Le guide di Domus alle città e le loro architetture

Da Venezia a Bilbao, da Chicago a Lisbona, abbiamo costruito delle guide essenziali per scoprire le città, la loro cultura e la loro identità unica, attraverso le architetture. Scopritele qui.

Ci sono molti modi di visitare una città. C’è il turista che deve battere a tappeto tutti i musei della città, passando nelle loro sale la maggior parte della sua permanenza; c’è chi va per lo shopping: moda ma non solo, anche modernariato, vinili o magari libri e stampe da collezione. C’è chi si illude di fare la vita del luogo per qualche giorno, vivendo da local; o chi va solo per mangiare in un determinato ristorante. Infine, c’è chi si presenta totalmente impreparato, chi viaggia per viaggiare, e torna a casa con delle preziose scoperte o un poco consolatorio “mi sa che mi sono perso il meglio”. Noi di Domus abbiamo creato dei sintetici percorsi di quello che conosciamo meglio: il progetto delle città e le loro architetture. Che possono essere edifici privati o pubblici, parchi o piazze, ponti e stazioni. E perché no, musei. Non sono del resto le città fatte proprio di questo nel cuore della loro identità?

Dubai

Il Museo del Futuro Lo scorso febbraio, ha aperto al pubblico la nuova meraviglia architettonica di Dubai, il Museo del Futuro. Con la sua forma arrotondata, simile a una grande ciambella ovale, e avvolto dalle poesie calligrafiche dello sceicco Maktoum, l’ex vicepresidente e primo ministro degli Emirati Arabi Uniti, il museo ci proietta direttamente nel 2071. È stato progettato dallo studio Killa Design di Dubai e riconosciuto lo scorso anno come uno degli edifici più belli del National Geographic. È stato fondato dalla Dubai’s Future Foundation, un’iniziativa del settore pubblico e privato diretta da Mohammed bin Abdullah Al Gergawi, un importante politico emiratino, e impegnata a promuovere lo sviluppo tecnologico e l’innovazione, in particolare nel campo della robotica e dell’intelligenza artificiale (IA).

Courtesy Museum of the Future

Il Museo del Futuro

Courtesy Museum of the Future

The Opus by Omniyat progettato da Zaha Hadid a Dubai Un’altra meraviglia architettonica dalla forma curiosa è The Opus, opera dell’architetta irachena Zaha Hadid. Con una superficie di 84.300 metri quadrati, The Opus, concepito dalla Hadid nel 2007 e completato dopo la sua morte, è l’unico edificio progettato dalla defunta vincitrice del Premio Pritzker a Dubai, sia all’interno sia all’esterno. È costituito da due torri separate che si fondono in un unico insieme, dando vita a una forma cubica che affascina facilmente i visitatori. L’edificio si sviluppa su 20 piani a uso misto, al cui interno i turisti possono vivere esperienze uniche in residenze come il ME Dubai by Meliá Hotel, e ristoranti raffinati come The Maine Land Brasserie e ROKA, per citarne alcuni. 

Courtesy Omniyat

The Opus by Omniyat progettato da Zaha Hadid a Dubai

Courtesy Omniyat

Il quartiere di Al Fahidi A contrastare le nuove strutture luminose troviamo il quartiere di Al Fahidi, in cui i visitatori possono ammirare una parte dell’antica Dubai. In una configurazione simile a quella di un souk, l’architettura tradizionale regna sovrana, ricordando i tempi passati prima che la città diventasse la metropoli trafficata che è oggi. Il quartiere storico restaurato, che alcuni chiamano ancora Al Bastakiya, evocando il suo nome originario, offre un rifugio tranquillo e incantevole lontano dal vivace centro di Dubai. Comprende edifici tradizionali come il Forte di Al Fahidi, costruito nel XVIII secolo, che oggi mostra ai turisti la raccolta delle perle del Museo di Dubai, e la Casa dello Sceicco Saeed Al Maktoum, un’ex residenza reale che oggi espone vecchie foto e documenti. Nel Dubai Heritage and Diving Village sono state riprodotte capanne di fango con vasai e gioiellieri al lavoro, mentre nel Textile Souk i visitatori possono ammirare e acquistare coloratissime pashmine e prodotti artigianali in offerta.

Il Burj Khalifa di Dubai Forse il monumento architettonico più famoso e riconoscibile di Dubai, e che più la rappresenta nel mondo, è il Burj Khalifa. Inaugurato nel 2010 con il nome di Burj Dubai, successivamente modificato in onore del presidente degli Emirati Arabi Uniti e sovrano di Abu Dhabi, lo sceicco Khalifa bin Zayed Al Nahyan, il grattacielo ha segnato anche il nuovo sviluppo del centro della metropoli. Realizzato in cemento armato e alto 829,8 metri, con un tetto di 828 metri, il Burj Khalifa detiene il record di struttura più alta al mondo da quando è stato completato alla fine del 2009. Cattura subito l’attenzione al momento dell’atterraggio, difatti il Burj Khalifa sembra sollevare la sua punta, simile a quella di un ago, verso le nuvole, simboleggiando l’ambizione, la forza e la costante ricerca di innovazione di Dubai.

