Ancora in
stato embrionale, nei prossimi anni verrà
trasformato e trasportato in una serie
di siti industriali.
Design Matthew Barney, Jonathan Bepler. Testo Louise Neri. Foto Kelly Thomas, Chris Winget.
Nel 2006, dopo aver completato Drawing
Restraint 9 a bordo di una baleniera giapponese
e una mostra-dialogo con l'opera di Joseph
Beuys, Matthew Barney ha dichiarato di essere
giunto al termine della sua incursione nel campo
del lungometraggio e di voler riesaminare
alcune delle real-time action e performance
che avevano preceduto il Cremaster Cycle,
enigmatica epopea intrisa di mitologia classica,
leggende popolari, oscure allegorie e indagini
sui territori di psicologia e sessualità. Ha
così preso inizio un nuovo ciclo di performance
ispirato ad Ancient Evenings, l'utopistico e
vivacemente contestato romanzo di Norman
Mailer, figura centrale nel processo creativo di
fimetafi Barney continua a mostrare forti affinità con
la American Renaissance, così vividamente
presente nelle visioni di quanti hanno cercato
le loro origini nel "cammino del dissolversi nell'abisso"
- Poe, Hawthorne, Melville e altri. Non
vi è alcun dubbio infatti che sia proprio questa
fascinazione per l'abisso ad averlo più e più
volte trascinato lontano dalla comodità dello
studio, della galleria e del teatro, verso realtà
marginali dove poter metter mano a una rivisitazione
dello spazio e liberare la stravagante
azione narrativa così centrale per il processo e
il significato del suo lavoro Lavorando con Jonathan Bepler – compositore
della serie dei Cremaster e noto per la
capacità di creare partiture di grande modularità
–, Barney ha trasformato una concessionaria
d'auto a sud
di Los Angeles nel
palcoscenico per una
processione funebre
e un rito di reincarnazione
che coinvolge
una Chrysler Imperial
del 1967 e il suo avatar,
una scintillante
Pontiac Firebird.
Dopo essere stata
accompagnata al suo
ultimo luogo di riposo
all'interno dello showroom principale da una
squadra di costaleros e capataz, la Chrysler
viene fatta a brandelli da un enorme trituratore
in uno spettacolo di orgiastica desacralizzazione.
In seguito, il pubblico viene invitato
a spostarsi dall'abbacinante, canicolare luce
diurna in un vasto ambiente maleodorante rivestito
di rottami d'auto per dare un'occhiata a un misterioso e catartico processo di rinascita,
prima che tutto e tutti vengano avvolti dalla più
totale oscurità. Per tutta la serata, l'aleatorio
spartito di Bepler per band musicali improvvisate,
soprano e mariachi si è riversato e disperso
su tutto il sito, mettendo in collegamento
pubblico e azione. L'abbracciare consapevole
di uno scenario più estremo da parte di Barney e
Bepler invita al confronto con altri artisti visionari
come Peter Brooks – con la sua installazione
del Mahabharata in una cava di pietra
in Australia – e il coreografo William Forsythe
– col suo decentramento di azione, pubblico
e situazioni in Endless House. Non mancano i
rituali e le procedure della religione e delle liturgie popolari che Barney ha iniziato a esplorare
insieme al musicista Arto Lindsay nel contesto del carnevale brasiliano, mescolando elementi
della locale religione Candomblé con aspetti
legati alla distruzione dell'ambiente e a identità
sessuali polimorfe. Nei prossimi anni, Barney e
Bepler tradurranno la visione, tuttora allo stadio
embrionale, di REN in un'inedita miscela di
performance dal vivo, arte ambientale e prossemica
sperimentale trasportandola all'interno
di una serie di siti industriali selezionati in tutto
il mondo. La loro speranza è risvegliare nel pubblico
qualche tipo di coscienza partecipativa
di più ampia portata, trasmettendo in questo
modo speculazioni metafi siche sulla morte,
sull'arte, sul ricordo e sulla rappresentazione
in rapporto a un mondo che si piega sotto il
peso di una totale amnesia spirituale, politica
ed ecologica.
Civilisation and its discontents
REN, l'ultimo visionario lavoro di Barney e Bepler, in anteprima per Domus.
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- 18 settembre 2008