassionante perché siamo in grado di sviluppare tanto l'inquadramento fisico quanto quello materiale. Quindi, possiamo cucire i due aspetti formando un'entità senza soluzione di continuità. Non ci interessa però qualcosa di completamente funzionale ed efficiente quanto qualcosa di più conflittuale, provocatorio e sorprendente. La Verbandkammer nella sua seconda formulazione non riprenderà la stessa esatta forma che aveva durante Manifesta 9. L'installazione non è dotata di una forma finale o di un fine predefinito: è concepita come un sistema aperto disponibile, che può essere alterato o ripreso da futuri artisti residenti oltre che dall'istituzione stessa. In parallelo con l'istituzione che la ospita è costantemente in fieri.
Dato che il progetto deve funzionare sia in galleria sia, più tardi, come struttura per il FLACC, l'installazione non ha una forma intrinseca.
