Nel cuore del Foro Romano – che non è un cuore solo geografico, ma caratterizza da sempre questa città –, la Basilica di Massenzio è una specie di gigantesco animale silenzioso che ha visto imperatori, crolli e mondi sempre diversi. Solo il vento che passa dentro le sue navate è sempre lo stesso.
La grande Basilica del Foro Romano torna a essere uno spazio pubblico
Il restauro di Alvisi Kirimoto, nel Parco Archeologico del Colosseo, stabilisce un dialogo con il sito millenario, rinnovandone l’identità e attribuendogli nuove funzioni, tra memoria storica ed esigenze attuali.
Foto © Giuseppe Miotto Marco Cappelletti Studio
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- Luca Galofaro
- 30 dicembre 2025
Non si tratta più di conservarla come si conserva un reperto: non basta, non è questo il senso oggi. L’idea è restituirle vita, sotto forma di movimento, di un percorso, di spazi che vogliono essere un invito all’uso.
La Basilica – costruita da Massenzio, finita da Costantino – è stata uno dei più grandi edifici della Roma antica. Poi è diventata una rovina, gigantesca e muta. La modernità, però, l’ha toccata sempre, come succede a tutto in questa città: nel 1960, durante le Olimpiadi, dentro quelle arcate immense si è lottato. Corpi, sudore, rumore, vita.
Anni dopo, quando Roma sembrava abbandonata, Renato Nicolini – con quella sua follia dolce e lucidissima – ci ha fatto nascere l’Estate Romana. Il cinema dentro la rovina. Le immagini proiettate sul corpo del passato. La città che si svegliava, coraggiosa, di notte per aprirsi con un altro uso ai cittadini.
I turisti l’assediano guardandola di fretta, quasi per dovere, mentre Roma ha uno sfrenato bisogno d’altro: che il suo corpo sia reinventato, perché nella vocazione di questa città c’è il riuso continuo di ogni suo pezzo.
Oggi comincia in questo luogo antico un’altra storia, un progetto di Alvisi Kirimoto, fatto di tre gesti semplici, quasi timidi. Un palco che appare nella navata centrale: modulare, leggero. Non grida. Non invade. Sembra dire: “Facciamo qualcosa insieme?”
Poi, un tracciato nuovo, che guida il passo e lo sguardo: non per costringere, ma per suggerire. Un percorso di visita, che accoglie il pubblico in modo fluido e intuitivo, creando nuove connessioni visive e spaziali tra le diverse parti della basilica.
Infine, due totem informativi arricchiscono l’esperienza del visitatore, offrendo contenuti storici e narrativi in modo accessibile e interattivo, come piccole luci nella notte: ci ricordano che qui nasce lo spazio di una città moderna.
Tutto è fatto con materiali che non vogliono dominare: acciaio, terra, calce, legno. Si è costruito un equilibrio fragile, come tutte le cose importanti che lasciano una traccia per altri progetti a venire.
Questo intervento restituisce alla basilica la sua natura originaria di spazio pubblico, di “piazza coperta” della città antica. Gli eventi che ospiterà non saranno un’aggiunta forzata, ma una prosecuzione del suo ruolo storico: luogo d’incontro e partecipazione collettiva; non un museo, ma uno spazio dove succedono le cose.
Questo progetto tenta in modo elegante e sincero di dirci che Roma deve continuare così, deve toccare il passato con una mano che non stringe, che non trattiene. La Basilica di Massenzio non è più solo ciò che resta di qualcosa che fu, ma ciò che può accadere di nuovo. L’intervento dimostra come sia possibile dare nuova vita a un monumento millenario senza tradirlo, trasformandolo da semplice testimonianza del passato a spazio vivo della città.