Courtesy Adrian Smith + Gordon Gill

Il Burj Khalifa di Dubai

Courtesy Adrian Smith + Gordon Gill

The Gate Building – DIFC Vicino all’imponente Burj Khalifa vi è un altro edificio di importanza e proporzioni epiche: il Gate Building del Dubai International Financial Center (DIFC). Progettata da Gensler, la struttura, con il suo arco di trionfo, si ispira agli Champs Élysées e all’Arco di Trionfo di Parigi. Completato nel 2017, è in linea con le adiacenti Emirates Towers e il World Trade Centre e rappresenta la ricerca di Dubai, come dichiarato dal principe ereditario Hamdan bin Mohammed Al Maktoum, di “una visione audace per la creazione di un mercato finanziario che colmi il vuoto provocato dai centri finanziari internazionali dell’Europa, dell’Estremo Oriente e del Nord America”.

Courtesy Gensler

The Gate Building – DIF

Courtesy Gensler

La Moschea di Jumeirah Uno dei gioielli storici di Dubai, l’affascinante Moschea di Jumeirah, situata nel vecchio quartiere di Jumeirah, rappresenta un altro aspetto della città, radicato nel patrimonio, nella tradizione e nella fede. Uno degli edifici più antichi di Dubai, la cui costruzione è iniziata nel 1976, è realizzato seguendo il tradizionale stile fatimide, lo stesso che si trova in Egitto e che risale al IX secolo. Progettata dall’architetto Sheikh Rashid bin Saeed Al Maktoum, è stata costruita in arenaria rosa con un’elegante facciata immediatamente riconoscibile dall’esterno insieme ai motivi islamici ornati. Regalo del defunto sceicco Rashid bin Saeed Al Maktoum (ex sovrano di Dubai) all’attuale leader della città, Sua Altezza lo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, ultimamente, la moschea è stata luogo cardine del programma “Open Doors. Open Minds.” del Centro per la Comprensione Culturale dello Sceicco Mohammed (SMCCU).

La Torre dell’orologio di Deira Visitando Deira, una delle zone più antiche di Dubai e un tempo luogo di commercio della città, oggi nota per i souk arabi dove è possibile acquistare oro, spezie e profumi, ci si può fare un’idea di come fosse la città decenni fa, al momento della sua nascita. Tra le principali attrazioni di Deira vi è la Torre dell’orologio di Dubai, costruita nel 1965 e progettata da Otto Bullard e Ziki Homsi. È situata in corrispondenza del primo passaggio a livello tra Deira e Bur Dubai che consente l’accesso al Ponte Al Maktoum.

La Fontana di Dubai Una delle attrazioni più incantevoli e, si potrebbe dire, edificanti della città è la Fontana di Dubai, dove uno spettacolo d’acqua è coreografato da canzoni e musiche specifiche. Si trova sul lago artificiale di 12 ettari del Burj Khalifa, al centro di Dubai, ed è uno spettacolo imperdibile. È caratterizzata da cinque cerchi di varie dimensioni e due archi con potenti ugelli che sparano l’acqua ad altezze incredibili, offrendo indimenticabili ed emozionanti spettacoli accompagnati da musica classica, contemporanea e araba. Un aspetto interessante è la quantità d’acqua sparata in aria ogni volta che la fontana è in funzione: circa 83.000 litri.

D3 (Dubai Design District) Uno dei quartieri più trendy sorti negli ultimi anni è il Dubai Design District, noto anche semplicemente come D3. Progettato da Foster + Partners, la comunità di Dubai specializzata in design, moda e cultura, che comprende startup, imprenditori e uffici di altri marchi affermati come Chanel e Dolce & Gabbana, è stato fondato nel 2013 e si distingue per il suo design unico, riconoscibile da lontano sulla Sheikh Zayed Road, per la sua facciata, caratterizzata da una ombreggiatura a vela con una struttura a griglia in cima a ogni fila di finestre che rappresenta, innegabilmente, l’elemento caratteristico del quartiere. Il D3 è formato da un blocco di 10 edifici alti dai 5 ai 12 piani e costituisce il centro principale della città quando si tratta di ospitare festival di moda e di design a livello mondiale. Inoltre, vi sono numerose boutique che vendono opere di designer locali relative alla moda e all’arredamento, oltre a una serie di bar e ristoranti all’aperto. Uno dei più popolari è The Lighthouse, un locale tipico della città che serve piatti ispirati alla cucina mediterranea.

