Prima personale italiana di Hans Haacke

L'artista tedesco ha realizzato una mostra a conclusione della XVI edizione del Corso Superiore di Arti Visive, visitabile fino al 5 settembre presso lo Spazio Culturale Antonio Ratti a Como. Intervista di Maurizio Bortolotti.

Sin dal primo momento la tua opera ha prestato grande attenzione al contesto in un modo che potremmo definire, in senso lato, "politico". Per te che cosa significa "Politica" nell'Arte?
Negli anni Sessanta ho prodotto numerose opere che reagivano fisicamente all'ambiente, come, per esempio, scatole di acrilico chiaro nelle quali la reazione al luogo in cui venivano esposte era la formazione di condensa. Ciò che mi interessava era il processo dinamico piuttosto che l'oggetto. Verso la fine del decennio mi resi conto che le gallerie d'arte e i musei non sono isolati dal loro ambiente sociale e politico, come veniva generalmente supposto, ma sono parte di quello stesso ambiente e cominciai a "trasgredire" i muri protettivi che si immaginava esistessero tra il mondo dell'arte e il resto dell'universo sociale. In numerosi casi i fatti mi hanno dato drammaticamente ragione.
Come facciamo tutti parte del mondo fisico, così viviamo tutti in un ambiente sociale (con l'eccezione, forse, degli eremiti autosufficienti). Il modo in cui gestiamo le nostre relazioni sociali è determinato, in misura notevole, da ciò che il sociologo Pierre Bourdieu chiamava habitus, cioè la classe sociale di origine, la famiglia, l'educazione e l'istruzione che abbiamo ricevute, le affiliazioni religiose e ideologiche ereditate o adottive (se presenti) e, fattore non meno importante, le condizioni di vita in una data società. Il nostro agire e il nostro non agire non soltanto si ripercuotono su noi stessi, ma influenzano anche il nostro ambiente sociale. E contribuiscono, in misura minore o maggiore, allo Zeitgeist, cioè all'insieme di idee e valori tacitamente condivisi che determinano come è strutturata e governata una società.
Gli artisti non sono ovviamente diversi dagli altri cittadini. Indipendentemente dalle intenzioni degli autori, le opere d'artecontribuiscono a plasmare, insieme a una miriade di altre forme di comunicazione, lo Zeitgeist non appena vengono presentate in spazi pubblici, gallerie d'arte, musei o luoghi di altro genere. Esse hanno, dunque, implicazioni e conseguenze politiche. Credo perciò che tutti gli artisti siano, in effetti, artisti "politici". Il prestigio sociale tradizionalmente associato all'arte così come, in tempi più recenti, la sua malia [seducente attrattiva] e persino il suo valore economico e ricreativo ne hanno accresciuto l'impatto sul nostro subconscio collettivo.
Nella relazione annuale del 1985 dell'agenzia internazionale di pubblicità Saatchi & Saatchi, che allora era ancora guidata da Charles Saatchi e dal fratello e contava, tra i propri clienti, soggetti come il partito conservatore di Margaret Thatcher e il regime segregazionista sudafricano, veniva felicemente citata una frase di Lenin: "Ogni cosa è connessa con tutte le altre". È una buona sintesi di tutte le mie precedenti riflessioni. Non posso fare a meno di aggiungere una nota ironica: come è noto, Charles Saatchi è oggi un mercante d'arte e collabora con la Philips de Pury, che è controllata dalla Mercury, una conglomerata russa del settore dei beni di lusso.

