di Giovanni Comoglio e Francesca Critelli
Se ci chiediamo cosa ci dovremo aspettare dal 2025 dell’architettura, sappiamo che l’anno in arrivo sarà caratterizzato da grandi eventi come l’Expo, per la terza volta nella sua storia a Osaka, e come il Giubileo a Roma con le sue trasformazioni urbane. Ci sono però altri grandi cantieri nel mondo, tutti con un ruolo di primissimo piano nelle città a cui appartengono. Alcuni li avevamo già tenuti d’occhio nel 2024, e bisognerà ancora attenderli per qualche tempo, come i Portali di Citterio e Viel a Milano, o gli addirittura due musei egizi nel mondo: il Grand Egyptian Museum di Giza che ha sì aperto dopo un decennio di attesa, ma solo in via sperimentale, e il Museo Egizio di Oma a Torino, dove la grande trasformazione degli spazi deve ancora arrivare, anche se quest’anno è stata aperta la nuova Galleria dei Re.
Tra i protagonisti dell’anno 2025 ci sono nuovi punti di riferimento urbani, come l’edificio più alto di Amburgo e la torre di Big a Berlino, ma anche nuove aperture, come l'ampliamento di Oma per il New Museum di Sanaa a New York. Infine, c'è la speranza di poter finalmente visitare alcuni edifici che ad oggi restano in attesa di apertura al pubblico, come il Grand Théâtre di Rabat progettato da Zaha Hadid quando era ancora in vita, la cui inaugurazione rimane tutt’ora un enigma.
1. Oma, ampliamento del New Museum, New York
Per ampliare il museo di arte contemporanea che dal 2007 è ospitato dentro l’enigmatico edificio traslucido progettato da Sanaa sulla Bowery, Oma ha dichiarato di aver guardato a che tipo di “relazioni il meno possibile didattiche, più inattese, forse persino romantiche potessero instaurarsi tra le due parti di un tutto”. Quello che attendiamo per il 2025 è quindi un nuovo volume che allinea i livelli dei suoi piani a quelli esistenti per consentire un’espansione orizzontale delle funzioni, e che potenzia la vocazione pubblica del museo e la sua relazione con la città, generando tra i suoi due corpi uno spazio interstiziale, che canalizza arte, attività e i flussi di una scenografica scala in facciata.
2. Ateliers Jean Nouvel, nuova sede della Fondation Cartier, Parigi
L'edificio che ospiterà la Fondation Cartier pour l’art contemporain a partire dal 2025
L'edificio che ospiterà la Fondation Cartier pour l’art contemporain a partire dal 2025
Place du Palais-Royal, Paris. Architettura interni Jean Nouvel.
L'edificio che ospiterà la Fondation Cartier pour l’art contemporain a partire dal 2025
L'edificio che ospiterà la Fondation Cartier pour l’art contemporain a partire dal 2025
L'edificio che ospiterà la Fondation Cartier pour l’art contemporain a partire dal 2025
L'edificio che ospiterà la Fondation Cartier pour l’art contemporain a partire dal 2025
Place du Palais-Royal, Paris. Architettura interni Jean Nouvel.
L'edificio che ospiterà la Fondation Cartier pour l’art contemporain a partire dal 2025
L'edificio che ospiterà la Fondation Cartier pour l’art contemporain a partire dal 2025
Nel 1994 veniva inaugurata sul boulevard Raspail un’icona in vetro e acciaio progettata da Jean Nouvel, la Fondation Cartier pour l’Art Contemporain. 40 anni dopo, la Fondazione si arricchisce di una nuova sede, su Place du Palais-Royal, attesa per la fine del 2025 e firmata sempre dal guest editor di Domus 2022. “Se abbiamo un patrimonio, è per arricchirlo”, ci diceva infatti Nouvel quest’anno: e qui si tratta di operare su un palazzo haussmanniano dalla storia importante, nato nel 1855, con le trasformazioni urbane volute da Napoleone III, come Grand Hôtel du Louvre, e diventato negli anni la casa dei Grands Magasins du Louvre e del Louvre des Antiquaires.
