Scoprire Milano a piedi: le architetture e i grattacieli di Repubblica

Un itinerario esclusivo creato da Domus tra le torri della prima downton d'Italia, oggi un archivio a cielo aperto del Moderno milanese.

Di Matteo Pirola
Fotografia di Francesco Secchi

Piazza della Repubblica, una delle piazze-non-piazze più grandi d’Italia. Passeggiando su e giù, tra il dentro e il fuori del centro storico di Milano, questo grande spazio aperto nasce a metà Ottocento quando le campagne fuori dalle mura medievali cominciarono ad inurbarsi con la presenza di grandi infrastrutture per il trasporto.

Riportiamo alla memoria la precedente stazione principale di Milano (1862) che era in posizione più “centrale”, più interna di circa 1000 metri sulla radiale direttissima con il Duomo. Era una stazione passante, che sfilava da sud a nord, passando a est della città lungo la cerchia interna dei bastioni e delle porte. Porta Venezia poco sotto, con il lazzaretto in trasformazione, e Porta Nuova appena sopra, con la primissima Stazione di Milano (che esiste ancora mimetizzata ma riconoscibile), per la linea Milano-Monza (1840).

Piazza della Repubblica (Milano), nel 1962. Foto Albertomos, Public domain, via Wikimedia Commons

A inizio Novecento “la città che sale” era in piena espansione e quindi decise di ampliare l’orizzonte ricollocando una nuova stazione “di testa” dove oggi la troviamo. Nel 1912 vinse il concorso Ulisse Stacchini (progettista anche del primo stadio di San Siro) e coi i tempi dilatati dalla Prima Guerra Mondiale, nel 1931 si inaugurò la sua opera maestosa, anche se un po’ in ritardo sui tempi moderni e monumentale abbastanza per i “nostalgici” di quel periodo.

Non menzioniamo, ma citiamo solo facendo un occhiolino, la torre Pirelli di Gio Ponti che svetta snella, sopra tutti, come vero obelisco della modernità, di cui si trovano già infine parole tra le righe di Domus

1. Entra nella “downtown” milanese con i primi grattacieli costruiti in città

La via Vittor Pisani che nacque dal collegamento diretto tra il prima e il dopo, fu un laboratorio di architettura moderna (di cui qui non entriamo nei dettagli di ogni singolo affaccio) dove una via “larghissima” pensata come cannocchiale visivo si fa strada coperta accompagnando i passanti dalla Stazione a Piazza Repubblica dove torniamo a occuparci dei suoi angoli.

Qui si affacciano i primi grattacieli della città che, recentemente e poco più a Nord, si sono sviluppati per costituire la nuova downtown milanese di Porta Nuova. Questa grande piazza allungata (in realtà più uno slargo con alcune aree verdi e molto traffico) è caratterizzata da quattro torri agli angoli dell’asse che collega la Stazione con il Duomo.

Mario Baciocchi, Torre Locatelli (1936-39) piazza della Repubblica, 27

Il più datato risale alla seconda metà degli anni ‘30, ad opera di Mario Baciocchi, testimone moderato del “ventennio” e di quell’architettura monumentale e autocelebrativa che in città si mostrava secondo uno stile ben preciso, con simmetria, compattezza del volume, basamenti porticati in marmo e, nei casi residenziali, nell’uso di mattone facciavista che tracciava sottili cornicioni ornamentali. Questa torre alta 64 metri, doveva avere una gemella per segnalare la porta di accesso alla nuova stazione Centrale, ma la seconda fu una “sorella” più grande che parlava il nuovo linguaggio della modernità del dopoguerra.

La Torre Locatelli di Mario Baciocchi

2. Il primo vero grattacielo di Milano è qui: ecco la Torre Breda

Luigi Mattioni - Ermenegildo ed Eugenio Soncini, Grattacielo di Milano, detta Torre Breda (1950-55), piazza della Repubblica, 32

Questo fu il primo vero “Grattacielo di Milano” - anche solo perché questo era il nome della ambiziosa azienda costruttrice - nonché l’edifico più alto d’Italia al momento della sua edificazione (116 metri), ed è ancora oggi il primo edificio simbolo di quell’International Style che in tutto il mondo dal secondo dopoguerra definisce soprattutto gli edifici a sviluppo verticale.

