C’è una Venezia in Colombia: viaggio nel suo mondo acquatico

Fondata nel 1847, Nueva Venecia è il più grande sistema lagunare urbano della Colombia. Non ha strade, custodisce tradizioni antiche e vive molte sfide: la violenza locale, l’urbanizzazione e la crisi climatica soprattutto.

Da Google Maps appare come un’isola nel cuore di una vasta laguna. Eppure non si tratta di un’isola: della terra infatti non c’è traccia. Nueva Venecia, che ad oggi conta una popolazione di 3.000 persone, è costituita da un insieme di 400 case che, unite, sembrano “galleggiare” sull’acqua (in realtà, le abitazioni sono sostenute da robusti pali di legno che affondano nella bassa laguna).

Nueva Venecia, fondata nel 1847, sorge nella Ciénaga Grande, parte della Valle dei Cento Fiumi, il più vasto complesso lagunare della Colombia. Le sue acque, provenienti dal Mar dei Caraibi, dal possente Rio Magdalena e dai fiumi che scendono cristallini dalla catena montuosa della Sierra Nevada di Santa Marta, alimentano oltre 1,300 chilometri quadrati di territorio. La Ciénaga, a sua volta, sostiene 50 mila metri quadrati di paludi costiere e foreste di mangrovie, che ospitano scimmie, lamantini, tigri, nutrie, volpi, pipistrelli, boa, iguane e 190 specie di uccelli. Nella laguna vivono poi 150 specie di pesci, 100 specie di creature marine e migliaia di esseri umani.

A Nueva Venecia non esistono indirizzi, perché non ci sono strade. Anche allontanarsi di pochi metri da casa è impensabile: ad ogni passo c’è il rischio di finire nella laguna che circonda gli edifici.
Nueva Venecia. Foto Kurt Hollander

Le comunità indigene hanno prosperato sulle rive della ciénaga per migliaia di anni e durante la conquista e la colonizzazione spagnola hanno ottenuto il diritto di pesca. Tuttavia, con l’instaurarsi di grandi allevamenti e terreni agricoli industriali, sono state costrette ad abbandonare le loro terre e a cercare rifugio nelle acque che gli garantivano il sostentamento. Così, un primo piccolo gruppo di capanne acquatiche, costruite dai pescatori locali per passare la notte durante le battute di pesca nel cuore della laguna, ha preso piede, si è moltiplicato e si è trasformato in una città. Da allora, per oltre 150 anni, generazione dopo generazione, le famiglie di Nueva Venecia sono nate, cresciute e hanno trascorso tutta la vita circondate dall’acqua.

Una comunità davvero speciale

In una comunità così unita, che affonda le proprie radici nei legami familiari delle popolazioni indigene ed è immersa in un ambiente unico e isolato, le persone riescono ancora a conservare le tradizioni culturali più antiche. Solo pochi abitanti lasciano la città per vivere sulla terraferma, e molti di loro finiscono per tornare, incapaci di adattarsi alla vita lontano dall’acqua.

Nueva Venecia. Foto Kurt Hollander

A Nueva Venecia non esistono indirizzi, perché non ci sono strade. Anche allontanarsi di pochi metri da casa è impensabile: ad ogni passo c’è il rischio di finire nella laguna che circonda gli edifici. Non ci sono parchi o aree verdi, tranne che per le mangrovie che, come gli abitanti, sopravvivono sulla terra sommersa. L’unica “terraferma” in città dove la gente può riunirsi è il piccolo patio di cemento davanti alla chiesa cattolica. Lì accanto sorge un nuovo campo da calcio coperto, con erba sintetica e luci (alimentate dal generatore della stazione di polizia).

Solo pochi abitanti lasciano la città per vivere sulla terraferma, e molti di loro finiscono per tornare, incapaci di adattarsi alla vita lontano dall’acqua.

Senza strade, piazze o parchi, le persone di rado camminano. Per spostarsi, usano piccole canoe di legno o barche a motore. Eccetto per le famiglie più povere, che costruiscono i propri dispositivi di galleggiamento riciclando metallo, bidoni di plastica o altri materiali di scarto, la maggior parte degli abitanti possiede almeno una canoa. Invece di remare, spingono le barche con lunghi pali di legno: un metodo simile a quello dei gondolieri veneziani, da cui la città prende il nome. La tradizionale canoa, fatta con il legno delle mangrovie e usata per secoli dai locali, sta cedendo via via il posto alle canoe in vetroresina, più costose ma più durevoli nel tempo. Il laboratorio che le produce si trova fuori città, perché i vapori delle resine e dei prodotti chimici impiegati sono tossici. 

Nueva Venecia. Foto Kurt Hollander

In città c’è solo una clinica medica, con un’infermiera sempre a disposizione e un medico che viene due volte alla settimana per visitare i malati. In caso di emergenza, gli infermi vengono trasportati nella città più vicina con un’ambulanza-motoscafo. Data l’assenza di cimiteri, i defunti devono essere portati sulla terraferma per la sepoltura. Lunghe processioni funebri, accompagnate da musica e canti, seguono la bara fino al cimitero dall’altra parte della laguna.