Puoi spiegarmi meglio il tuo progetto per il Reichstag, una parte del quale è stata esposta qui alla fondazioen Ratti?
Nell'esposizione ho presentato anche un testo di presentazione di questo work in progress, che compie quest'anno il suo decimo compleanno. Ritengo opportuno citare l'intero testo:
Quando il Bundestag (il parlamento tedesco) programmò il trasloco da Bonn a Berlino nell'edificio del Reichstag , venne chiesto a numerosi artisti (tra cui un artista di ognuna delle potenze occupanti) di proporre opere da collocare in specifiche aree dell'edificio. Nel 1998 venni invitato a presentare una progetto per una corte interna a cielo aperto, visibile da tutti i piani , compreso il tetto, dove vengono ammessi i visitatori.
Proposi di scrivere le parole DER BEVÖLKERUNG (Alla popolazione) al centro della corte con caratteri al neon alti un metro e venti centimetri. Proposi anche di invitare i membri del Bundestag a portare cinquanta chili di terra prelevata nelle loro circoscrizioni elettorali e spargerla intorno ai caratteri al neon della dedica "Alla popolazione". La vegetazione sarebbe stata lasciata crescere spontaneamente.
Alla luce della storia tedesca del Ventesimo secolo l'iscrizione del 1916 "Al popolo tedesco" al di sopra dell'ingresso occidentale può essere letta come ispirata a una nozione di popolo etnicamente definita invece che a quella derivata dalla Rivoluzione francese. Oggi in Germania, come in altri paesi, dietro le pratiche discriminatorie della vita quotidiana, si celano sentimenti nazionalistici che ispirano violenti attacchi a quanti, chiaramente, non appartengono a una nazione esclusivista di concezione tribale. Durante l'esilio del periodo nazista Bertolt Brecht propose di sostituire la parola Volk con Bevölkerung (popolazione). È una parole che include tutti.
Nell'autunno del 1999 la commissione del Bundestag che sceglie le opere d'arte da collocare all'interno del Reichstag, approvò la mia proposta con nove voti favorevoli contro uno. Il solo contrario fu un importante membro del partito conservatore CDU (Unione Cristiano Democratica), il quale condusse in seguito una decisa campagna per impedirne la realizzazione. Nell'aprile del 2000 questa offensiva portò allo svolgimento di un dibattito di un'ora nel parlamento tedesco, che finì per adottare la proposta con 260 voti favorevoli e 258 contrari.
Nel settembre del 2000 il presidente del Bundestag fu il primo a depositare a Berlino un campione di terreno proveniente dalla sua circoscrizione elettorale. Ad oggi più di 280 membri del Bundestag hanno portato terreno proveniente dai loro collegi elettorali.
Il sito www.bevoelkerung.de offre informazioni sul progetto e un'immagine dell'opera aggiornata quotidianamente.

Nella tua esposizione a Como hai proiettato le immagini di tre dei principali canali televisivi italiani sulla superficie affrescata della chiesa che la ospita, creando uno stretto collegamento tra l'identità storica dell'Italia e il presente. La mia lettura è corretta e, soprattutto, quanto è importante sentire il presente per il tuo lavoro di artista?
Quando ho sentito che l'esposizione, che era parte del mio impegno a svolgere un seminario applicativo alla Fondazione Antonio Ratti, si sarebbe svolta s San Francesco, ho raccolto informazioni sul sito, apprendendo che si tratta di una chiesa romanica con affreschi del Diciassettesimo secolo gravemente danneggiati. Gli affreschi raffigurano scene bibliche, come l'Ultima Cena, e scene della vita di San Francesco.
Il santo nacque in una famiglia di Assisi assai agiata e politicamente potente. Durante la giovinezza visse alla grande. In seguito, tuttavia, stando alla leggenda, ripudiò il mondo della sua famiglia, si unì alla classe inferiore e divenne un paladino dell'uguaglianza e della solidarietà con numerosi seguaci in tutta Europa. Questo è il contesto storico.
Come in un collage ho proiettato sugli spazi vuoti e irregolari all'interno delle aree degli affreschi brevi immagini del presente italiano: i tre canali televisivi controllati dalla Fininvest S.p.A di Silvio Berlusconi come anche le ultime della borsa di Milano. La giustapposizione dei due mondi, quello di San Francesco e quello di Berlusconi, può incoraggiare i visitatori della mostra a confrontare le due figure e a riflettere sulle ragioni per le quali gli elettori italiani si siano schierati con il secondo- più di una volta.

