Riportare al centro il clima

In attesa che il 7 dicembre 2009 si apra a Copenhagen il Forum sui cambiamenti climatici, Richard Plunz ci ricorda perché, oggi più che mai, il clima deve tornare a essere al centro di ogni ragionamento sulla città contemporanea.

Un luogo comune, oggi molto diffuso, è l'incombere di una nuova era di urbanizzazione globale, alla quale contribuiscono, in modo particolare, le megalopoli dei "paesi emergenti": come, per esempio, le oltre cento città della Cina che, negli ultimi dieci anni, hanno superato il milione di abitanti. Allo stesso tempo, se ne evidenzia, spesso, le pesanti ricadute sulle risorse globali: soprattutto, alla luce delle lacune dei modelli urbani dominanti legati, da tempo, a una visione obsoleta della città moderna.

Stiamo parlando, in primo luogo, dell'associazione tra risorse fondamentali (acqua, energia, materie prime) e stili di vita. Il processo di ricentramento urbano (re-centering) sta avvenendo, infatti, in molti luoghi e in modi diversi, ma prevalentemente secondo forme ad hoc. La pressione legata alla crescita non si limita alle nuove città, ma riguarda anche i centri più vecchi. Come, del resto, deve ancora prendere atto un dialogo tra soggetti 'sviluppati' e "in via di sviluppo". Dato che il Pianeta sta affrontando un processo di re-centering, le città più vecchie devono essere poste di nuovo al centro della discussione come esempi positivi per il futuro. Tuttavia, le megalopoli del passato offrono modelli insufficienti a fronte delle nuove sfide urbane: soprattutto, in tema di ecologia e questioni di vitale importanza, come il riscaldamento globale.

In tema di urbanizzazione e riscaldamento, la valutazione degli esperti solleva oggi ancora più domande di quanto non ha fatto solo quattordici mesi fa, quando, nel febbraio 2008, Roma ha ospitato il convegno "Urban Climate Change at the Crossroads". Da allora, si è diffusa l'illusione che l'urbanizzazione e il riscaldamento possano essere rallentati dalla recente crisi economica globale. È molto probabile che non sia affatto così: un anno dopo il forum di Roma, Lord Nicholas Stern (il suo rapporto del 2006 è stato allora citato da molti di noi) ha avvertito che la situazione era già più grave di quanto si fosse pensato in precedenza e che gli effetti del riscaldamento si stanno facendo sentire con largo anticipo. Da allora, Stern ha apportato ulteriori modifiche al suo rapporto, in previsione del forum sui cambiamenti climatici che si terrà a Copenhagen nel dicembre 2009. Come accade per il riscaldamento, non vi è alcun indizio che il processo di urbanizzazione stia rallentando: l'aumento dell'insicurezza globale, anzi, potrebbe farlo accelerare. Il reinsediamento di quanti sfuggono alle catastrofi climatiche, per esempio, potrebbe contribuire a ricentrare ulteriormente le città del Pianeta. Inoltre, cambiamenti climatici e PIL sono in rapporto diretto, perciò il cosiddetto mondo 'sviluppato' non ne sarà esente: negli Stati Uniti, alla luce dell'erosione dei vantaggi economici e psicologici della vita suburbana, sta già sorgendo una nuova ondata di urbanizzazione. Aggiungiamoci l'equazione climatica, già dimostrata dal reinsediamento dei profughi di New Orleans in altre città, e cominceremo a percepire la complessità del nostro comune futuro urbano. E se, nell'ambito delle società 'avanzate', un ritorno della gente verso la città potrebbe anche essere un buon motivo per festeggiare, rimane aperta una questione cruciale, una componente importante del re-centering: sapere a che tipo di città si sta facendo ritorno.

Le infrastrutture dei centri più vecchi sono, infatti, sotto standard e impossibili da migliorare se si segue un pensiero normativo – una quantità adeguata d'acqua e di energia, o strutture sanitarie adeguate, oppure un adeguato sistema di trattamento delle acque, e così via. Tutti questi requisiti di base chiedono di ripensare i concetti di scala, efficienza e sostenibilità. L'approccio infrastrutturale su grandissima scala, tipico dell'era industriale, non è più funzionale ed è necessario che l'innovazione di impianti e servizi comprenda anche la micro scala. Le vecchie città dell'era industriale devono reinventare le loro economie: un processo direttamente legato alla riprogettazione delle loro infrastrutture sulla base di nuovi criteri di sostenibilità. Negli Stati Uniti, il ciclo di dispersione urbana che ha caratterizzato il XX secolo è finito. Stiamo entrando in una nuova era di consolidamento per la quale la semplice densificazione rappresenta soltanto un dato iniziale, che deve essere associato con qualità spaziali e sociali e comprendere il tema dell'equità. Il re-centering riguarda anche il piano sociologico e culturale, nonché una dimensione psicologica tanto fondamentale quanto la sicurezza sui diversi livelli: nella nuova epoca di competizione diretta tra città, questi campi di ragionamento saranno sempre più importanti. La scienza del clima è una scienza sociale: clima e giustizia ambientale, ad esempio, sono direttamente legati allo sviluppo del capitale sociale. Le città che attraggono capitale sociale avranno maggiori probabilità di successo nello sviluppo di imprese innovative e di una base economica diffusa, particolarmente in economie urbane basate sul sapere. E avranno successo nel realizzare strategie di adattamento al riscaldamento globale.

La competizione urbana, nei suoi elementi di distinzione, comincia qui. Se il futuro è fatto di urbanizzazione incessante e riscaldamento globale, la concorrenza tra città e climi diventerà una miscela fondamentale nel re-centering del XXI secolo.

Richard Plunz


Richard Plunz dirige l'Urban Design Lab dell'Earth Institute e l'Urban Design Program della Graduate School of Architecture, Planning, and Preservation della Columbia University di New York. Insieme a Patricia Culligan, ha scritto Eco-Gowanus: Urban Remediation by Design (2007).

Biologa e ambientalista, Maria Paola Sutto lavora a New York come giornalista. Si occupa di ricerca e divulgazione sui temi legati alle nuove frontiere della scienza e alla rivoluzione digitale. Richard Plunz e Maria Paola Sutto fanno parte dell'Urban Design Lab dell'Earth Institute della Columbia University di New York. Gli atti del convegno "Urban Climate Change at the Crossroads", che si è tenuto a Roma nel 2008, sono stati da loro raccolti nel saggio Urban Climate Change Crossroads.
So the future is already present in the here and now. Both contain the positive old age of ideas and persons.
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Se nel prossimo secolo le città somiglieranno a quelle di oggi, se saranno soltanto più grandi, avremo perduto la più grande sfida ecologica dei nostri tempi.
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The news media at the local level serve as the connecting tissue that enables communities to identify, coordinate, plan and respond to challenges.
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The United States has 5 per cent of the world’s population, but contributes 21 per cent of the world’s carbon emissions.
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