Tadao Ando: “A cavallo del tempo”

Nell’editoriale di Luglio e Agosto, il guest editor Tadao Ando affronta il tema del restauro e della conservazione di opere architettoniche, dal processo creativo ai benefici ambientali. 

In una recente sterzata culturale, coincidente con il progressivo sgonfiarsi della bolla della crescita illimitata, e nonostante una radicata cultura urbana basata sull’idea di “demolire e costruire,” in Paesi asiatici come il Giappone e la Cina il restauro edilizio ha avuto una certa fortuna. Nonostante abbia uno spettro ampio che va dal restauro e dalla conservazione dei siti del patrimonio storico-artistico alla conversione e al riutilizzo di edifici ordinari, tutte le tipologie incluse sono accomunate dall’ammirevole idea di utilizzare le strutture esistenti anziché raderle al suolo. Tuttavia, l’incentivo a restaurare non dovrebbe essere inteso semplicemente come strategia di investimento immobiliare o come risposta generica a questioni ambientali quali la riduzione dei rifiuti e la conservazione delle risorse.

L’essenza della salvaguardia e della rivitalizzazione dell’architettura dovrebbe essere preservare le testimonianze e la memoria della storia collettiva locale. In metropoli come Parigi, Londra o New York, la cultura urbana è favorita dall’insieme della storia cittadina. Il passato viene trasmesso in modo materiale invece che trasferendo informazioni secondo modalità virtuali, generando di conseguenza modelli di continuità temporali in quel tessuto urbano che costituisce il terreno fertile di una cultura. Naturalmente, più vecchio è un edificio, più elevato sarà il livello di competenze tecniche ed energie economiche necessarie per restaurarlo e conservarlo – il che, a volte, può rappresentare un ostacolo significativo al suo efficace riutilizzo. Tuttavia, credo che i benefici del restauro superino di gran lunga gli investimenti in termini di lavoro e creatività, perché alla fine esso trasmette il nostro patrimonio alle generazioni future. 

Álvaro Siza e Roberto Collovà, scalinata parte dell’intervento di ricostruzione della Chiesa Madre e ridisegno di Piazza Alicia e delle strade adiacenti di Salemi, Trapani
Álvaro Siza e Roberto Collovà, scalinata parte dell’intervento di ricostruzione della Chiesa Madre e ridisegno di Piazza Alicia e delle strade adiacenti di Salemi, Trapani, completato nel 1998. Foto Roberto Collovà

Si è spesso ipotizzato che lo sviluppo basato sul “demolire e costruire” abbia rappresentato solo una tendenza temporanea, legata all’era moderna improntata alla crescita. Infatti, all’interno del canone dell’architettura occidentale, gli esempi di riutilizzo di edifici antichi sono numerosi. Nel corso della lunga storia dell’architettura, il restauro è sempre stato un mezzo creativo fondamentale. Gli sforzi di ogni cultura nell’affrontare questi temi con idee e metodi innovativi, specifici di una particolare area geografica, genereranno importanti spunti di ricerca di valori vernacolari nell’ambito di un’era dell’informazione onnicomprensiva come quella odierna. Tradizione e modernità si incrociano, in modo delicato ma coraggioso, rispettoso ma creativo, in un tessuto urbano che abbraccia passato, presente e futuro. Tempo e spazio si intrecciano per assicurare la salvaguardia delle nostre città per le generazioni a venire.  

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