Gli edifici più attesi del 2024

Dall’attesissimo restauro di Notre Dame a Parigi, che quest’anno ospiterà i Giochi Olimpici, alla corsa verso il cielo di New York, una selezione di dodici cantieri che contiamo di vedere terminati entro la fine dell’anno.

di Alessandro Benetti

Cosa aspettarci dal 2024? In attesa del nuovo anno abbiamo individuato 12 progetti quasi conclusi, dodici tagli del nastro che avverranno, sicuramente o quasi, nei prossimi 12 mesi. Abbiamo composto un catalogo di tante nuove architetture ma anche di restauri e ristrutturazioni, progetti di spazio pubblico e infrastrutture. Abbiamo esplorato le città italiane, europee e di tutto il mondo. Abbiamo incluso nella nostra selezione qualche grande classico delle liste dei più attesi, con l’auspicio che sia per loro l’ultimo anno di permanenza in questa categoria, e qualche novità assoluta. Ce n’è per tutti i gusti e ci sono proposte che non piaceranno a tutti, ma poco male: l’elenco che segue non è un best of di quello che verrà, ma una rassegna ragionata di realizzazioni varie per scala, estetiche, approcci, localizzazione e qualità complessiva, rappresentative delle tante direzioni di trasformazione dei territori costruiti del pianeta. Ci riaggiorniamo tra un anno per verificare quali di queste previsioni si saranno avverate e quali saranno restate sulla carta.

1. Rafael Viñoly, “The Greenwich”, New York, USA

A New York continua la corsa verso il cielo. Gli anni 2010 e 2020 saranno ricordati dalle storie urbane come una stagione d’intensa costruzione di grattacieli nella città americana, dopo i pionieri decorati d’inizio ‘900 e i loro eredi vetrati della seconda metà del secolo. Ha partecipato a questo nuovo boom, tra gli altri, anche Rafael Viñoly (1944-2023), architetto uruguaiano naturalizzato statunitense, già autore dell’altissimo, astrattissimo e sottilissimo “432 Park Avenue” (2015). Nel 2024 sarà completato anche “The Greenwich”, 87 piani per 272 appartamenti di lusso nel cuore del distretto finanziario. Con il suo predecessore condivide il programma e la snellezza, ma opta per un rivestimento a curtain wall, più trasparente, avvolgente e dagli spigoli arrotondati.

2. Restauro di Notre Dame, Parigi, Francia

Potrebbe riaprire nel 2024 ­la cattedrale di Notre Dame, incredibilmente bruciata durante un cantiere in corso nel 2019, con grande stupore dell’opinione pubblica francese e di tutto il mondo. Una vicenda dai contorni surreali, tanto quanto la confusione che seguì sui modi e i tempi della ricostruzione: il concorso internazionale lanciato poco dopo l’incendio, che aveva acceso gli entusiasmi di architetti e restauratori interessati a un dibattito critico sul tema, fu abbandonato dopo poco meno di un anno.

Foto Barry Bibbs

Il governo guidato da Emmanuel Macron optò allora per la soluzione più conciliante, una ricostruzione basata sui più rigorosi criteri della restituzione “dov’era com’era”. La copia esatta della flèche di Viollet-le-Duc sta emergendo dalle impalcature proprio in questi mesi, mentre si rifiniscono le capriate monumentali del tetto in legno di quercia, anch’esso nuovo di zecca.

3. acpv architects Antonio Citterio Patricia Viel, “I portali”, Milano, Italia

Il progetto Porta Nuova, la più importante operazione urbana della Milano degli anni ’10, si è recentemente concluso nelle sue parti principali con il completamento della Torre Unipol di Mario Cucinella. Continuano a trasformarsi e a densificarsi, invece, i quartieri circostanti. 

Crescono rapidamente, ad esempio, “I portali” progettati da Antonio Citterio e Patricia Viel, due edifici alti per uffici che si fronteggiano come propilei asimmetrici all’imbocco dell’asse di scorrimento di via Melchiorre Gioia. Tra le tante volumetrie importanti della più grande downtown finanziaria d’Italia, “I portali” si distinguono per la semplicità delle loro geometrie, compatte e senza arzigogoli, e per il linguaggio astratto delle loro facciate. Tutti i volumi sono avvolti dalla stessa griglia regolare di aperture vetrate quadrate a tutt’altezza. Gli spessi telai bruniti che le incorniciano sono interamente composti di cellule fotovoltaiche, con una soluzione finora inedita nel panorama milanese. 

4. Snøhetta, Beijing City Library, Pechino, Cina

Sull’onda del successo di pubblico e di critica dell’Oslo Opera House (2007), negli ultimi anni lo studio norvegese Snøhetta si è specializzato, tra le altre cose, nella costruzione di edifici pubblici di grande scala, accomunati da una simile concezione spaziale. All’interno e all’esterno l’architettura si costruisce innanzitutto come infrastruttura, piattaforma libera e continua, più o meno inclinata, incurvata e dettagliata, che supporta la vita che vi si svolge.