Il complesso edilizio è costituito da un’unione di due volumi distinti, quello basso degli uffici e quello alto degli alloggi: il primo, compatto e porticato, definisce il profilo orizzontale della cortina edilizia che conduce alla Stazione e ospita attività commerciali e terziarie nei primi 8 piani, mentre il secondo, verticale e slanciato, contiene appartamenti signorili lungo i suoi ulteriori 21 piani, con un attico panoramico in sommità. Molto interessante la facciata sulla piazza dove con una griglia reticolare aperta, la lama verticale scende a sbalzo e si evidenzia fino alla quota del porticato. 

Torre Breda di Luigi Mattioni

Luigi Mattioni, Torre Turati (1958-60) via Turati, 30

Sempre di Mattioni, all’angolo opposto della piazza, la Torre a Nord-Ovest di un insieme di nuove torri gemelle, effettivamente realizzate ma come “gemelle diverse”.

In planimetria e nell’impianto edilizio i 2 edifici verticali che aprono la via Turati sono identici (con un corpo basso più esteso e molto orizzontale e la planimetria delle torri rastremata per farle sembrare più slanciate), ma nel loro sviluppo seguono il linguaggio dei loro progettisti e quindi risultano abbastanza dissimili, sembrando molto differenti. Il nuovo intervento di Mattioni è abbastanza somigliante al suo predecessore poco distante, per cui una maglia strutturale in marmo, cemento, cristallo e metallo determina un modulo regolare per la facciata come una griglia di rivestimento per un volume vetrato arretrato.

Torre Turati di Luigi Mattioni

3. I tanti palazzi di Giovanni Muzio in zona Repubblica

Giovanni e Lorenzo Muzio, Torre Turati (1963-68) via Turati, 40

La Torre parallela dei Muzio invece usa materiali completamente diversi, con pannelli prefabbricati di cemento armato rivestiti con graniglia di marmo rossastro che ricordano il laterizio lombardo e che determina una facciata molto più compatta.

Salendo in quota verso la sommità il profilo si allarga in modo non convenzionale, con dei gradoni ribaltati che definiscono sporgenze prominenti a sbalzo. Oltre a ricordare formalmente un altro edificio simbolo di Milano come la Torre Velasca (1955-57), questo volume richiama cromaticamente anche la prima torre del Baciocchi rivestita con mattoni facciavista.

Le “gemelle diverse”, le due torri in Via Turati

Per gli appassionati e ammiratori di Muzio, qui si apre un altro quartiere ricco di sue opere come, per esempio, il capolavoro giovanile della Ca’ Bruta (1919-23), il convento Angelicum (1939-42) e ancora sempre su Piazza della Repubblica, le Case Malugani e Bonaiti (1935-36) e il Condominio dei Giornalisti (1934-36). Osservando meglio i lati lunghi della piazza, molte altre sono le architetture degne di nota lungo le sue continue cortine edilizie.

Vito e Gustavo Latis, Condomino Residenziale (1953-56), Piazza della Repubblica, 11 - Via Monte Santo, 2

Sul lato Nord, Vito e Gustavo Latis realizzano un condominio residenziale d’angolo che per via della posizione offre l’occasione di fare un prospetto bifronte, con due volumi differenziati ma uniti. Rivolto sulla via, il più basso, ordinario e compatto mentre affacciato sulla piazza il volume più alto (11 piani) che sopra un primo blocco di uffici (impreziosito da un raro mosaico di Roberto Sambonet) si apre come un albero offrendo un grande loggiato continuo in profili metallici, tamponato con “bovindo” solo in punti precisi e frammentati.