Cosa stai facendo qui alla Fondazione Ratti?
Nell'ambito di un'iniziativa intitolata "Dai e prendi" ho chiesto ai partecipanti di portare al seminario, sotto forma di materiale espositivo, una cosa che ritenevano significativa dal luogo dal quale venivano (paese, città, luogo di lavoro, cerchia degli amici, famiglia o altro). Inoltre si è chiesto loro di produrre un'opera collegata a qualcosa di significativo che avessero trovato a Como, in vista di un'esposizione (da tenere probabilmente in autunno a Milano). Per circa tre settimane ho incontrato i partecipanti in un contesto seminariale, nel quale abbiamo esaminato quanto avevano portato a Como. Ogni presentazione ha innescato dibattiti diversissimi e è servita da introduzione ai diversi contesti culturali e sociopolitici dai quali provenivano i partecipanti (l'Italia e altri paesi europei, il Nord e il Sudamerica, l'Australia e il Giappone).

La tua opera è stata molto importante per la mia generazione per l'approccio critico che ha introdotto.. pensi che l'arte debba condurre una critica dei meccanismi sociali?
Odio dare istruzioni. Lascia che ti rinvii alla lunga risposta che ho dato alla tua prima domanda. Il mio giudizio sull'impatto delle produzioni culturali sulla società può fungere da guida per chi lo condivide.

A quale progetto stai lavorando attualmente?
Ti prego di accettare la mia antica abitudine di non volere parlare delle uova che non sono state ancora deposte.
Hans Haacke at Spazio Culturale Ratti<br/>
<i>Once Upon a Time…</i> 2010.
Courtesy Fondazione Antonio Ratti
© Hans Haacke/VG Bild-Kunst.
Photo: Moira Ricci
Hans Haacke at Spazio Culturale Ratti
Once Upon a Time… 2010. Courtesy Fondazione Antonio Ratti © Hans Haacke/VG Bild-Kunst. Photo: Moira Ricci
Hans Haacke at Spazio Culturale Ratti
<i>The Population meets St. Francis 
</i>2010.
Courtesy Fondazione Antonio Ratti© Hans Haacke/VG Bild-Kunst.
Photo: Moira Ricci
Hans Haacke at Spazio Culturale Ratti The Population meets St. Francis 2010. Courtesy Fondazione Antonio Ratti© Hans Haacke/VG Bild-Kunst. Photo: Moira Ricci
Hans Haacke at Spazio Culturale 
Ratti.
Exhibition view 2010.
Courtesy Fondazione Antonio Ratti
© Hans Haacke/VG Bild-Kunst.
Photo: Moira Ricci
Hans Haacke at Spazio Culturale Ratti. Exhibition view 2010. Courtesy Fondazione Antonio Ratti © Hans Haacke/VG Bild-Kunst. Photo: Moira Ricci
Hans Haacke <i>DER 
BEVÖLKERUNG</i>,
2000 – ongoing.
Photo-Stefan Mu¦êller.
© Hans Haacke/VG Bild-Kunst
Hans Haacke DER BEVÖLKERUNG, 2000 – ongoing. Photo-Stefan Mu¦êller. © Hans Haacke/VG Bild-Kunst
Hans Haacke <i>GERMANIA</i>.
German Pavilion Exterior
Biennale di Venezia, 1993.
Photo: Roman Mensing
© Hans Haacke/VG Bild-Kunst
Hans Haacke GERMANIA. German Pavilion Exterior Biennale di Venezia, 1993. Photo: Roman Mensing © Hans Haacke/VG Bild-Kunst
Hans Haacke, <i>GERMANIA</i>.
Entrance German Pavilion Biennale di Venezia, 
1993.
Photo: Roman Mensing
© Hans Haacke/VG Bild-Kunst
Hans Haacke, GERMANIA. Entrance German Pavilion Biennale di Venezia, 1993. Photo: Roman Mensing © Hans Haacke/VG Bild-Kunst
Hans Haacke <i>GERMANIA</i><br/>
Biennale di Venezia, 1993.
Photo: Roman Mensing
© Hans Haacke/VG Bild-Kunst
Hans Haacke GERMANIA
Biennale di Venezia, 1993. Photo: Roman Mensing © Hans Haacke/VG Bild-Kunst

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