Courtesy Foster + Partners

Il Dubai Frame Arrivando dall’aeroporto, è impossibile non scorgere il Dubai Frame con la sua facciata scintillante mentre si entra in città. Un simbolo architettonico a Zabeel Park che ricorda una vera e propria cornice, se non fosse per la sua altezza pari a 150,24 metri. È stato progettato da Fernando Donis, vincitore del primo premio del ThyssenKrupp Elevator International Award 2009. Realizzato in vetro, acciaio, alluminio e cemento armato e con il logo Expo 2020 inciso sulla facciata esterna, il Dubai Frame è stato inaugurato nel gennaio 2018 tra le polemiche. Lo stesso Donis ha intentato una causa presso il tribunale degli Stati Uniti affermando di non aver ricevuto un contratto o un compenso per il suo progetto. Non è ancora ad oggi stato stabilito chi detiene i diritti d’autore dell’edificio. 

L’Opera di Dubai Un’altra importante testimonianza architettonica di Downtown Dubai è l’iconico edificio a forma di dau dell’Opera di Dubai. Caratterizzata da un design raffinato che rende omaggio – dalla sua apertura nel 2016 – alla storia marittima di Dubai e progettata da Atkins e dal lead architect Janus Rostock. Il centro per le arti dello spettacolo da 2.000 posti, multiformato, ideato da Emaar Properties, una società multinazionale di sviluppo immobiliare con sede negli Emirati Arabi Uniti, ha ospitato una serie di balletti, spettacoli, concerti, teatri e mostre.

L’Etihad Museum Storicamente chiamato Union House, l’Etihad Museum, situato nel caratteristico quartiere di Jumeirah, in riva al mare, è un museo inaugurato nel gennaio 2017 e dedicato alla raccolta, alla conservazione e all’esposizione del patrimonio degli Emirati Arabi Uniti in campi che riguardano la storia sociale, politica, culturale, scientifica e militare della nazione. Passando di qui o facendo una lunga passeggiata a Jumeirah, senza dubbio nei mesi più freddi, sarà difficile non rimanere incuriositi dalla forma del museo, simile a un manoscritto, intenzionalmente realizzata nel progetto ideato da Moriyama & Teshima Architects, insieme alle sette colonne incorporate nell’edificio che ricordano le penne utilizzate per firmare la dichiarazione originale di unificazione dei sette emirati nel 1971.

Courtesy Moriyama & Teshima Architects

L’Etihad Museum

Courtesy Moriyama & Teshima Architects

Palm Island, Hotel Atlantis Conosciute come una delle meraviglie del mondo, le isole artificiali di Dubai chiamate Palm Jumeirah affascinano da tempo i visitatori e i residenti dell’emirato. Dall’aereo, l’arcipelago di isole si presenta come una palma stilizzata inserita in un cerchio. Lontana dal vivace centro di Dubai, la “Palma”, come viene chiamata, è un luogo popolare per i turisti che desiderano essere vicini alla spiaggia e soggiornare in uno degli hotel resort della zona, come l’Atlantis The Palm, e per i residenti che scelgono di abitare a ridosso del lungomare. Sviluppato da Nakheel, una società immobiliare ora di proprietà del governo di Dubai, il piano regolatore dell’area è stato ideato dallo studio di architettura americano Helman Hurley Charvat Peacock ed è stato aperto per la prima volta ai residenti nel 2007, all’apice del boom economico di Dubai prima della crisi finanziaria globale del 2008. Palm Jumeirah avrebbe dovuto essere il primo di una serie di tre sviluppi offshore di forma simile a Dubai: gli altri sono Palm Jebel Ali e Palm Deira, entrambi più grandi di Palm Jumeirah ma rimasti incompiuti a causa dell’incertezza economica del periodo. È rimasto incompiuto anche The World, un raggruppamento di isole artificiali a forma di mappa del mondo. Oggi Palm Jumeirah è un gioiello tra i grattacieli urbani. Offre una fuga da una città in costante mutamento e la possibilità di connettersi con le acque circostanti del Golfo Arabico.

Jumeirah Beach Hotel Il Jumeirah Beach Hotel, con la sua struttura a forma di onda che completa il vicino Burj Al Arab a forma di vela, è uno degli edifici più antichi di Dubai. In passato, il lungomare dove sono entrambi collocati era conosciuto come Chicago Beach e l’hotel, al momento della sua inaugurazione nel 1997, si chiamava Chicago Beach Hotel, il nome di un precedente albergo nello stesso luogo. È diventato noto come Jumeirah Beach Hotel quando la sua gestione è passata all’albergatore di lusso di Dubai, Jumeirah. Con i suoi 93 metri di altezza, all’epoca era il 9° edificio più alto di Dubai, mentre oggi è più basso del 100° edificio più alto: una lezione del cambiamento economico e sociale che ha ispirato lo skyline in continua evoluzione della megalopoli.

