Se la villa fuori porta, dai tempi dei romani ad oggi, tradisce un desiderio di “otium” inteso filologicamente come tempo riconquistato dal trambusto e dalle preoccupazioni quotidiane a beneficio di superiori necessità dell’essere (da quelle prosaiche a quelle intellettuali), non è un caso che molte architetture di questa tipologia siano state costruite in contesti paesaggisticamente rilevanti, dove il contatto con la natura e le piacevoli condizioni climatiche possono spesso fungere da efficaci medicine per il corpo e lo spirito. Tra queste rientrano le ville al lago e al mare, dove l’elemento dell’acqua acquista una valenza simbolica oltre che terapeutica, come ben sapeva Italo Calvino (Le città invisibili) suggerendo, con la città speculare di Valdrada che si confronta con la propria immagine riflessa sul lago, che la realtà è spesso più complessa di quanto appare, e che forse sono necessarie diverse prospettive per coglierla nella sua interezza.
10 architetture italiane che puoi vedere bene solo dall’acqua
Abbiamo selezionato dieci opere spettacolari affacciate sull’acqua e visibili prevalentemente dall’acqua, tra giochi di riflessi, prospettive privilegiate e un dialogo “elettivo” con il paesaggio.
Foto Riccardo Ortelli da Wikipedia
Foto Yelkrokoyade da Wipipedia
Domus 624, dicembre 1982
Foto romanple da Adobe Stock
Domus 973, ottobre 2013
Domus n. 351, Milano 1959
Foto Stefano Ferrando - studio Vetroblu; nell’ambito del progetto "L’Italia raccontata attraverso l’architettura", finanziato dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea
Foto Pino dell’Aquila
Foto Gabriele Basilico@, 1973
Domus 990, aprile 2015
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- Chiara Testoni
- 10 luglio 2025
È appunto il caso di quelle costruzioni dove la complessità dell’opera si coglie prevalentemente da prospettive privilegiate e, in particolare, dall’acqua, rivelando l’intento del progettista di innescare un dialogo biunivoco ed “elettivo” tra artificio ed elemento naturale, a dispetto del mondo circostante. Dalle ville con giardini debordanti nell’acqua, che sfumano i confini tra architettura e natura, alle opere incastonate nel paesaggio e a picco sulla costa, come per abbracciare l’infinità del panorama, Domus ha selezionato dieci spettacolari opere sull’acqua e visibili dall’acqua, tra giochi di riflessi e visuali privilegiate, in un viaggio (forse) “catartico” tra l’architettura e il suo “doppio”.
Immagine di apertura: Alberto Ponis, Casa Scalesciani, Costa Paradiso, Sardegna 1977. Da Domus 990, aprile 2015
Villa Pizzo, costruita su uno sperone roccioso fra Cernobbio e Moltrasio, è pienamente visibile solo dal lago. L’architettura è caratterizzata da volumi squadrati semplici e lineari, dalla ripartizione ritmica dei piani e da sobrie decorazioni in facciata. Il giardino che si estende a livello delle due costruzioni principali, la villa padronale e un edificio più a levante, è organizzato all’italiana, con vialetti che corrono fra aiuole, siepi e fontane Barocche. La villa privata è aperta al pubblico per visite ed eventi.
Villa del Balbianello, una delle più affascinanti sul Lago di Como, è costruita su una penisola che dà direttamente sulle acque del lago. Oggi gestita dal FAI (Fondo Ambiente Italiano) la villa, con il suo giardino terrazzato e vedute spettacolari sul lago e sulle montagne circostanti, è un capolavoro di equilibrio tra paesaggio naturale e antropico, nonché un ambito set cinematografico.
Costruita sulla costa tufacea di Posillipo, Villa Oro è annoverata fra gli esempi più pregevoli del modernismo in Italia. L’opera si caratterizza per l’equilibrato rapporto fra l'edificio e paesaggio, la nitida e chiara articolazione dei volumi, la compenetrazione fra spazi interni ed esterni, le eleganti soluzioni costruttive, di dettaglio e di arredo.
La solitaria casa che Adalberto Libera progetta per Curzio Malaparte è un esempio luminoso di come l’architettura razionalista si possa confrontare armoniosamente con il paesaggio. Il parallelepipedo rigoroso, colore rosso pompeiano, emerge con vigore dalla roccia aspra di Punta Massullo. La scala che sembra condurre a toccare il cielo rende la copertura una stanza a cielo aperto a picco sul mare.
Il piccolo edificio si erge su un bancale in pietra nera di Varenna a picco sul lago, prendendo forma dall'esiguo spazio tra l'acqua e la strada provinciale, intagliata nel pendio a monte. L’impianto rettangolare è caratterizzato da un layout funzionale e flessibile. Particolare attenzione è rivolta all’inserimento nel paesaggio, attraverso i volumi compatti e sobri e la scelta dei materiali di rivestimento (pietra locale) che intrecciano un dialogo delicato con il contesto.
In zona Portese, in un paesaggio naturale punteggiato da ulivi e prati, la villa, a sbalzo sul pendio di Baia del Vento per oltre la metà della superficie si protende verso il paesaggio come per abbracciarlo. Due scarni piani orizzontali in cemento a vista per il solaio superiore e inferiore racchiudono ambienti fluidi e unitarii racchiusi da vaste superfici vetrate, che sfumano il confine tra interno ed esterno.
In un paesaggio di rocce che sprofondano in mare, macchia mediterranea e muretti a secco, Zanuso progetta due case di vacanza “gemelle” per altrettante famiglie. Le case formano un impianto a croce greca, il cui centro è un patio coperto da una pergola di legno e canne e i bracci gli ambienti domestici. Le piccole architetture dal carattere composto e severo, in blocchi di granito, evocano gli edifici spontanei della zona.
Volumi scarnificati in cemento a vista parzialmente ipogei e incastonati nel paesaggio come tracce geologiche aggredite dal verde, visibili chiaramente solo dal mare: così erano state pensate le cinque ville che dovevano letteralmente sparire nel paesaggio della Costa Smeralda. Delle cinque, solo una fu terminata secondo il progetto e le altre pesantemente manomesse. La recente ristrutturazione, a cura di Ferdinando Fagnola (l’architetto che inizialmente aveva concepito l’opera) e di PAT. Architetti associati, ha consentito di recuperare tre delle cinque ville secondo lo spirito originario, introducendo una nuova organizzazione spaziale, volumi ex novo e riadattando tecnologicamente il complesso.
L’abitazione, situata nella posizione più esposta del golfo aperto verso la Corsica, poggia su un terreno roccioso irregolare in lieve pendenza. L’involucro massivo e introverso in cemento armato, che ricorda un bunker, si schiude all’interno in una corte centrale che funge da epicentro della vita domestica, intorno a cui ruotano gli ambienti privati, e si apre con un patio in direzione del mare.
Tra le numerose case firmate da Ponis in Sardegna, Casa Scalesciani è un manifesto del suo lessico sempre attento a convertire l’opera costruita in un manufatto a-temporale come se fosse da sempre appartenuto al contesto naturale in cui si situa. L’abitazione è incastonata in un terreno scosceso proteso verso il mare, seguendone le curve di livello. La pianta allungata e serpeggiante e il volume incassato nel terreno sfumano nel contesto, rendendo visibile dal mare e da terra solo il tetto dell’edificio.