No Soul For Sale: intervista ai curatori

Cecilia Alemani, Maurizio Cattelan, Massimiliano Gioni, curatori di "No Soul For Sale" presentano il Festival degli indipendenti. Intervista di Francesca Picchi.

Forte di suoi 45 milioni di spettatori in dieci anni Tate Modern è il museo d'arte contemporanea più frequentato al mondo, questo festival mette in scena la libera occupazione dello spazio della Turbine Hall da parte di 70 gallerie indipendenti, collettivi d'artisti e organizzazioni no profit provenienti da ogni parte del globo, quali sono stati i criteri messo in atto per la selezione?
Si tratta di spazi non profit, quindi non commerciali, che provengono da tutto il mondo. La prima edizione del festival si è tenuta a New York presso X iniziative l'anno scorso a giugno, dove avevano partecipato 40 organizzazioni. Quest'anno sono 70. I criteri sono molto flessibili, anzi, direi che un criterio vero non ci sia: ci interessa invitare un gruppo molto disparato di organizzazioni, da non profit più istituzionali come White Columns da New York, a collettivi curatoriali come i Latitudes da Barcellona, da collettivi d'artisti come Kling & Bang da Reykjavik a organizzazioni più sperimentali come Lucie Fontaine da Milano.

Ci racconti il festival e i principali eventi in programma?
Il festival si divide in due parti: nella Turbine Hall ci sono le 70 organizzazioni che presentano la propria attività. Accanto a questa parte, poi, ci sono performance e concerti tutto il giorno che hanno luogo sia nella rampa della Tate, sia nell'auditorium: tutti i gruppi hanno 30 minuti di tempo per organizzare eventi live, che possono essere presentazioni, filmati, o performance vere e proprie. In ogni momento della giornata è sempre prevista qualche attività che intrattiene il pubblico. La sera poi dalle 8 in poi ci saranno musicisti del calibro di Thurston Moore che si esibiranno in concerti aperti al pubblico gratuitamente.

Qual "urbanistica" avete adottato per questa cittadella spontanea dell'arte?
Un villaggio dell'arte, come una cittadina temporanea magicamente spuntata alla Tate. L'idea dietro al layout dello spazio e ispirata a Dogville, il film di Lars Von Trier: abbiamo suddiviso lo spazio in 70 quadrati semplicemente utilizzando un nastro di scotch rosso per terra. Ogni organizzazione ha quindi circa 25 metri quadrati dove esibire arte, performance, o pubblicazioni.

Il "villaggio" che crescerà all'ombra di uno dei più importanti musei dell'arte contemporanea del mondo si può leggere come una grande rappresentazione di un'alternativa possibile al modello del museo?
Ci piace pensare a No Soul For Sale come la rivolta dei lillipuziani contro Gulliver: Tate è la cattedrale dell'arte contemporanea ma anche un'istituzione aperta all'assalto di piccoli gruppi alternativi da tutto il mondo.

Questa concentrazione di esperienze e lavori molto diversi per provenienza e linguaggi ma simili per approccio (almeno nel modo di sviluppare azioni indipendenti dai grandi sistemi istituzionalizzati) in che modo si propone di mettere in discussione il sistema dell'arte?
Non vogliamo mettere in discussione il linguaggio dell'arte ma semplicemente dare spazio a realtà che tante volte non sono visibili o accessibili come i grandi musei.

Il festival intende costruire un modello alternativo a quello della fiera o della biennale?
Non si tratta di una fiera perche non ci sono gallerie commerciali: nulla e in vendita a NSFS. Le biennali sono imprese molto più grandi e istituzionali e in qualche modo burocratiche; NSFS è un festival all'insegna della libertà e dell'improvvisazione.

Cosa avete chiesto ai diversi attori del Festival quando avete assegnato i vari "appezzamenti"?
Abbiamo offerto loro la massima libertà: nessuna restrizione a parte le regole di "heath and safety" britanniche da rispettare! Ed è per questo che il festival è cosi variegato.

A proposito di Biennale, volete fare un commento sulla nomina di Bice Curiger, o un augurio al direttore della prossima Biennale d'Arte di Venezia?
Bice è una curatrice fantastica, con un'esperienza curatoriale ed editoriale incredibile, ma soprattutto una persona intelligente e ironica che saprà approcciare la Biennale in modo innovativo. Tante congratulazioni da tutti noi!

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