Dubai, la scintillante città degli Emirati Arabi Uniti, nota per la costruzione di nuovi grattacieli brillanti che sembrano spuntare dal suolo perforando il cielo innalzandosi sempre più verso l’alto – in linea con lo spirito della città stessa, sull’orlo di un costante cambiamento e sempre alla ricerca di innovazione, scoperta e progresso – è spesso considerata la metropoli glamour per antonomasia, costruita nel bel mezzo del nulla. Continua a leggere 

Chicago

Foto di Tierney su Adobe Stock

Famosa per la sua vita dinamica, la Windy City è una meta imperdibile per chiunque ami l’architettura, e un saggio di storia delle città moderne dall’art déco ad oggi.  Continua a leggere 

Venezia

Foto di Henrique Ferreira su Unsplash

Venezia si è sviluppata sotto l’influenza di una profonda contaminazione culturale che si è tradotta anche in un linguaggio architettonico unico: a Venezia, le fondazioni in pietra d’Istria degli edifici poggiano su suoli totalmente artificiali, fatti di pali di legno e fanghi, e ogni sviluppo viene pensato in verticale. 
Ma Venezia è anche una città nostalgica. Continua a leggere

Helsinki

Majamaja, le eco-cabine di Littow Architects La municipalità di Helsinki ha bandito un concorso per la riqualificazione di Makasiiniranta, l’ultima area del vecchio porto a essere convertita per uso pubblico e dove sorgerà il nuovo Museo di design e architettura: oltre 83.000 mq di terreno fronte mare, attualmente utilizzati come terminal portuale e parcheggio. Tra le proposte c’è anche Majamaja, una cabina di legno, progetto di Littow Architects, completamente off-grid (23 mq), prefabbricata e trasportabile, arredata in modo minimale e funzionale per essere del tutto autosufficiente e permettere un’immersione totale nella natura a impatto zero. La raccolta delle acque piovane e grigie filtrate da un sistema di depurazione assicura l’autonomia idrica, mentre gli scarichi del bagno a secco sono compostati e riutilizzati come fertilizzante. L’energia elettrica è fornita da pannelli solari e da una cella a combustibile, il riscaldamento infine è a metano. È la prima di una serie che andrà a creare un mini-villaggio. 

Location: Vuorilahdentie 1, Helsinki

Majamaja, le eco-cabine di Littow Architects

Location: Vuorilahdentie 1, Helsinki

Majamaja, le eco-cabine di Littow Architects

Location: Vuorilahdentie 1, Helsinki

Nolla, ristorante a rifiuti (quasi) zero Concetti come “km zero”, economia circolare, orti comunitari, salvaguardia dell’ambiente fanno da sempre parte della cultura finlandese. Non stupisce, dunque, che Albert Franch Sunyer (spagnolo), Carlos Henriques (portoghese) e Luca Balac (nato nella ex Yugoslavia), i tre chef fondatori e proprietari di Nolla (“zero” in finlandese), abbiano scelto Helsinki per il loro progetto. Aperto nel febbraio del 2018, Nolla è il primo ristorante dei Paesi scandinavi e tra i primi al mondo ad avere azzerato la quantità di rifiuti prodotti. Come? Grazie a una biocompostiera (posizionata in bella vista nella sala da pranzo) che “macina” 85 kg di avanzi di cucina al giorno. In modo perfettamente circolare, il compost prodotto con gli scarti è venduto ai fornitori del ristorante stesso, tutti in un raggio di 200 km da Helsinki. 

Location: Fredikinkatu 22, Helsinki

Nolla, ristorante a rifiuti (quasi) zero Nel locale (che è anche bar e microbirrificio) la plastica non è contemplata nemmeno per il packaging degli ingredienti e ogni oggetto è di riciclo: le uniformi del personale, i tovaglioli in PET riciclato e i bicchieri ricavati da vecchie bottiglie di vetro.

Location: Fredikinkatu 22, Helsinki

Nolla, ristorante a rifiuti (quasi) zero

Location: Fredikinkatu 22, Helsinki

Nomen Nescio, brand no-logo, no-gender, sostenibile In un Paese dove le donne hanno conquistato il diritto di voto nel 1906, e dove la premier, Sanna Marin, 34 anni, è la più giovane del mondo a capo di una coalizione di cinque partiti tutti guidati da donne, la parità di genere è un fatto quasi assodato. Va in questa direzione Nomen Nescio (dal latino, “anonimo”), il marchio di abbigliamento finlandese più radicale del momento anche in termini di sostenibilità: no logo, dall’estetica minimale, con collezioni unisex riproposte con poche varianti stagione dopo stagione e in un unico colore, il nero. 