3. La rigenerazione di Porta Nuova Gioia, Milano
Nella zona di Porta Nuova, che dagli anni ’50 continua ad essere un punto focale di trasformazione della città, Coima Sgr in accordo con il Comune di Milano sta portando avanti un progetto di rigenerazione urbana che interessa nuovi spazi pubblici, nuove costruzioni, ma soprattutto importanti riqualificazioni. Tra queste, il complesso in via Pirelli 35, risalente agli anni ‘60, è stato affidato alla ri-progettazione da parte di Snøhetta e Park Associati. Oltre al retrofitting dell’edificio originale, il progetto prevede un ampliamento di sei piani, collegato al volume principale da un edificio ponte, cromaticamente in contrasto con quello esistente. Assieme ai Portali di Acpv Architects, anche Pirelli 35 dovrebbe essere inaugurato entro il prossimo anno.
4. I padiglioni di Expo Osaka 2025
Arabia Saudita, Foster + Partners
Il padiglione dell’Arabia Saudita sarà progettato da Foster + Partners e si ispirerà all’architettura tradizionale araba. Volumi scultorei e poligonali saranno tagliati da stretti sentieri lastricati, riproponendo lo spaccato di un villaggio. Il cortile anteriore verrà ornato da piante e tutto il padiglione sarà arricchito da installazioni video realizzate in collaborazione con gli studi di design 59 Productions e Squint/Opera.
Bahrain, Lina Ghotmeh
Il Padiglione del Regno del Bahrain sarà progettato dall’architetta franco-libanese Lina Ghotmeh e si concentrerà sulla storia marittima del paese, importante crocevia d'acque nella regione del Golfo. Il progetto si ispira alle tradizionali imbarcazioni dhow, e usa le antiche tecniche di costruzione navale del paese per mostrarne la storia e l’eredità artigianale. Inoltre instaura un dialogo con l’arte giapponese della lavorazione del legno.
Better Co-Being Pavilion, Sanaa
Sanaa – insieme a Hiroaki Miyata, professore dell’Università Keio le cui ricerche sono focalizzate sul contributo della Data Science al miglioramento della società – ha progettato il padiglione esperienziale Better Co-being. Nella “Foresta della Tranquillità” il progetto sottolinea l’importanza di dar forma a un nuovo mondo che rispetti in egual misura tutte le forme di vita. Il padiglione non ha né pareti né tetto, ma appare come una foresta astratta che si fonde all’immagine di una rete di dati, come simbolo della sovrapposizione fra vita organica e artificiale.
Blue Ocean Dome Pavilion, Shigeru Ban.
Shigeru Ban ha progettato il Blue Ocean Dome Pavilion per l’organizzazione no-profit Zero Emissions Research and Initiatives (ZERI). Il padiglione è composto da tre cupole, ciascuna realizzata con un materiale diverso: i tubi di carta già testati da Ban nei suoi rifugi per gli sfollati, un sistema in bambù laminato e uno in plastica rinforzata con fibra di carbonio, per evitare l’uso di pali in cemento, che si sarebbero resi necessari a causa della fragilità del terreno bonificato, capace anche di ridurre i tempi di costruzione. L'architetto afferma di aver sfruttato questa occasione progettuale per esplorare sistemi costruttivi efficaci per l’edilizia del futuro. L'interno invece ospiterà una mostra sull’importanza dell’oceano e della sua salute, per sensibilizzare contro l’inquinamento umano.
Giappone, Nikken Sekkei e Oki Sato
Il padiglione del Giappone, progettato da Nikkei Sekkei, presenta una forma circolare realizzata con doghe riutilizzabili di legno lamellare incrociato. Secondo lo studio, il design mira a rappresentare il ciclo della vita ed esplora il concetto estetico giapponese di circolazione. Oki Sato, fondatore di Nendo, è il general producer del progetto.
Arabia Saudita, Foster + Partners
Il padiglione dell’Arabia Saudita sarà progettato da Foster + Partners e si ispirerà all’architettura tradizionale araba. Volumi scultorei e poligonali saranno tagliati da stretti sentieri lastricati, riproponendo lo spaccato di un villaggio. Il cortile anteriore verrà ornato da piante e tutto il padiglione sarà arricchito da installazioni video realizzate in collaborazione con gli studi di design 59 Productions e Squint/Opera.