Condomino Residenziale di Vito e Gustavo Latis e Hotel Duca di Aldo Rossi

Aldo Rossi, Hotel Duca (1988-91), Piazza della Repubblica, 13

Confinante con questo edificio si trova l’Hotel Duca di Aldo Rossi realizzato come opera di ristrutturazione e ampliamento assegnato nell’ambito di un concorso nazionale bandito dalla Metropolitana Milanese e dal Comune per la riqualificazione del sistema urbano della piazza in occasione dell’apertura della linea M3. È sostanzialmente un lavoro di facciata, in cui si trovano tutti gli elementi tipici rossiani, ben noti e celebrati nel mondo ma che a Milano (sua città) non sono poi così presenti.

Parlando di alberghi non possiamo non citare l’Hotel Principe di Savoia, uno dei più lussuosi della storia di Milano, nato a fine Ottocento vicino alla prima stazione, come luogo di residenza temporanea per la borghesia e la nobiltà che arrivavano in città. Nel corso del secolo scorso ha visto alcuni rinnovamenti e notevoli ampliamenti, mantenendo sempre un gusto molto classico, di altri tempi.

Gigi Ghò, Edificio per abitazioni, uffici e negozi (1955-1956), piazza della Repubblica 12 e Edificio per uffici “Assicurazioni d'Italia” e autorimessa (1965-1970), piazza della Repubblica 14-16

Dal lato opposto della piazza, con la medesima partitura, un unico autore per due interventi a distanza di quasi vent’anni. Gigi Ghò realizza due edifici adiacenti, che ben rappresentano lo sviluppo di una professione e di una vita. 

Nell’angolo un edifico a sperone, che vuole beneficiare del grande slargo della piazza e dei vicini giardini di Porta Venezia che si intravedono oltre la via. Una sorta di osservatorio per i residenti, una torre a pianta quadrata di 13 piani che elevandosi posiziona dei caratteristici balconi trapezoidali che si deformano e inclinano verso le aree verdi e aperte dei dintorni.

Quasi all’opposto invece l’edificio confinante, fatto da una grande cortina di ferro e vetro per un fronte scuro e compatto, movimentato comunque da un arretramento lineare orizzontale nella fascia bassa e una sporgenza volumetrica centrale asimmetrica che fa pulsare la facciata. 

Ritornando alla piazza, ponendoci quasi al centro di questo enorme invaso, in mezzo a un giardino che è poco più di un’aiuola, c’è un’opera scultorea che possiamo di diritto considerare architettonica. Pochi la notano, e questo è anche il suo bello, ma quando la si comprende si percepisce la sua portata, soprattutto per chi gironzola per una passeggiata culturale a Milano.

4. Ultima tappa: il monumento di Cascella e Magistretti, dedicato a Mazzini

Pietro Cascella - con Vico Magistretti per l’impianto urbano, Monumento a Mazzini (1970-74), Piazza della Repubblica 

Si tratta di monumento/percorso, un selciato vero e proprio, scolpito nella roccia; un camminamento a tappe che sintetizzano tramite delle allegorie gli episodi simbolici vissuti per raggiungere l’Unità d’Italia. Questa piccola strada pedonale ideata figurativamente da Pietro Cascella con la collaborazione progettuale di Vico Magistretti, è un tracciato rialzato lungo trentotto metri, tra blocchi astratti scolpiti nella pietra o raffigurazioni in marmo bardiglio, che finisce con una scultura verista in bronzo che rappresenta Giuseppe Mazzini, in persona, in scala reale, in piedi davanti a una sedia.

Monumento a Mazzini di Cascella e Magistretti

L’architettura la si capisce veramente solo vivendola, come minimo vedendola, al limite visitandola. La passeggiata di Domus non poteva finire meglio, lungo una strada d’arte che culmina con una sedia (che rappresenta il primo gesto di abitare).

Immagine di apertura: Torre Turati di Giovanni e Lorenzo Muzio

Ultimi articoli di Architettura

Altri articoli di Domus

China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram