Tomas Saraceno, Pinksummer

Dopo averlo visto alla Biennale di Venezia e in tanti importanti musei, Francesca Penone e Antonella Berruti, le due audaci galleriste genovesi, accolgono di nuovo alla galleria Pinksummer di Genova Tomas Saraceno.

Si respira un'aria di casa passando attraverso la grande scultura nel cortile davanti alla galleria: l'artista italo-argentino è infatti uno dei loro complici preferiti, sin dai tempi in cui la galleria non era ancora nel prestigioso Palazzo Ducale, ma nella segreta e affascinante via Lomellini. Nasce così, dal desiderio di rivedersi, Cloud City un progetto (esposto sino al 4 dicembre) sviluppato in eco al più vasto Airport city sostenuto con coraggio dalla galleria sin dall'inizio. Sei anni fa in galleria la prima mostra nata dall'interesse di Tomas, sempre attento ai materiali tecnologici, alle innovazioni, agli scambi tra arte e scienza, per delle particelle di aerogel (polvere di silicio).

Raccontano le galleriste: "La prima volta che lo incontrammo fu in occasione dell'attualizzazione di On-Air. Tagliò corto rispetto ai convenevoli di saluto, chinandosi subito a rovistare dentro a una borsa piena di cose da cui estrasse, per primo, un contenitore nel quale ci invitò a infilare la mano. La sostanza all'interno, al tatto, poteva essere qualcosa di estremamente soffice o anche di polveroso. Non lasciò alcuna traccia sulla pelle. Saraceno ci chiese di mettere la mano sotto al rubinetto, l'acqua scivolò sulla pelle accumulando sul palmo della mano perle trasparenti, curiosamente precise e ipercinetiche, come le sfere di mercurio quando i termometri cascano frantumandosi. Quella materia tanto sottile e leggera da incapsulare l'acqua era aerogel, Saraceno ci spiegò che si trattava di una sostanza costituita da polvere di silicio, per niente nuova, brevettata da uno scienziato nel 1931, e concluse che con essa avrebbe costruito Airport-City (immaginando strutture mobili e abitabili). Ci balenò che Tomas Saraceno fosse un architetto vero."

E il dubbio è sempre più forte; anche questa volta in cui ai disegni, di grande raffinatezza, si affianca una struttura cangiante e metamorfica in cui esterno e interno si confondono, in cui la flessibilità del guardare attraversa ipotesi ardite di costruzioni effimere e tecniche plurali. "Tutto è ragnatela – commenta Saraceno, forse un lettore accanito di Deligny – dipende dalla concentrazione che gli dedichi fino a quando non cominci ad annoiarti. In una cosa molto piccola o insignificante puoi trovare tutto quello che ti interessa" e dunque anche la possibilità di inventare nuove possibilità di territori da esplorare facendo di una fuga in volumi la propria casa. Federico Nicolao

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