Bahrain, Lina Ghotmeh
Il Padiglione del Regno del Bahrain sarà progettato dall’architetta franco-libanese Lina Ghotmeh e si concentrerà sulla storia marittima del paese, importante crocevia d'acque nella regione del Golfo. Il progetto si ispira alle tradizionali imbarcazioni dhow, e usa le antiche tecniche di costruzione navale del paese per mostrarne la storia e l’eredità artigianale. Inoltre instaura un dialogo con l’arte giapponese della lavorazione del legno.
Better Co-Being Pavilion, Sanaa
Sanaa – insieme a Hiroaki Miyata, professore dell’Università Keio le cui ricerche sono focalizzate sul contributo della Data Science al miglioramento della società – ha progettato il padiglione esperienziale Better Co-being. Nella “Foresta della Tranquillità” il progetto sottolinea l’importanza di dar forma a un nuovo mondo che rispetti in egual misura tutte le forme di vita. Il padiglione non ha né pareti né tetto, ma appare come una foresta astratta che si fonde all’immagine di una rete di dati, come simbolo della sovrapposizione fra vita organica e artificiale.
Blue Ocean Dome Pavilion, Shigeru Ban.
Shigeru Ban ha progettato il Blue Ocean Dome Pavilion per l’organizzazione no-profit Zero Emissions Research and Initiatives (ZERI). Il padiglione è composto da tre cupole, ciascuna realizzata con un materiale diverso: i tubi di carta già testati da Ban nei suoi rifugi per gli sfollati, un sistema in bambù laminato e uno in plastica rinforzata con fibra di carbonio, per evitare l’uso di pali in cemento, che si sarebbero resi necessari a causa della fragilità del terreno bonificato, capace anche di ridurre i tempi di costruzione. L'architetto afferma di aver sfruttato questa occasione progettuale per esplorare sistemi costruttivi efficaci per l’edilizia del futuro. L'interno invece ospiterà una mostra sull’importanza dell’oceano e della sua salute, per sensibilizzare contro l’inquinamento umano.
Giappone, Nikken Sekkei e Oki Sato
Il padiglione del Giappone, progettato da Nikkei Sekkei, presenta una forma circolare realizzata con doghe riutilizzabili di legno lamellare incrociato. Secondo lo studio, il design mira a rappresentare il ciclo della vita ed esplora il concetto estetico giapponese di circolazione. Oki Sato, fondatore di Nendo, è il general producer del progetto.
Anche se si tratta di architetture effimere, realizzate per un evento specifico, i padiglioni dell’Expo di Osaka 2025 sono sicuramente tra le costruzioni più attese dell’anno. Dall’enorme anello in legno progettato dall’architetto giapponese Sou Fujimoto, al padiglione Italia di Mario Cucinella con il suo ordine gigante di portali, l’Expo di Osaka 2025 sarà l’occasione per eccellenza per sperimentare questa tipologia che unisce spettacolo e riflessione sull’architettura contemporanea. La fiera che si terrà dal 13 aprile al 13 ottobre 2025 sull’isola artificiale di Yumeshima, ospiterà più di 160 paesi con i loro rispettivi contributi.
5. Frank O. Gehry, Guggenheim Museum, Abu Dhabi
Dei tre nuovi musei previsti nell’isola artificiale di Saadiyat, negli Emirati Arabi, per ora è stato inaugurato solo il Louvre di Jean Nouvel, aperto ormai dal 2017. Gli altri due sono il Zayed National Museum di Norman Foster e il Guggenheim di Frank O. Gehry, che dovrebbero essere entrambi aperti al pubblico nel 2025. La realizzazione del Guggenheim più grande del mondo era stata annunciata per la prima volta nel 2006, poi stabilita una data di fine lavori venti anni dopo. Con una superficie di circa 30mila metri quadri e undici strutture coniche a contrasto con i volumi monolitici, Frank Gehry ha descritto il progetto come un “disordine intenzionale, che raggiunge la chiarezza”.
