Nel vasto e complesso scenario della produzione architettonica del Novecento, il caso dell’architettura sacra è da considerarsi senza dubbio un capitolo a parte.
In particolare, con la chiusura dell’esperienza del Fascismo e il conseguente abbandono della dimensione celebrativa che era stata tipica dell’architettura di Regime, l’interpretazione dell’architettura religiosa, e la possibilità di un nuovo linguaggio per la stessa, avvia in Italia una stagione di dibattiti sul tema di grande intensità.
Voci autorevoli di architetti affermati si esprimono in merito, come nel caso di Saverio Muratori e Luigi Moretti, i cui punti di vista trovano spazio fra le pagine di riviste nate negli anni Cinquanta, come “Chiesa e Quartiere” e “Fede e Arte”, e specificamente dedicate ai temi dell’arte e dell’architettura sacra.
In nessun altro luogo più che a Roma l’edificio per il culto costituisce probabilmente una delle tipologie più caratteristiche presenti nel tessuto urbano.
Da nord a sud, sono notevoli le proposte di Gio Ponti, Figini e Pollini e Enrico Castiglioni nel contesto lombardo, le interpretazioni peculiari di Ludovico Quaroni per la chiesa a La Martella (1951), così come per la più tardiva Chiesa Madre a Gibellina (1970), o ancora la chiesa di San Giovanni Battista sull’Autostrada del Sole progettata da Giovanni Michelucci a Campi Bisenzio, Firenze, fra il 1960 e il 1964.

Un’ulteriore considerazione va fatta a proposito del contesto romano, dove le questioni relative all’edificazione di nuove chiese ricalcano comunque tutti i fasti – e i nefasti – della città eterna; dove accanto alla ricerca formale di progettisti più o meno attenti alle necessità liturgiche, più o meno impegnati a rappresentare vecchi e nuovi “ismi” (all’evocazione dei tradizionali storicismi si affiancano soprattutto versioni reinterpretate del modernismo brutalista, o l’intenzionale esibizione esagerata del tecnicismo strutturale) si annovera un altrettanto prolifico operato portato avanti dagli uffici tecnici della Capitale.
Proseguendo, è lecito sottolineare che in nessun altro luogo più che a Roma l’edificio per il culto costituisce probabilmente una delle tipologie più caratteristiche presenti nel tessuto urbano, specificando inoltre che alla grandiosità degli esempi storici imperiali si contrappone una produzione moderna e contemporanea più facilmente ascrivibile a un’edilizia minore, ma non per questo priva di qualità.
La presente selezione di cinque chiese progettate e costruite a Roma nel Novecento prova a tracciare un quadro sintetico e al tempo stesso completo di come l’architettura sacra abbia cercato nelle sue molteplici interpretazioni artistiche e formali la sua dimensione ontologica più profonda, dalla Basilica del Sacro Cuore di Cristo Re sita al quartiere Della Vittoria (1920-34), opera di Marcello Piacentini, fino alla “Chiesa dell’anno 2000”, meglio nota come Chiesa del Giubileo, realizzata a Tor Tre Teste sul progetto dell’americano Richard Meier.