Location: Mikonkatu 1, Helsinki

Nomen Nescio, brand no-logo, no-gender, sostenibile Fondato nel 2012 dalla coppia di fashion designer finlandesi Niina Leskelä e Timo Leskelä, vanta una produzione locale (in Finlandia o nella vicina Estonia) e materiali, selezionati con cura in Europa, rigorosamente organici. 

Location: Mikonkatu 1, Helsinki

Scandic Grand Central Dopo le recenti inaugurazioni del Museo Amos Rex disegnato da JKMM Architects e della Oodi Central Library di ALA Architects, con l’apertura del nuovo albergo Scandic Grand Central, nella sede degli ex uffici delle ferrovie progetto di Eliel Saarinen del 1909 a fianco della stazione centrale (sempre di Saarinen), prosegue l’attenta trasformazione del centro della capitale. Il grande complesso Art Nouveau è stato ampliato da Futudesign e restaurato da Soini & Horto Architects. Gli interni, invece, sono firmati dallo studio Puroplan, che ha spiegato come abbia puntato a “mantenere lo spirito originale dell'edificio trasformandolo in un moderno hotel scandinavo, che non sembra un museo”. 

Location: Vilhonkatu 13, Helsinki

Scandic Grand Central

Location: Vilhonkatu 13, Helsinki

Design Museum Ospitato in un affascinante ex edificio scolastico di fine Ottocento, il Design Museum di Helsinki ha una collezione di oltre 100.000 immagini, 75.000 oggetti e 40.000 disegni. Un’esposizione permanente sulla storia del design finlandese dal 1870 fino a oggi ai affianca alle mostre temporanee. Dopo la mostra dedicata ai 140 anni di storia di Iittala (“Iittala – Kaleidoscope: From Nature to Culture”, curata da Florencia Colombo e Ville Kokkonen), “Intimacy” (8.10.2021-13.3.2022) esplora il fashion design finlandese degli anni 2020 e l’intima relazione tra il corpo e gli abiti che indossiamo, introducendo il processo creativo, dagli schizzi iniziali ai prodotti finiti e analizzando l’impatto della digitalizzazione. 

Location: Korkeavuorenkatu 23, Helsinki

Design Museum

Location: Korkeavuorenkatu 23, Helsinki

Basta: “design ovunque ti porti la vita” Basta (dall’italiano basta) è un nuovo marchio di design che nasce dall’incontro (a Milano) di Marcel Wanders (star del design e fondatore, tra le altre cose, di Moooi), Joel Roos e Stefan Mahlberg (che hanno lavorato entrambi per One Nordic e Hem). Wanders la definisce la “Tesla del design industriale”: pezzi robusti, eleganti, facili da montare in qualsiasi luogo, da traslocare “ovunque ti porti la vita”, con cicli di vita lunghissimi e un occhio alla sostenibilità. Forte sostenitore di un pensiero progettuale più romantico e umanistico, il designer olandese spiega inoltre che il passo successivo sarà trovare partner affidabili per produzioni locali. I primi prodotti in catalogo sono due diversi divani, disegnati da Marcel Wanders e dallo studio di Stoccolma Note Design Studio, un tavolino di legno del giovane finlandese Antrei Hartikainen e un tavolo del designer danese Søren Rose.

Location: Itälahdenkatu 18 C, Helsinki

Basta: “design ovunque ti porti la vita”

Location: Itälahdenkatu 18 C, Helsinki

Helsinki Biennial 2021: The Same Sea Curata da Pirkko Siitari e Taru Tappola e prodotta dal Museo d’arte di Helsinki (HAM), la prima edizione della Biennale ha preso possesso di Vallisaari con le opere di 41 artisti, locali e internazionali, installate all’aperto nell’incontaminata natura dell’isola (dove vivono 1.000 specie di farfalle, 6 di pipistrelli e 400 piante diverse) e negli ex edifici militari. Avamposto strategico per il controllo del Golfo di Finlandia conteso tra Finlandia, Russia ed Estonia, Vallisaari (aperta al pubblico soltanto dal 2016) è accessibile in 10 minuti di battello dalla capitale ed è una tappa irrinunciabile. Il titolo, “The Same Sea”, tratto da un testo del poeta estone Jaan Kaplinski, ci ricorda come gli esseri umani vivano tutti su uno stesso pianeta dove ogni cosa è interconnessa. Tra gli artisti più noti, Pawel Althamer, Alicja Kwade (la cui opera sarà permanente), Katharina Grosse (nella foto), Janet Cardiff e Maaria Wirkkala. L’appuntamento con la prossima edizione sarà nel 2023.