I paesaggi di questi open space sono scanditi da volumi racchiusi, che sono solitamente ambiti più precisamente funzionalizzati, e da arredi di diversa natura e scala, che vi si dispongono senza contraddirne il carattere unitario. Due grandi opere in fase di realizzazione in Cina sono variazioni di questo modello: la Shanghai Grand Opera House, per la quale bisognerà attendere fino al 2025, e la Beijing City Library, che sarà pronta nel 2024.

5. Heneghan Peng Architects, Grand Egyptian Museum, Il Cairo, Egitto

Da molti anni ormai nessuna lista dei più attesi può dirsi completa se non cita, per lo meno en passant, il Grand Egyptian Museum di Heneghan Peng Architects. I lettori ci scuseranno se ci permetteremo di qualificare il tanto atteso nuovo museo archeologico del Cairo come un’opera faraonica. 

Pochi aggettivi sono tanto adatti per un progetto che con il passare del tempo appare sempre più irragionevole per i suoi costi – almeno 1 miliardo di dollari spesi finora –, inattuale per la sua scala – 24 mila mq quadri di spazio espositivo, pari a quattro campi da calcio, ma 100 mila mq di area di progetto – e complessivamente ininteressante per le sue caratteristiche spaziali e formali. Aprirà finalmente nel 2024 o resterà per sempre un gigantesco incompiuto? Lo scopriremo nei prossimi mesi. Nel frattempo, il sito ufficiale si dimostra prudente e propone la vaga indicazione “mid-2024” come data da segnare in calendario.

6. Dominique Perrault, Villaggio Olimpico, Parigi, Francia

Parigi è quasi pronta ad ospitare i Giochi Olimpici del 2024. Alcuni dei progetti infrastrutturali più ambiziosi che avrebbero dovuto supportare l’evento stanno prendendo forma ma sono un po’ in ritardo: il sistema di piste ciclabili davvero capillare fortemente voluto dall’amministrazione della sindaca socialista Anne Hidalgo, ad esempio, e la rete dei trasporti del Grand Paris Express, che sta moltiplicando le linee metropolitane e ferroviarie nei comuni di banlieue

© Solideo Dominique Perrault Architecte Adagp

È quasi concluso, invece, il villaggio olimpico di Dominique Perrault, che prova a correggere tanti errori commessi nel passato nella realizzazione di quartieri di questo tipo. La connessione con il resto della città, per evitare l’effetto-enclave, e la sostenibilità complessiva, per evitare gli sprechi, sono i temi chiave del progetto. Il villaggio si colloca a 7 km dal centro di Parigi e si estende a cavallo della Senna in tre diversi comuni della première couronne – Saint-Denis, Saint-Ouen e L’Île-Saint-Denis. I suoi edifici fanno largo uso di materiali da costruzione di origine naturale, soprattutto il legno, e dopo l’evento saranno riconvertiti in residenze, uffici ed altre funzioni permanenti.

7. TVK e IT’S, Riqualificazione di piazza dei Cinquecento, Roma, Italia

Non ha avuto vita facile ma si sta finalmente realizzando la riqualificazione di piazza dei Cinquecento, lo spazio pubblico che fronteggia la monumentale facciata della stazione di Roma Termini. Oggi è uno slargo informe e difficile da attraversare, al tempo stesso strada di scorrimento, autostazione e parcheggio più o meno abusivo. 

Credits: IT’S, My Lucky Pixel, Marco Tripodi

Il progetto di TVK, studio parigino già noto per il suo apprezzatissimo intervento su place de la République (2013), e IT’S, con sede a Roma, trasforma la piazza da area di risulta a baricentro tra gli edifici di epoche diverse che la circondano: il frammento delle mura serviane, le antiche terme di Diocleziano e la hall d’ingresso della stazione modernista, di cui vuole costituire la prosecuzione all’aperto. La riorganizzazione dei flussi di traffico e degli spazi di stazionamento permetterà la creazione di una grande superficie pedonale, pavimentata in pietra, ampiamente piantumata e che si prolungherà idealmente fino alla vicina piazza della Repubblica. L’obiettivo è concludere i cantieri entro il 2024, appena prima del Giubileo del quarto di secolo.

8. Plasma Studio, Mmm Roca, Dolomiti, Italia

Si concluderà nel 2024 l’espansione trentennale dell’Mmm – Messner Mountain Museum, circuito di piccoli spazi di esposizione realizzati su iniziativa di Reinhold Messner nelle Alpi italiane. Nel 2015 fece scalpore l’Mmm Corones di Plan de Corones, Alto-Adige, architettura parametrica disegnata da Zaha Hadid che s’innestava nel pendio e si rivolgeva verso il paesaggio con tre grandi cannocchiali vetrati orientati in diverse direzioni. 

