Rachel Howe: Interview

Intervista a Rachel Howe, autrice della copertina di Domus 919.

Hai dichiarato di usare il linguaggio del collage per connettere "strutture dissimili e svelare frammenti emozionali per esplorare l'idea di disorientamento psico-fisico – il senso della perdita del sé". Prima di tutto, mi viene da chiederti cosa ha portato di nuovo nel tuo lavoro la tecnica del collage rispetto ai precedenti lavori a matita?
Rachel_Ho cominciato a usare il collage quale alternativa al disegno a matita per rappresentare realtà più confuse e sovrapposte. Ho preso costumi e decorazioni tradizionali di Halloween e ho cominciato a riorganizzarli in modo visivamente piacevole ma anche disordinato nella sua forma, per parlare di esperienza umana, dove passato e presente si confondono nelle nostre menti.

Qual è la principale differenza del collage per la copertina di Domus rispetto a quelli della serie intitolata The inadequacy of Externalizing Emotions dove manipolavi immagini di fantasmi, stregoneria, vampiri e altri riferimento al mondo dell'occulto?
Rachel_Nei miei collage tendo ad usare queste immagini dell'occulto perché mi interessa descrivere la differenza tra immagini culturali e motivi legati alle emozioni base di inquietudine e mistero; mi interessa parlare di esperienza reale di questi sentimenti e rappresentarli in maniera visiva. C'è una frase di un medium che mi piace citare e dice: "Ho chiesto a queste figure-spirito se le stavo vedendo o se stavo vedendo quello che era nel mio cervello. Mi hanno risposto: "Entrambe le cose". Mi piace l'idea che una stessa cosa sia in grado di creare un'influenza contemporaneamente dall'interno e dall'esterno. In ogni caso ciò che accade all'interno è molto più difficile da visualizzare e a noi tocca usare simboli persi dalla realtà fisica per tentare di illustrarli.

Che cosa ha guidato la scelta delle immagini tratte dal numero in corso di Domus per il collage della copertina?
Rachel_Ho cercato immagini che fossero in grado di lavorare bene una volta destrutturate, usando tecniche diverse: dalla duplicazione a specchio, al taglio, alla riduzione in piccoli frammenti. Ho usato motivi architettonici insieme ad altri più legati alla figura umana lasciando che, trattandoli nello stesso modo, si creasse tra loro un nuovo legame attraverso il processo.

Esiste una figura dietro la composizione del collage o un ordine nella sua composizione?
Rachel_Ho organizzato le immagini secondo un sistema che mira a confondere e a dare forma, decidendo quali immagini, quando attraversate da altre immagini, avrebbero creato un nuovo spazio visivo o un nuovo pattern. Mi interesso di disegno tessile e quindi cerco anche disegni che possono emergere quasi si trattasse di un plaid o di una banda a strisce.

Vorrei insistere su questo fatto della composizione – come sono rimessi insieme i pezzi una volta rotti i legami con i significati legati al contesto – perché il tuo collage, ancora più della maschera tribale, rimanda all'idea del mandala. Naturalmente il mandala ha molti significati, contiene l'idea di essere "un microcosmo che rappresenta i poteri divini in opera nell'universo" e via discorrendo. Però il mandala può essere letto come immagine della psiche. Jung, per esempio, ne ha parlato in termini di "rappresentazione del sé inconscio". A me personalmente ha colpito leggere che Jung avesse notato come l'ordine severo imposto da un'immagine circolare potesse essere in grado di compensare – attraverso la costruzione di un punto centrale al quale ogni cosa è correlata, – il disordine e la confusione dello stato psichico: quasi che l'immagine stessa avesse un potere terapeutico.
Dato che viviamo un momento di confusione collettiva mi è parso interessante l'associazione con l'idea di trovarci in uno stato condiviso a livello globale e che dalla confusione (quando tutto sembra andato in mille pezzi) emerga una figura che è possibile assimilare soltanto a un volto umano.

Rachel_Mi piace l'associazione con lavori d'arte primitiva o primaria, anche loro hanno un significato più spirituale e magico insieme a quello più propriamente estetico. Sono attirata dall'arte che tenta di esercitare, in forma concreta, le funzioni effimere dei nostri pensieri interiori e sentimenti più intimi. Penso che forme astratte possono ancora raccontare l'essere umano, nel senso di cui tu parli, dove la forma astratta ripetitiva del mandala può essere una rappresentazione del nostro lavorare interiore, mi piace però connettere l'astrazione con una forma reale nella sua origine. Usare immagini culturali aggiunge un'ulteriore connessione cui riferirci, e più associazioni per le nostre menti da mettere in moto.

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