6. Gli spazi pubblici per il Giubileo a Roma
L’evento che ha infuocato gli scorsi mesi con previsioni di afflussi record – si è parlato di cifre sopra i 30 milioni di pellegrini lungo l’anno santo – inizia ora, e ha aperto un grande numero di cantieri nella Capitale, dalle date in continua ridefinizione. La visione è però quella di lasciare in eredità un potenziamento della città pubblica, tra servizi e soprattutto spazi. Oltre all’anticipata piazza dei Cinquecento (stazione Termini, con Tvk), lo studio It’s firma la nuova piazza Risorgimento, alle porte del Vaticano, 18.000 mq dove l’asfalto è soppiantato da calcestre e nuove alberature, mentre One Works consegnerà una superficie analoga in piazza San Giovanni in Laterano, dove il pavimento cosmatesco della basilica si estenderà allo spazio urbano.
7. Zaha Hadid Architects, Grand Théâtre, Rabat
Una delle ultime opere progettate da Zaha Hadid, il Grand Théâtre de Rabat ha una storia particolarmente controversa. I lavori del più grande teatro del continente africano erano stati avviati nel 2014, subendo notevoli rallentamenti causati da varianti in corso d’opera e aumenti significativi dei costi di costruzione, nonché dalla morte di Zaha Hadid nel 2016 e il conseguente cambiamento del team. Con un’area di 55mila mq e 1800 posti, oltre a un anfiteatro all’aperto che ospita fino a 7mila persone, il Grand Théâtre è stato completato nel 2021, ma non è mai stato inaugurato. Un barlume di speranza per un’ipotetica apertura nel 2025 è la comparsa dell’immagine dell’edificio sulla nuova banconota da 20 dirham, ma niente è ancora stato annunciato ufficialmente.
8. Snøhetta, Shanghai Grand Opera House
Il progetto dello studio norvegese, ora in sviluppo con la collaborazione della firma locale Ecadi, è il vincitore di un concorso internazionale che contribuisce alla ridefinizione dell’area di Houtan, già sito di Expo 2010. Cruciale per l’immagine di Shanghai, il complesso va ad arricchire il denso portfolio di Snøhetta nel campo dei centri per le arti performative, con i teatri d’opera a Oslo e Busan, e segue l’altro grande progetto cinese dello studio, la biblioteca di Pechino. A Houtan, tre auditorium coi loro servizi saranno raccolti sotto la figura di un grande ventaglio che si dischiude, diventando tanto tetto quanto scala, gradinata a spirale pubblica e aperta.
9. Bjarke Ingels Group, Edge East Side Berlin
Progettata dallo studio BIG, guidato da Bjarke Ingels che sarà guest editor di Domus 2025, la Edge East Side Berlin, più comunemente nota come “torre Amazon”, è un nuovo punto di riferimento architettonico per la città di Berlino, con oltre 140 metri di altezza.
Situato accanto allo snodo viario di Warschauer Strasse, il grattacielo è praticamente terminato. Per questo, con i suoi primi due piani dedicati ad attività pubbliche, è plausibile ipotizzare che sarà aperto alla città entro il prossimo anno.
10. David Chipperfield Architects, Elbtower, Amburgo
La storia pluridecennale del quartiere Hafencity, nato dalla trasformazione dell’area portuale di Amburgo, è un simbolo per le rigenerazioni avvenute in tante città europee, ed è rappresentato nell’immaginario architettonico da un’icona come la Elbphilarmonie di Herzog e De Meuron. Il progetto di affiancarle un altro landmark, firmato questa volta da un altro Guest Editor Domus, cioè David Chipperfield, parte nel 2017. Il completamento della Elbtower, un’onda di vetro texturizzata da elementi in alluminio, destinata a diventare l’edificio più alto della città, ha conosciuto battute d’arresto legate a difficoltà di finanziamento, ma notizie recenti parlano di una possibile ripresa dei lavori.
11. Mad Architects, Lucas Museum of Narrative Art, Los Angeles
Il progetto di un museo dedicato allo storytelling visuale in tutte le sue forme e in tutti i suoi media nasce già molti anni nelle idee di George Lucas, il regista creatore di Star Wars e Indiana Jones, e della moglie Mellody Hobson, con una collezione in piena espansione che abbraccia pittura, scultura, fotografia, fumetti, editoria e naturalmente cinema. L’edificio che darà casa al progetto è stato sviluppato dai Mad Architects di Ma Yansong, e dovrebbe essere completato quest’anno per aprire all’inizio del successivo, con i suoi 28.000 mq di spazio espositivo e quasi 300 posti di auditorium, collocati nell’Exposition Park vicino al Los Angeles Memorial Coliseum.