Location: Vallisaari island, Helsinki

Helsinki Biennial 2021: The Same Sea Jaakko Niemelä, Quai 6, 2021. Opera commissionata da HAM/Helsinki Biennial 2021

Location: Vallisaari island, Helsinki

Helsinki Biennial 2021: The Same Sea Alicja Kwade, Pars pro Toto, 2018. Opera commissionata da HAM/Helsinki Biennial 2021 e Kalasatama Environmental Art Project

Location: Vallisaari island, Helsinki

Cover Story, il senso dei finlandesi per il colore Anssi Jokinen e Tommi Saarnio hanno colto un vuoto di mercato nel settore delle vernici per interni. Mancava, secondo loro, un brand che avesse un approccio decorativo di alto livello e che fosse il più semplice possibile per gli utenti finali. Partendo dalla ricca tavolozza di colori che caratterizza le case e i luoghi pubblici finlandesi (dove, nel Dopoguerra, la mancanza di materiali da costruzione ha dato vita a una tradizione di uso del colore per creare forme, stile e atmosfera), nel 2020, hanno fondato il loro marchio, battezzandolo Cover Story. Più simile a uno studio di decorazione d’interni e più vicino a un approccio lifestyle che a un’azienda di vernici, Cover Story punta inoltre su materiali “plastic-free”. Il debutto è stato nel 2021 con un catalogo di 38 colori, tutti ispirati agli interni finlandesi degli anni Venti e Cinquanta, e una “capsule collection” progettata dalla designer finlandese, di base a Parigi, Linda Bergroth.

Location: Bulevardi 17, Helsinki

Cover Story, il senso dei finlandesi per il colore

Location: Bulervadi 17, Helsinki

Cover Story, il senso dei finlandesi per il colore I fondatori di Cover Story Paint Studio 

Location: Bulevardi 17, Helsinki

EMMA Museum + Rut Bryk Tapio Wirkkala Visible Storage L’EMMA Museum (Espoo Museum of Modern Art) vale sempre una visita per più di una ragione. Primo, l’architettura – il museo è ospitato in una ex tipografia, un edificio di cemento brutalista di fine anni Cinquanta immerso in un bosco – con la sua collezione d’arte permanente (la più vasta del Paese). Al primo piano, c’è poi la sezione dedicata alle opere di Rut Bryk e Tapio Wirkkala. Piccolo museo dentro il museo, è concepita come uno sguardo dietro le quinte e come un’immersione nell’archivio della coppia di artisti-icona finlandesi. In ordine cronologico e sugli scaffali sono esposti, a rotazione, alcuni dei 2.000 articoli della collezione, mentre il resto è stoccato in casse di legno e su scaffalature aperte. Ultimo motivo, le mostre temporanee. “Ceramics Facing the New” (fino al 7.8.2022), propone le opere di 12 artisti e due gruppi che hanno lavorato con il kintsugi, la tradizione giapponese di riparare la ceramica rotta con oro o un altro metallo, impreziosendola. In questo caso, kintsugi è anche una metafora della società: una frattura può essere il segnale di qualcosa di nuovo. Come possono essere riuniti i frammenti per creare una struttura duratura?

Location: Emma Espoo Museum, Ahertajantie 5, Espoo

EMMA, Espoo Museum of Modern Art

Location: Emma Espoo Museum, Ahertajantie 5, Espoo

EMMA, Espoo Museum of Modern Art

Location: Emma Espoo Museum, Ahertajantie 5, Espoo

Glasshouse: cinque piani di arte e design sostenibili Inaugurata nel 2020 in un edificio art nouveau della storica via Aleksanterinkatu, dove ha sede anche il palazzo presidenziale, la Glasshouse nasce per iniziativa di Mirkku Kullberg, con l’obiettivo di incoraggiare le persone a pensare (e acquistare) in modo sostenibile. Disposta su cinque piani, è negozio e galleria d’arte e design. Al piano terra, dal marzo 2021, ha uno spazio la galleria Lokal, fondata dalla fotografa Katja Hagelstam, che unisce arte, artigianato e design, tra pezzi unici e piccole produzioni.

Location: Aleksanterinkatu 13, Helsinki

Glasshouse: cinque piani di arte e design sostenibili

Location: Aleksanterinkatu 13, Helsinki

Alvar Aalto, Casa e Studio Due gioielli senza tempo e una tappa irrinunciabile, la casa di famiglia e lo studio di Alvar Aalto, realizzati rispettivamente nel 1936 e nel 1955, si trovano a Munkkiniemi, quartiere residenziale immerso in un bosco. Mantenuti grazie all’attività e alla dedizione dell’omonima Fondazione (che dal 1966 gestisce anche l’Alvar Aalto Museum di Jyväskylä, nella Finlandia centrale) sono un tuffo nell’architettura e nella storia personale di una delle icone dell’architettura del XX secolo.

