Nel 2006, dopo aver completato Drawing Restraint 9 a bordo di una baleniera giapponese e una mostra-dialogo con l'opera di Joseph Beuys, Matthew Barney ha dichiarato di essere giunto al termine della sua incursione nel campo del lungometraggio e di voler riesaminare alcune delle real-time action e performance che avevano preceduto il Cremaster Cycle, enigmatica epopea intrisa di mitologia classica, leggende popolari, oscure allegorie e indagini sui territori di psicologia e sessualità. Ha così preso inizio un nuovo ciclo di performance ispirato ad Ancient Evenings, l'utopistico e vivacemente contestato romanzo di Norman Mailer, figura centrale nel processo creativo di fimetafi Barney continua a mostrare forti affinità con la American Renaissance, così vividamente presente nelle visioni di quanti hanno cercato le loro origini nel "cammino del dissolversi nell'abisso" - Poe, Hawthorne, Melville e altri. Non vi è alcun dubbio infatti che sia proprio questa fascinazione per l'abisso ad averlo più e più volte trascinato lontano dalla comodità dello studio, della galleria e del teatro, verso realtà marginali dove poter metter mano a una rivisitazione dello spazio e liberare la stravagante azione narrativa così centrale per il processo e il significato del suo lavoro Lavorando con Jonathan Bepler – compositore della serie dei Cremaster e noto per la capacità di creare partiture di grande modularità –, Barney ha trasformato una concessionaria d'auto a sud di Los Angeles nel palcoscenico per una processione funebre e un rito di reincarnazione che coinvolge una Chrysler Imperial del 1967 e il suo avatar, una scintillante Pontiac Firebird. Dopo essere stata accompagnata al suo ultimo luogo di riposo all'interno dello showroom principale da una squadra di costaleros e capataz, la Chrysler viene fatta a brandelli da un enorme trituratore in uno spettacolo di orgiastica desacralizzazione. In seguito, il pubblico viene invitato a spostarsi dall'abbacinante, canicolare luce diurna in un vasto ambiente maleodorante rivestito di rottami d'auto per dare un'occhiata a un misterioso e catartico processo di rinascita, prima che tutto e tutti vengano avvolti dalla più totale oscurità. Per tutta la serata, l'aleatorio spartito di Bepler per band musicali improvvisate, soprano e mariachi si è riversato e disperso su tutto il sito, mettendo in collegamento pubblico e azione. L'abbracciare consapevole di uno scenario più estremo da parte di Barney e Bepler invita al confronto con altri artisti visionari come Peter Brooks – con la sua installazione del Mahabharata in una cava di pietra in Australia – e il coreografo William Forsythe – col suo decentramento di azione, pubblico e situazioni in Endless House. Non mancano i rituali e le procedure della religione e delle liturgie popolari che Barney ha iniziato a esplorare insieme al musicista Arto Lindsay nel contesto del carnevale brasiliano, mescolando elementi della locale religione Candomblé con aspetti legati alla distruzione dell'ambiente e a identità sessuali polimorfe. Nei prossimi anni, Barney e Bepler tradurranno la visione, tuttora allo stadio embrionale, di REN in un'inedita miscela di performance dal vivo, arte ambientale e prossemica sperimentale trasportandola all'interno di una serie di siti industriali selezionati in tutto il mondo. La loro speranza è risvegliare nel pubblico qualche tipo di coscienza partecipativa di più ampia portata, trasmettendo in questo modo speculazioni metafi siche sulla morte, sull'arte, sul ricordo e sulla rappresentazione in rapporto a un mondo che si piega sotto il peso di una totale amnesia spirituale, politica ed ecologica.