L’Mmm Roca del Monte Elmo, a Sesto Pusteria, sarà il sesto e ultimo tassello di questo museo diffuso dedicato all’ambiente e alla cultura della montagna. Lo progetta lo studio locale Plasma Studio, guidato dall’architetta Ulla Hell, secondo principi più contemporanei di upcycling e sostenibilità. La sede dell’Mmm si collocherà all’interno della stazione di arrivo di una vecchia funivia ora dismessa, che sarà aggiornata sul piano energetico, ripensata nell’organizzazione dei suoi spazi interni e arricchita di una parete vetrata panoramica.

9. Lemay, Bisson Fortin and Perkins+Will, Rem – Réseau Express Métropolitain, Montréal, Canada

Dopo decenni di dibatti accesissimi, di progetti rimasti sulla carta, di ridimensionamenti dell’ultimo minuto, il Réseau Express Métropolitain (Rem, letteralmente rete veloce metropolitana) di Montréal ha aperto le sue prime fermate al pubblico nel 2023. È solo nel 2024, però, che la parte restante e più cospicua del tracciato entrerà in esercizio, collegando con 26 fermate e 67 km di rotaie la riva sud del San Lorenzo al centro città, all’aeroporto e ai sobborghi occidentali.
 


La città canadese disporrà così del più esteso sistema di trasporto pubblico automatizzato del Nord America, di cui lo studio locale di Lemay Bisson Fortin ha progettato, con Perkins+Will, le stazioni dal design non particolarmente originale ma comunque asciutto, elegante, luminoso. Malgrado alcuni limiti innegabili – in molti hanno criticato la sua impostazione desueta da ferrovia “pesante” – il Rem è un importante passo avanti per la gestione dei flussi nell’area metropolitana di Montréal e, potenzialmente, un esempio da seguire per altre città nordamericane simili per scala e morfologia urbana.

10. Oma, Museo Egizio, Torino, Italia

Molti spazi museali nel XXI secolo, ristrutturati o realizzati ex-novo, condividono la stessa duplice tensione. Da un lato devono necessariamente configurarsi come luoghi precisamente delimitati, perché accessibili solo a un pubblico pagante, ad atmosfera controllata, per le esigenze di conservazione delle opere, e sorvegliati, per evitare danni e furti alle opere. Al tempo stesso, ambiscono a dialogare alle città che li ospitano e a configurarsi al loro interno come spazi pubblici a tutti gli effetti. Cerca una quadra tra queste esigenze apparentemente opposte anche la ristrutturazione del Museo Egizio di Torino, progettata da Oma in seguito al concorso internazionale indetto dalla Fondazione Compagnia di San Paolo nel 2022. 

Tra i tantissimi interventi previsti, il più impattante è la copertura della corte interna dell’antico Collegio dei Nobili, sede del museo, e la sua trasformazione in uno spazio multifunzionale ad accesso libero. Nelle intenzioni di committenti e progettisti, questo corte diventerà la nuova piazza Egizia di Torino ed esisterà in continuità con le vicine piazze Carignano e San Carlo. L’apertura è prevista per il 2024, in corrispondenza con il bicentenario del museo.

11. Sou Fujimoto Architects, Hida Takayama University, Hida City, Giappone

La sede della Hida Takayama University, nella prefettura giapponese di Gifu, aprirà le porte nell’aprile del 2024. È il primo edificio universitario progettato da Sou Fujimoto e si descrive innanzitutto come una grande superfice concava e inclinata. Osservata dall’alto, è una piattaforma accessibile che si configura come luogo di sosta e d’incontro per studenti, docenti e personale universitario, oltre che per la comunità locale di questa regione rurale in fase di spopolamento.
 


Gli ambienti dell’università si dispongono al di sotto di questa copertura ondulata, delimitati da pareti vetrate scandite dai pilastri in legno che la supportano. Come in molti edifici universitari contemporanei, anche nella Hida Takayama University sfumano i confini tra gli spazi dedicati al lavoro, allo studio, all’aggregazione e ai flussi di persone, così come quelli tra interno ed esterno, architettura e paesaggio.

12. Ristrutturazione di Alvar Aalto, Finlandia Hall, Helsinki, Finlandia

Foto Thermos, 24 marzo 2006

La Finlandia Hall di Helsinki (1967-1971), monumentale centro congressi dai volumi scultorei, è un progetto della fase finale della carriera di Alvar Aalto, unico frammento realizzato di un suo più ampio piano urbanistico per i quartieri a nord della stazione centrale della capitale finlandese. Dal 2022 è chiusa al pubblico e sottoposta ad un complesso intervento di restauro e ristrutturazione, che comprende anche la sostituzione del suo prezioso rivestimento in lastre di marmo di Carrara, messo a dura prova dal clima locale. La riapertura, a dire il vero, è prevista nel gennaio 2025, ma possiamo prevedere che già verso la fine del 2024 l’edificio comincerà a riemergere dalle sue impalcature. Aspettiamo impazienti di valutare i risultati di questo ambizioso cantiere di restauro di un’icona dell’architettura nordica moderna.

Immagine di apertura: Notre Dame, foto UlyssePixel

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