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I villaggi turistici come trionfo del tempo libero

Il tempo libero è un “privilegio esclusivo dell’Occidente”, scrive il critico francese Pierre Restany nel 1980 su Domus. È il tempo che sottraiamo al lavoro, al dovere e alle fatiche quotidiane, di qualsiasi natura siano. 

Nel vasto campo di esperienze che si possono condurre nel tempo libero, rientrano in particolare le tentazioni vacanziere, legate ai gusti e alle esigenze personali di chi lo vive: c’è chi preferisce viaggiare in continenti esotici, chi invece predilige la vacanza rilassante a pochi chilometri da casa, chi va in montagna, chi al mare e chi in campagna. 

Dopo la Seconda Guerra Mondiale con il boom economico in Europa e in America nasce una nuova idea di turismo di massa, non più elitario, ma alla portata di tutti. Il mercato immobiliare ed edilizio risponde alle esigenze di questa nascente società, che distingue il tempo del labour da quello libero, e gli imprenditori iniziano ad investire in grandi operazioni che si diffondono a macchia d’olio nel territorio. Nascono così nuovi modelli di turismo che in architettura si traducono nella progettazione di villaggi turistici realizzati prima di tutto sulle coste e nelle aree di montagna. 

Nell’Europa Meridionale, in particolare, area in cui le tradizioni turistiche marine e di montagna sono più marcate, vengono realizzati interventi a larga scala di villaggi con servizi integrati che funzionano come città autosufficienti e che mettono in crisi il mercato alberghiero, indebolito dalla loro diffusione. Il successo di tale tipologia è strettamente legato al diffondersi della prefabbricazione, procedimento costruttivo che permette di realizzare singole unità abitative in poco tempo e a basso costo. L’architettura va verso un concetto di “serialità” legato ai principi dell’industria moderna che nei villaggi turistici si traduce nella progettazione di prototipi che possono essere infinitamente riprodotti nello spazio generando giganti complessi vacanzieri.

Giulio Minoletti, Capanna Minolina, 1960-1962. Courtesy Mendrisio, Archivio del Moderno, Fondo Giulio Minoletti.
Giulio Minoletti, Capanna Minolina, 1960-1962. Courtesy Mendrisio, Archivio del Moderno, Fondo Giulio Minoletti.

Un esempio è la Capanna Minolina, progettata da Giulio Minoletti tra il 1960 e il 1962 e prodotta dalla Holiday, all’Alpe Devero in provincia di Verbania. La capanna, di soli sedici metri quadrati, è un prototipo riproducibile in qualsiasi contesto, tanto che oggi è possibile alloggiare in una di queste strutture presso il residence La Francesca, nel Cilento. Questi villaggi hanno un’impostazione simile e si compongono così: unità abitative di varie dimensioni, atte ad ospitare famiglie composte da adulti e bambini, e aree e servizi comuni come ristorante, negozi, centri sportivi. Alcuni hanno anche il teatro. Alloggiare in un villaggio significa sposare uno stile di vita in cui il tempo libero viene associato ad una nuova forma di aggregazione sociale; i clienti dei villaggi vivono la vacanza a contatto con la natura e con gli altri abitanti di queste micro-città. 

Guy Rottier, Cabanons pour enfants e Cabanon des vacances, 1958-61. Courtesy  Archives Nice Côte-d’Azur – Ville de Nice, fonds Guy Rottier.
Guy Rottier, Cabanons pour enfants e Cabanon des vacances, 1958-61. Courtesy Archives Nice Côte-d’Azur – Ville de Nice, fonds Guy Rottier.

Mentre in Francia Guy Rottier, con il grande industriale del legno Charles Barberis, progetta case prefabbricate trasportabili per costruire villaggi sulla Costa Azzurra (1958-61), in Italia Fabrizio Carola realizza il Touring Club francese di Taormina, un complesso vacanziero formato da 263 elementi microcellulari prefabbricati (1968). Una visione al limite del dispotico della vita legata alla dimensione del relax promossa dagli imprenditori stessi che vogliono coinvolgere le masse urbane. 

Alcuni progetti sono veri e propri interventi di appropriazione di intere isole, come il caso dell’Isola di Dino, in provincia di Cosenza, acquistata nel 1962 da Gianni Agnelli. Il complesso viene realizzato da Giancarlo Simonetti, di cui si sa poco, se non che al tempo faceva parte dello studio svizzero Frei, Hunziker & Associés di Collonge-Bellerive; l’architetto si occupa della progettazione di un pontile di attracco, di una serie di cottages disposti nella parte alta, volti ad ospitare gli ospiti, e dei tucul che ospitano il ristorante e altri servizi commerciali nella parte bassa, all’altezza della Grotta del Leone. L’isola viene completamente abbandonata negli anni Novanta come molti di questi progetti di lusso, contenitori degli enormi flussi estivi destinati a diventare simulacri architettonici dei sogni di una società che viveva nell’illusione. 

Cartolina d’epoca dell'Isola di Dino, Praia a Mare (CS), 1961-62.
Cartolina d’epoca dell’Isola di Dino, Praia a Mare (CS), 1961-62. Progetto dell’architetto Giancarlo Simonetti su commissione di Gianni Agnelli.

Nell’arco di mezzo secolo questo modello di turismo, che incarna l’idea di un “finto” riposo vacanziero, ha avuto il sopravvento, e portato alla costruzione di un lungo numero di villaggi presenti in Europa (in particolare in Francia e in Italia) e negli Stati Uniti D’America. Di qui una costante ricerca da parte degli imprenditori di architetti che meglio sapessero interpretare le esigenze del mercato, mediante la progettazione di villaggi dalle forme più stravaganti, a costo di risultare alienanti e lontane da qualsiasi principio architettonico e paesaggistico. Le innumerevoli criticità di questi complessi hanno portato alla crisi del modello turistico stesso, e a una successiva rivisitazione del tema in nuove forme simili a quelle del turismo alberghiero, come i resort, luoghi di soggiorno in cui sono presenti servizi commerciali, di ristorazione, spa, aree divertimento e così via.

Cala Corvino Resort, Monopoli (BA). Immagini di archivio tratte da: Brochure Binishells spA, maggio 1967. Courtesy Dante Bini.

Immagine nostalgica di un mondo che non ci appartiene più, molti di questi villaggi restano sulle coste italiane come relitti, ad evocare anni di mal interpretazione delle esigenze della civiltà, del benessere economico e sociale, di errori urbanistici e progettuali, poiché spesso a queste grandi strutture vacanziere mancava del tutto l’osmosi con il paesaggio circostante. Oggi, con il mito del benessere di quegli anni che si è ridotto, per l’appunto, a un mito, a una nostalgia, possiamo ancora rivivere quella finta sensazione alloggiando nelle strutture ancora funzionanti, o visitare quelle abbandonate sparse nel territorio, diventato costellazione di trionfali fallimenti.

Immagine di apertura: Cartolina d’epoca dell’Isola di Dino, Praia a Mare (CS), 1961-62. Progetto dell’architetto Giancarlo Simonetti su commissione di Gianni Agnelli. 

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