Le minacce: invasioni, autostrade, foreste in via di estinzione

Nel novembre 2000, Nueva Venecia è stata attaccata da sei lanchas con a bordo 70 paramilitari in uniforme colombiana. Poco fuori città, hanno giustiziato 15 pescatori con coltelli e baionette per evitare di allarmare la popolazione con il rumore degli spari. Poi hanno radunato tutti nel patio della chiesa e hanno giustiziato altri 15 uomini. Decine di altre persone sono state uccise nelle loro case o mentre cercavano di fuggire. Dopo il massacro, la città è stata abbandonata. Ma due anni più tardi, trovandosi in grave difficoltà nell’adattarsi alla vita sulla terraferma e nel guadagnarsi da vivere con attività che non fossero la pesca, la maggior parte delle persone è tornata. E per prevenire un altro massacro hanno costruito una stazione di polizia, presidiata da sei agenti.

In Colombia, la violenza e gli sfollamenti forzati spesso derivano da invasioni e occupazioni illegali di terreni. Potremmo quindi pensare che Nueva Venecia, non avendo “terreni”, sia rimasta immune a questi massacri. Ma non è stato così.

Nueva Venecia. Foto Kurt Hollander

Tuttavia, la violenza non rappresenta né l’unica né la principale minaccia per questo luogo. Nel 1956 è stata costruita El Troncal, una strada costiera a due corsie che si estende per chilometri lungo la ciénaga, collegando le città di Santa Marta e Barranquilla. Questa strada ha unito le piccole isole tra la ciénaga e il Mar dei Caraibi, costringendo i campesinos e le comunità indigene a lasciare le loro terre e trasformando le isole tropicali in villaggi polverosi e cementati.

El Troncal ha separato la Ciénaga Grande dal Mar dei Caraibi, che ne garantiva la salinità, compromettendo il suo equilibrio delicato e causando la morte di 300 mila metri quadrati di mangrovie: uno dei più gravi disastri ambientali ed economici della Colombia che ha danneggiato le comunità di pescatori locali, tra cui Nueva Venecia.

Nueva Venecia. Foto Kurt Hollander

In seguito, parte della mangrovia è stata ripristinata grazie a piccoli canali sotto l’autostrada che favoriscono il flusso tra oceano e laguna (nonostante le istruzioni della spazzatura) e attraverso un’ampia apertura tra le mangrovie che permette al Rio Magdalena di raggiungere la laguna. Tuttavia, le mangrovie non hanno mai completamente recuperato la loro biodiversità e rimangono vulnerabili.

La Ciénaga Grande ha patito a lungo le minacce dell’azione dell’uomo. Invasori, allevatori e coltivatori industriali di palme, riso e banane disboscano costantemente vaste aree della foresta di mangrovie, deviano fiumi per interesse personale (influenzando i livelli di acqua e sale nella laguna) e scaricano grandi quantità di rifiuti umani e artificiali nelle acque, tra cui fertilizzanti e pesticidi tossici. Queste stesse persone ordinano poi ai paramilitari di intimidire o giustiziare gli abitanti locali quando si lamentano dei disastri ambientali.

Nueva Venecia. Foto Kurt Hollander

Nueva Venecia e il riscaldamento globale

Oltre all’impatto dei proprietari terrieri locali e delle organizzazioni criminali, il riscaldamento globale rappresenta una minaccia concreta per le foreste di mangrovie, la ciénaga e Nueva Venecia. I cambiamenti climatici influenzeranno sempre più le temperature, i livelli del mare e le precipitazioni, mettendo a rischio l’equilibrio precario di questi luoghi. Le variazioni nella salinità degli ultimi decenni hanno già causato la morte di numerosi pesci. L’aumento delle temperature potrebbe portare a siccità e all’asciugamento della ciénaga, ponendo del tutto fine alla vita, sia animale che umana.

Nonostante gli effetti disastrosi di El Troncal sulla regione, sono in corso progetti per espanderla in un’autostrada a quattro corsie. L’utilità dell’ampliamento è dubbia: difficilmente risolverà gli ingorghi tra Baranquilla e Santa Marta. E l’aggiunta di grandi quantità di asfalto e il maggiore flusso di traffico aumenteranno l’inquinamento, i rifiuti e il rumore nella ciénaga, oltre ad alzare le temperature nell’area. Smantellare la vecchia autostrada e costruirne una sopraelevata consentirebbe al mare e alla laguna di nutrirsi reciprocamente in modo naturale, garantendo la sopravvivenza delle foreste di mangrovie. Ma il governo non è disposto a fare gli investimenti necessari, nonostante i danni ambientali sempre più gravi.

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