Location: Riihitie 20 e Tiilimäki 20, Helsinki

Alvar Aalto, Casa e Studio

Location: Riihitie 20 e Tiilimäki 20, Helsinki

Alvar Aalto, Casa e Studio

Location: Riihitie 20 e Tiilimäki 20, Helsinki

Savoy Restaurant, l’eleganza di Aalto rivista da Studioilse Il ristorante disegnato da Alvar e Aino Aalto più di 80 anni fa ha ritrovato lo spirito originale – un ambiente confortevole e a misura d’uomo, funzionale ed elegante, dove dominano i materiali naturali – dopo l’intervento di Ilse Crawford (Studioilse) e Artek del 2019. Partendo dai disegni originali del 1937, lo studio londinese ha restaurato arredi e infissi originali, riportando alla luce le diverse essenze di legno (rovere, olmo, pino e mogano) previste in origine. Unica concessione, la lunga panca a bordo sala con lo schienale imbottito foderato con tessuto a righe bianche e nere: è un omaggio ad Aino Aalto che, in una celebre foto, indossa proprio questo tessuto. Per la terrazza, Artek ha poi creato un’edizione speciale della Chair 611 del 1929.

Location: Eteläesplanadi 1, Helsinki

Savoy Restaurant, l’eleganza di Aalto rivista da Studioilse

Location: Eteläesplanadi 1, Helsinki

The Urban Environment House La nuova sede della Urban Environment Division della città di Helsinki (responsabile della progettazione, costruzione, manutenzione, direzione lavori e servizi ambientali) è stata inaugurata nel 2020 ma, causa pandemia, non è ancora entrata a pieno regime. Riunisce sotto lo stesso tetto, e su una superficie di 40.900 mq, 500 professionisti (e soli 75 posti auto, a conferma della vocazione green). Il progetto è quasi a zero emissioni ed è firmato dallo studio Lahdelma Mahlamäki Architects, che lo definisce “modernismo arcaico”: un misto cioè di referenze alla storia dell’architettura e nuove tecnologie costruttive, dove formalmente laterizio a vista, cemento, legno e rame sono i materiali dominanti. Al progetto degli interni – che alternano spazi di lavoro informali e di nuova concezione – ha collaborato lo studio KVA Architects. Gli spazi del piano terra, complici le volumetrie molto generose, sono aperti anche alla cittadinanza.

Location: Työpajankatu 8, Helsinki

The Urban Environment House

Location: Työpajankatu 8, Helsinki

The Urban Environment House

Location: Työpajankatu 8, Helsinki

Oltre le icone di Alvar Aalto, le nuove gallerie di design e i ristoranti a rifiuti zero, le cabine sulle isole nella natura e la foresta a pochi minuti dal centro: in 15 tappe la capitale finlandese svela la sua anima profondamente ecologista. Continua a leggere

Copenaghen

Foto di Rasmus Hjortshoj

La nostra guida alla città che quest’anno è la prima vera Architecture World Capital: dal Centro Danese per l’Architettura ai 13 padiglioni, passando per la mostra sull’Intelligenza Artificiale e… una corsa. Continua a leggere

Bilbao

1. L’aeroporto Santiago Calatrava ha disegnato la porta di ingresso alla città: l’aeroporto La Paloma (da luglio a ottobre c’è il volo diretto da Milano con EasyJet), che simula un uccello, ha una copertura che vale come una facciata, riconoscibile dall’alto e dalle colline attorno. Calatrava ha anche progettato lo Zubizuri: ponte bianco in basco, inconfondibile per la sua forma e le piastrelle di vetro (scivolose), collega la zona dell’Ensanche con la calle Campo de Volantín, uno dei passeggi preferito della città, che si allunga sulle sponde dell’estuario del Nervión.

Courtesy ©2022 Santiago Calatrava

2. La metropolitana Norman Foster ha firmato la metropolitana, che non collega solo la città, ma l’intera valle, e per muoversi utilizza solo energia verde: gli accessi alle stazioni in acciaio, vetro e cemento armato sono chiamati dagli abitanti fosteritos. La stazione di Sarriko,  coperta da una volta di cristallo, ha vinto il Premio Brunel per il disegno ferroviario nel 1998. Dato che in città vige il limite dei 30 chilometri l’ora, norma adottata per contrastare l’inquinamento, la metro e i bus Euskotran sono la soluzione.

Foto Jean-Pierre Dalbéra

3. Le torri gemelle di Bilbao Arata Isozaki ha progettato con Iñaki Bilbao Aurrekoetxea le due torri gemelle di 23 piani e i cinque edifici, destinate a uffici, dell’Isozaki Atea. Mattoni, vetro, acciaio e pietra naturale ridisegnano l’area di Uribitarte, che un tempo era il magazzino doganale della città. Una scalinata monumentale conduce all’accesso del ponte di Calatrava.

Courtesy Zarateman

4. Il grattacielo più alto È di César Pelli la Torre Iberdrola, che ha appena festeggiato 10 anni: alta 165 metri, è il grattacielo più alto dei Paesi Baschi (l’accesso è consentito al pubblico quando vengono organizzate delle mostre) ed è il simbolo del processo di riqualificazione di Abandoibarra, ex quartiere industriale, di fatto interdetto a lungo all’uso cittadino. 

Courtesy Zarateman

5. La biblioteca Rafel Moneo è l’architetto della biblioteca dell’Università di Deusto, in vetro, su 10 piani, di cui 5 interrati, con quasi un milione di volumi (e la più importante della regione): di sera, le piastrelle in vetro che ricoprono l’involucro riflettono il verde in cui è inserito. Vicino c’è il Paraninfo de la Universidad del Pais Vasco disegnato a forma di L da Álvaro Siza.

Foto © Duccio Malagamba. Courtesy Rafael Moneo

6. La piscina trasparente di Starck L’Alhóndiga, il magazzino del vino Art Nouveau creato su disegno di Ricardo Bastida e poi dichiarato bene culturale dal governo basco nel 1999, ha cambiato nome, aspetto e destinazione d’uso grazie a Philippe Starck. Oggi si chiama Azkuna Zentroa, si appoggia a 43 colonne che sono pezzi d’arte, è un centro per attività culturali (qui il programma degli eventi https://www.azkunazentroa.eus/en/activities/) e sportive: all’ultimo piano c’è la piscina con fondo trasparente, che lascia intravedere i nuotatori dal basso (si entra con un abbonamento per la giornata: 7,05€ per la piscina, 10,60€ per piscina+palestra).

Foto Tomas Fano

7. L’arena La nuova architettura ha cambiato lo skyline della città anche in funzione dello sport. La Bilbao Arena, progetto di Javier Pérez Uribarri e Nicolás Esponisa, partner di IDOM, si appoggia sulla collina di Miribilla, integrandosi al paesaggio grazie alla copertura di piastrelle verdi che richiamano la chioma di un albero. Al piano superiore la zona che ospita le partire della Bizkaia Bilbao Basket, a quello inferiore uffici e piscina e palestra aperte al quartiere.

Courtesy Xabi1980

8. Lo stadio dell’Athletic Anche lo stadio San Mamés di César Azcárate, nel quartiere Ensanche, fa parte dei segni rivoluzionari della nuova Bilbao. Costruito per sostituire la struttura precedente, che non rispondeva ai requisiti imposti dall’Uefa, ha una facciata dalla doppia vita: i pannelli plastici in EFTE sono bianchi alla luce del sole, ma diventano rossi grazie ai 42 mila Led che si accendono di sera (insomma: i colori ufficiali dell’Athletic Bilbao).

Foto Marco Almbauer

9. Il museo del cosiddetto Bilbao effect Più che un museo, il Guggenheim di Frank Gehry è una scultura: le sue 33mila scaglie di titanio che cambiano colore secondo le ore del giorno sono diventate il simbolo della città. Costato 100 milioni di dollari e quattro anni per costruirlo - dall’ottobre del 1993 all’ottobre del 1997 – il centro dell’arte contemporanea occupa un’area di 24mila metri quadrati: di questi, 11mila metri sono superficie espositiva. All’esterno, oltre al Puppy di Jeff Koons, ci sono i Tulips, sempre di Koons, e Maman di Louise Bourgeois. 

Foto Álvaro Ibáñez

Bilbao è bella e ci si vive bene. L’ultimo a dirlo è fDi Intelligence, magazine che parla di investimenti con voce autorevole: tra le città di media grandezza – dai 200 ai 500 mila abitanti – il capoluogo basco attrae talenti e favorisce gli affari. Bilbao piace perché stata ridisegnata dagli architetti, perché persegue la sostenibilità, perché offre una qualità della vita superiore a Madrid e Barcellona. Continua a leggere

Lisbona

Foto di Liam McKay su Unsplash

Da capitale europea posta più a Occidente, sospesa tra il continente e l’Oceano Atlantico, Lisbona offre un palinsesto architettonico ricco e variegato, con un fitto tessuto storico, numerosi progetti di riqualificazione e ricco di nuovi landmark internazionali. La cartolina più caratteristica della città è sicuramente quella dei suoi numerosi vicoli attraversati dal tipico tram giallo, ma vi proponiamo qui – attraverso alcuni progetti pubblicati su domusweb – un percorso non convenzionale della capitale portoghese, partendo dal litorale occidentale del fiume Tiago, fino al cuore pulsante della capitale. Continua a leggere

Londra

Foto di Alev Takil su Unsplash

A detta dei locals, lo skyline di Londra sarebbe talmente mutevole che, a vederlo a distanza di un decennio, apparirebbe del tutto irriconoscibile. Attraversando la città, in effetti, è impossibile non rimanere colpiti dal suo susseguirsi di edifici che crescono verso il cielo, facciate che si rinnovano e strade che si aprono su nuove piazze. Continua a leggere

Immagine di apertura: Bilbao, foto di Saiko3p su Adobe Stock